Acabnews Bologna

“Do the right thing: occupy!”

Laboratorio On the Move: “occupando le scuole, stiamo imparando come lottare contro la riforma della scuola, preparando il terreno per lottare contro ogni forma di precarietà, sfruttamento del lavoro e impoverimento del sapere”.

05 Dicembre 2012 - 20:53

Studiando e occupando si impara. Non certo lo studio in quanto tale, sia   chiaro: abbiamo imparato molto presto che ormai da molti anni hanno fatto  retrocedere tutto il mondo della formazione (la scuola in particolare) da una presunta serie A in seconda categoria. Non accontentandoci, ci siamo accorti che non solo esistono scuole di seria A e serie B ma che il divario tra queste due è aumentato notevolmente.

Poi, certo, ci sarebbero le fondazioni, come quella delle Aldini Valeriani,che sembrano non essere scuole, o forse lo sono, non è dato saperlo. Quello che sappiamo è che lì si impara a lavorare lavorando, si indossa subito la tuta da operaio, e non si rimanda al futuro la scelta sul “cosa voler fare da grande”.

Il futuro sembra così già scritto, la fretta di entrare nel mondo del lavoro aumenta e, ora che il lavoro non c’è, i nostri genitori sono o rischiano di essere disoccupati e, a causa della crisi, ci chiedono di portare il più presto possibile i soldi a casa. Questo vale per tutti, anche per chi di noi frequenta licei o istituti tecnici, siano essi il Rosa Luxemburg piuttosto che il Laura Bassi o il Minghetti.

Appartenere a istituti diversi allora non conta, perché in realtà apparteniamo alla stessa classe. Ed in questa classe ci sono condizioni che ci accomunano ed altre che ci differenziano. Nel laboratorio On The Move impariamo ogni giorno questo. Ad esempio impariamo che alcuni di noi, figli di migranti, a 18 anni sono costretti ad andare a lavorare se vogliono restare in Italia, perché secondo la legge Bossi-Fini se non lavori non puoi avere il permesso per vivere in questo Paese. Impariamo che chi è figlio di operai e precari ha sempre più difficoltà a continuare gli studi. Impariamo, infine, che il mondo della formazione attuale vuole prepararci per un futuro fatto di sfruttamento e precarietà.

La condizione di precarietà colpisce fortemente anche i nostri insegnanti. Gli stessi insegnanti che poco stanno facendo, però, per contrastare l’ennesima riforma dell’istruzione. Forse questa volta sono loro a dover imparare da noi, per il momento si meritano un voto insufficiente, perché lo sciopero bianco dimostra che “si impegnano poco e non riescono” a contrastare la legge Aprea, una legge che taglia del 20% i fondi ai nostri istituti già disastrati e che in pratica costringe gli Istituti a trasformarsi in Fondazioni per trovare il proprio sostentamento. Una legge che trasforma i Consigli d’Istituto in Consigli d’Amministrazione, composti per il 50 % da “esterni”, ovvero da privati che dovrebbero finanziare le Fondazioni e che potranno persino decidere della pianificazione del Piano d’Offerta Formativa (POF) che una volta spettava al Collegio dei Docenti. Questa legge, in sintesi, oltre a cancellare la famosa libertà d’insegnamento, e l’autonomia del sapere, dichiara, quindi, che saranno i privati a decidere come organizzare le scuole schiacciando la formazione solo sugli interessi delle imprese. Ci insegneranno, in pratica, a farci accettare qualsiasi condizione di lavoro con paghe sempre più basse. Ma sappiamo, ancora una volta, che questa riforma, proprio come la crisi, non colpirà tutti allo stesso modo: ci saranno Istituti capaci di trovare i fondi e altri no, così come ci saranno studenti benestanti che andranno negli istituti migliori e altri no.

Noi abbiamo imparato tutto questo e, occupando le scuole, stiamo imparando come lottare contro la riforma della scuola, preparando il terreno per lottare contro ogni forma di precarietà, sfruttamento del lavoro e impoverimento del sapere.

Perché non si può fermare chi, come noi, è sempre in movimento!

Laboratorio On the Move