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Bologna la Dotta? Ora è anche la Torrida: “Ecco perchè fermare il Passante”

Aria Pesa segnala l’aumento di temperatura che sta interessando la città riportato nel rapporto del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, a fronte del quale l’allargamento di tangenziale e autostrada rappresenta “la contraddizione per eccellenza”. Intanto, la Giunta comunale ha approvato la delibera urbanistica: ora tocca al Consiglio. E sabato “spentolata” di protesta a San Donnino.

13 Dicembre 2021 - 14:52

“Bologna, la Dotta, la Grassa, la Rossa, la Turrita… oggi decisamente anche la Torrida. Detto in pieno dicembre suona strano, ma è così”. Inizia così un testo diffuso da Aria Pesa, che spiega: “Un recente rapporto del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) ‒ Focal Point italiano dell’Intergovernmental Panel on climate change (Ipcc), cioè il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici ‒ ha esposto le attuali conoscenze scientifiche sui principali rischi derivanti dai cambiamenti climatici sul nostro territorio, con un approfondimento dedicato a sei città: Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino, Venezia. L’Italia e in particolare i suoi centri urbani sono considerati veri e propri ‘hot-spot’ per i cambiamenti climatici, vale a dire aree più vulnerabili e maggiormente esposte agli stessi. Per quanto riguarda Bologna, nel 2018 è stato riscontrato un aumento della temperatura pari a +1,66°C rispetto al periodo 1971-2000, con 28 ‘notti calde’ in più, giorni cioè in cui la temperatura minima è risultata superiore ai 20°C. E i diversi modelli climatici concordano che nei prossimi decenni la colonnina di mercurio salirà ancora, raggiungendo comunque i +2°C e, addirittura, i +5-6°C in mancanza di politiche di contrasto”.

Scrive ancora Aria Pesa: “L’ambiente urbano, spiegano i ricercatori del Cmcc, è caratterizzato dalla presenza di superfici impermeabili, ricoperte da asfalto e cemento, e da poche aree di carattere naturale (suolo e vegetazione) ed è perciò particolarmente più caldo rispetto all’ambiente rurale circostante, e poi al calore accumulato dalle superfici urbane si aggiunge quello prodotto dal traffico veicolare, dalla climatizzazione degli edifici e dall’attività industriale. Quali sono i rischi di una tale situazione e chi paga il conto più salato? Le parole del rapporto rendono il senso delle cose meglio di ogni commento: ‘In seguito all’incremento nelle temperature medie ed estreme, alla maggiore frequenza (e durata) delle ondate di calore e di eventi di precipitazione intensa, bambini, anziani, disabili e persone più fragili saranno coloro che subiranno maggiori ripercussioni. Sono attesi, infatti, incrementi di mortalità per cardiopatie ischemiche, ictus, nefropatie e disturbi metabolici da stress termico e un incremento delle malattie respiratorie dovuto al legame tra i fenomeni legati all’innalzamento delle temperature in ambiente urbano (isole di calore) e concentrazioni di ozono (O3) e polveri sottili (Pm10)’. Che fare dunque? Interpellato dalla stampa, Carlo Cacciamani, responsabile del servizio meteorologico di Arpae, è categorico: aumentare le aree verdi e ridurre le superfici cementificate. Che è poi quel che si può leggere negli atti adottati dal Comune di Bologna in anni recenti, dal Piano locale di adattamento ai cambiamenti climatici del 2015 fino al Piano d’azione per l’energia sostenibile il clima del 2021, passando per la Dichiarazione di emergenza climatica, ambientale ed ecologica del 2019”.

