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Asia-Usb: “Il Comune pur di non regolarizzare via Irnerio è disposto a spendere di più”

L’azienda ospedaliera pretende il pagamento del pregresso, il Comune non intende contribuire, sebbene uno sgombero costerebbe più caro. Nello stabile occupato ha sede anche il collettivo Noi Restiamo, oggi in strada contro l’inaugurazione dell’anno accademico.

29 Febbraio 2016 - 18:43

Vergogna!
L’amministrazione comunale preferisce sprecare che investire i fondi pubblici!

Occupazione Asia via Irnerio - © Michele LapiniOggi siamo andati in trattativa per la regolarizzazione dello stabile occupato di via Irnerio 13, in presenza dell’amministrazione comunale e dell’azienda Sant’Orsola, proprietaria dello stabile.

La proprietà ha aperto la possibilità di regolarizzare, chiedendo però come condizione dell’apertura della trattativa il risarcimento dei costi vivi relativi al periodo di occupazione, nella cifra di 41.000 € approssimativamente, da versare in tempi brevi.

Naturalmente, una tale cifra è onerosa per chi subisce una situazione di precarietà e difficoltà economica tale da scegliere di occupare un palazzo per non ritrovarsi letteralmente per la strada, ma sarebbe una briciola rispetto al bilancio economico di un Comune tutt’altro che povero come Bologna.

Anzi, sarebbe un reale investimento: spendere tale cifra per dare stabilità alla situazione abitativa di 17 nuclei è nulla in confronto a quanto invece il Comune spende per le soluzioni emergenziali di cui si fa uso massiccio come dormitori, strutture o ostelli, che non garantiscono né stabilità né dignità alla vita di chi ci “abita” ma costano caro in termini di fondi pubblici (ovvero soldi versati dalla popolazione).
Il Comune ha però chiuso le porte a tale ipotesi, affermando di poter intervenire “in aiuto delle famiglie” solo dopo un’eventuale regolarizzazione, e rimanendo in qualche modo vago su cosa si intenda per tale intervento.

Tuttavia il pagamento rimane una condizione necessaria perché la proprietà apra alla regolarizzazione, dunque abbiamo constatato un vero e proprio circolo vizioso.

Alle nostre pressioni incalzanti è stato risposto dall’assessore alle politiche sociali che è vero, il Comune spende moltissimo per le strutture d’emergenza, e in caso di sgombero di via Irnerio i fondi pubblici da utilizzare per alloggiare anche pochi mesi le famiglie sgomberate sarebbero molti di più di 41.000.
Ci siamo chiesti, allora: perché tanto spreco quando con molto meno si potrebbe garantire un diritto all’abitare stabile per 50 persone?

Anche su questo, le risposte dell’amministrazione sono state molto chiare: da parte della giunta non c’è la volontà politica di riconoscere questo diritto a chi lo rivendica con una lotta coraggiosa. Piuttosto che riconoscere nell’occupazione un messaggio, un grido d’allarme di parte della popolazione da ascoltare attentamente, si preferisce continuare a investire per tamponare l’emergenza anziché risolverla investendo molto meno.

Già, perché per ripristinare e utilizzare lo sfitto come case vere e proprie, in cui le famiglie possano pagare un affitto giusto rispetto al proprio reddito, servirebbero in sostanza molti meno fondi pubblici e sarebbero molto più redditizi. Continuando a riempire dormitori e strutture simili si affrontano spese continue nel tempo, pressochè infinite, mentre assegnando case a canone popolare, equiparato all’Edilizia Residenziale Pubblica, si ha un investimento iniziale e poi gli inquilini potrebbero ripristinare la propria vita con condizioni stabili e dignitose.

Non ci stiamo, questa logica non ci appartiene e non ci apparterrà, è l’amministrazione pubblica che deve garantire ai cittadini e alla popolazione i diritti fondamentali, e non solo a chi occupa, ma a chiunque ne sia privato, da chi subisce lo sfratto a chi aspetta anni in graduatoria per la casa popolare!

