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“Bolognese fermato al confine tra Rojava e Iraq”

Sarebbe stato rilasciato ieri dopo tre giorni nelle mani dei militari curdo-irachieni, alleati della Turchia. Con lui trattenuti altri otto internazionalisti attivi nella lotta contro lo Stato islamico.

12 Maggio 2017 - 10:05

“Apprendiamo che un compagno bolognese, assieme ad altri internazionalisti, è stato fermato dalle forze curdo irachene del KDP lungo il confine siriano-iracheno”. Lo hanno scritto ieri su Facebook i centri sociali Tpo e Labas e l’associazione Ya Basta. L’elenco completo dei trattenuti, con tanto di nomi di battaglia, lo fornisce l’agenzia di stampa curda Firat, specificando che facevano parte delle brigate internazionali  delle Unità di protezione popolari (Ypg): Callum Ross (Rizgar Çiya), Ozgan Ozdil (Dêrsim Agir), Anthonî Degatto (Rustem Fist), Justin Schnepp (Şervan Agir), Mirko Bruna (Mirko Cûdî), Paola Andolina (Azadî Raperîn), Damien Rodriguez (Şêrzad Azad), Fernando Sanches Grassa (Çiya Azadî). E’ necessario ricordare che i curdi iracheni sono alleati di Ankara, che invece considera terroriste le formazioni della stessa entia attive nel nord della Siria e nel sud della Turchia stessa. Secondo quanto riferito ieri sera da Davide Grasso, torinese che è stato per alcuni mesi in Rojava, gli italiani sarebbero stati rilasciati dopo tre giorni nelle mani del Kdp.

“Sempre a fianco della resistenza curda e della lotta contro i jihadisti dell’Isis – scrivono ancora gli attivisti bolognesi – Heval Mirko Cûdî (‘Heval’ vuol dire compagno, ndr), ha deciso di mettere in trincea, letteralmente, il proprio corpo. Consapevole e determinato, sin dall’inizio ha creduto nel cambiamento reale e possibile di un progetto volto alla riaffermazione di principi un pò troppo spesso dimenticati. Il confederalismo democratico e la lotta ad ogni tipo di potere fascista e machista cadenzano i battiti del cuore che alimentano la sua voglia di lottare. Fermato mentre usciva dal territorio del Rojava (nord della Siria), rientrava in Iraq per poter tornare in Italia quando è stato trattenuto dalle forze curdo-irachene”.

“Denunciamo a gran voce – si legge infine – il comportamento ignobile delle forze militari del KDP che fermano coloro i quali combattono con la propria vita l’Isis e tutto ciò che rappresenta. Non si può essere liberi da soli, ma possiamo essere liberi solo tutti assieme! Siamo tutte e tutti con te, Heval Mirko”.