Insomma, “sulla carta l’amministrazione comunale è consapevole della gravità dei rischi legati ai cambiamenti climatici. Ma è così anche nei fatti? Purtroppo, alla luce delle azioni concretamente poste in essere- sottolinea Aria Pesa- il giudizio non può che essere negativo. Basti pensare alle svariate iniziative immobiliari sulle ex caserme militari ed altre aree cittadine, alla proliferazione di iper/supermercati e distributori di carburante e, soprattutto, al progetto del Passante che il Consiglio comunale sta per approvare. Un progetto da un miliardo di euro e cinque anni di cantieri che, in piena e conclamata crisi climatica, porterà a un forte incremento delle superfici impermeabilizzate e del traffico. L’esatto contrario di ciò che serve a Bologna per continuare… a respirare. E se pure in alcuni punti del tracciato verranno piantati degli alberi, è vero piuttosto che questo sarebbe già dovuto avvenire, e in misura ben più ampia, per mitigare l’impatto dell’infrastruttura esistente come prevedeva il piano regolatore degli anni ‘80, e non certo per continuare ad asfaltare. Perciò il Passante rappresenta non una contraddizione tra le tante, bensì la contraddizione per eccellenza, e le parole del sindaco che lo dipingono come il ‘simbolo della transizione ecologica del Paese’, o come un’opera ‘a prova di futuro’, che altro sono se non l’ennesima dimostrazione del bla-bla-bla denunciato da Greta alla Cop26 di Glasgow? Fermatevi!”.

Intanto, proprio oggi il sindaco Matteo Lepore ha annunciato che la Giunta comunale ha approvato la delibera sulla collocazione urbanistica del Passante, che ora passerà al vaglio del Consiglio comunale. “Chiudiamo una storia di 20 anni e forse più di stop and go”, ha dichiarato Lepore, grazie a “scelte che hanno dimostrato che è possibile migliorare i progetti che hanno un impatto importante su Bologna”. Se la delibera sarà approvata anche dal Consiglio, si prevede che i cantieri dell’opera partano nel corso del 2022.

Ma la richiesta di fermare l’iter del progetto sarà ribadita sabato grazie a una manifestazione promossa dalla Rete delle lotte ambientali bolognesi, “di fronte al silenzio dei consiglieri comunali”: si prevede un’iniziativa “allegra e rumorosa”, ovvero una “spentolata” di protestache si terrà alle 11 con ritrovo di fronte alla chiesa di San Donnino. A fine novembre la Rete “aveva scritto una lettera aperta a sindaco, vicesindaca, assessore/i e consigliere/i comunali”, ricordano le/gli ambientalisti/i, ma “nessuna/o di esse/i ha risposto alle legittime preoccupazioni di tanti cittadini per la salute propria e dei propri figli, oltre che per il futuro del territorio che vivono. ‘Fermatevi!’, c’era scritto nella missiva nella quale, tra le altre cose, si chiede che prima di ogni decisione sia realizzata un’indagine epidemiologica indipendente che possa valutare l’impatto del passante autostradale sulla salute dei residenti. Se salute e futuro del territorio non sono una priorità del Sindaco e della maggioranza che lo sostiene, questi invece sono temi cari a chi vive nei quartieri interessati e alle tante realtà sociali e ambientaliste che in questi anni si sono battute con coerenza e continuità contro questa ennesima grande opera che non migliorerà la vita dei pendolari bolognesi e creerà danni irreparabili al territorio. Il Passante è già oggi responsabile del 40% dell’inquinamento di Bologna. La Rete delle lotte ambientali bolognesi ritiene imprescindibile la rinuncia a ogni ipotesi di allargamento del passante autostradale di Bologna perché incentivare l’uso di automobili e mezzi pesanti è inconciliabile con la transizione climatica e con la salute dei bolognesi e perché quelle risorse potrebbero essere investite per migliorare il trasporto pubblico e la ciclabilità nell’area metropolitana. Per questi ed altri motivi, la Rete invita tutte e tutti a partecipare all’iniziativa che si svolgerà a San Donnino portando con sé pentole, coperchi, mestoli, tamburi, fischietti, e ogni altro strumento capace di fare rumore. Di fronte al silenzio assordante delle istituzioni, faremo un rumore assordante nelle nostre strade: allargare il passante non è la soluzione, è parte del problema”.