Dunque la nostra lotta continua: così come è successo di recente a Napoli, il Comune deve farsi carico dei costi, minimi, per la regolarizzazione, e non per beneficenza ma perché la casa è un diritto, e le istituzioni pubbliche devono garantirlo invece che sprecare soldi per soluzioni-tampone!

Per esprimere tutto questo pubblicamente, convochiamo domani, martedì 1 marzo alle 15.30, una conferenza stampa in via Irnerio 13/15: la città deve sapere come vengono utilizzati e sprecati i fondi pubblici da parte dell’Amministrazione!

Asia-Usb Bologna

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All’ipocrisia dell’inaugurazione dell’anno accademico, in tanti hanno risposto che “siamo tutti sulla stessa barca.”

(foto Noi Restiamo)Questa mattina, nel giorno della cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Accademico, in cui l’Alma Mater affronta i temi dell’immigrazione e delle radici d’Europa nelle lectio magistralis previste, abbiamo deciso di riunirci in un presidio informativo di fronte al rettorato, che consideriamo il quartier generale universitario dell’ideologia di guerra e di sfruttamento propugnate da chi ci sfrutta.
Abbiamo scelto come parole d’ordine quelle che sono riportate nella campagna di informazione e confronto che anima da giorni la zona universitaria, “siamo tutti sulla stessa barca, stop all’import/export di vite umane”, per esprimere il nostro dissenso sulla situazione generale in cui versano centinaia di migliaia di persone, costrette a fuggire dagli scenari di guerra creati dalle politiche di potenza dell’Occidente, ma anche, come nel caso dei giovani dei paesi europei della fascia mediterranea, costrette a scegliere la via dell’emigrazione perché stritolate dall’austerity e dalla precarietà. Per questo abbiamo chiamato gli studenti e i lavoratori, che ogni giorno percorrono le strade della zona universitaria, ad esprimere la loro personale opinione riguardo a questi specifici argomenti. Molti sono stati i pareri e le giuste valutazioni raccolti in una giornata in cui è emerso chiaramente quanta voglia di approfondire e di dibattere ci sia tra gli studenti dell’ateneo, una voglia però tenuta sopita e regolata con i ritmi competitivi della crisi da un’istituzione universitaria in un cui il sapere critico non è più ammesso. Lo sappiamo d’altronde da anni, da quando nelle occupazioni, nei forum nazionali, nel confronto con una dimensione italiana ed euroepa, nei momenti di approfondimento autorganizzati con personalità esperte e disponibili a mettere in discussione i paradigmi dominanti abbiamo iniziato un percorso che ha visto diffondere lungo tutto lo stivale la scintilla di un progetto politico possibile tra quei giovani a cui stanno negando il futuro.
Crediamo sia indispensabile continuare a portare avanti queste tematiche in città come Bologna, visto il ruolo attivo dell’UniBo nella costruzione di quell’immaginario necessario a farci digerire l’imminente intervento militare italiano in Libia, nonché lo stato di precarietà e di totale assenza di prospettive lavorative dignitose. Un laboratorio di sfruttamento che vedrà in scena un nuovo importante episodio già domani, 1 marzo, con la consueta ricorrenza universitaria del Career Day: emblema di una vera e propria lotteria sociale, nella quale i pochissimi che usciranno vincitori avranno un futuro da sfruttati, i perdenti saranno invece costretti a fare le valigie e a cercare fortuna all’estero.
Se questo è il futuro che si prospetta all’orizzonte, pensiamo sia necessario affrontare queste tematiche evitando le provocazioni dei media e dei pennivendoli di regime, e rimettendo al centro del discorso pubblico l’opposizione all’intervento bellico e all’austerity, due elementi fondamentali nella costruzione di quella grande macchina di guerra e di sfruttamento che risponde al nome di Unione Europea e che sta crescendo sulle spalle di coloro che sono vittime di una nuova logistica dell’import/export di vite umane.

Siamo tutti sulla stessa barca, giovani senza prospettive delle due sponde del Mediterraneo. Connettere le lotte e promuovere strutturazione politica unitaria è la nostra unica alternativa.

Noi Restiamo