Editoriale

Editoriale / Erp e beni all’estero,
altra dose di razzismo istituzionale

Per Gualmini la nuova norma della Regione pensata per gli stranieri sanerebbe un “meccanismo di discriminazione nei confronti degli italiani”, in sintonia con il peggior sentimento leghista.

10 Maggio 2018 - 14:18

A pochi giorni dalla delibera regionale che prevede il requisito di non possedere immobili all’estero per gli assegnatari di case popolari, il cui intento esplicito è quello di colpire gli stranieri che siano proprietari di immobili nel paese d’origine, due giorni fa l’assessore Gualmini ha pensato bene di rincarare la dose. I Comuni infatti potranno avvalersi dell’operato della Guardia di Finanza che, su segnalazione di Acer, effettuerà controlli sui patrimoni degli assegnatari di alloggi ritenuti “sospetti”. Ma non è tutto: utilizzando un’espressione inequivocabilmente razzista e degna del peggior gergo leghista Gualmini ha infatti sostenuto che prima del provvedimento “c’era un meccanismo di discriminazione nei confronti degli italiani”, ritenendo che il nuovo “atto unico abbia fatto fare un passo avanti perché mette tutti i cittadini sullo stesso piano”.

L’affermazione, oltre a essere di una gravità inaudita, dà anche la misura dell’assurdità delle dichiarazioni dell’assessore: c’è da chiedersi infatti come si possa sostenere che “tutti i cittadini siano messi sullo stesso piano”, se quelle stesse persone di cui parla l’assessore non hanno affatto la medesima cittadinanza, cioè quella italiana, che quantomeno garantisce ai più indigenti fra chi la possiede che non verranno sbattuti fuori dal paese per una qualche ragione. La rappresentante del Pd in salsa lepenista (nonché docente di Scienze Politiche all’Università di Bologna) forse non si è nemmeno resa conto di averla sparata davvero grossa. Di certo però sarà consapevole di aver rinunciato (se mai l’ha avuto) a uno sguardo che non mescoli l’appartenenza a una determinata classe sociale con la provenienza da un determinato luogo geografico: non ci si riesce proprio a spiegare come il possesso di un immobile all’estero risulti discriminatorio nei confronti dei cittadini italiani, anzi è vero il contrario. L’erario può infatti aver notizia infatti dei soli immobili posseduti nei paesi con cui l’Italia ha accordi di scambio di informazioni fiscale. Non è difficile immaginare che qualche italianissimo assegnatario di casa popolare possa avere un appartamento da sogno in un paradiso fiscale e andare lì a godersi le vacanze, o che usi (pratica tutt’altro che rara) una società anonima offshore per schermare qualsivoglia proprietà. Contro questi casi la Guardia di Finanza può poco o niente. Mentre grazie alle convenzioni fiscali in essere col Pakistan può tranquillamente “incastrare” un migrante che abbia un’abitazione nei paraggi di Karachi, e che nondimeno non se ne possa fare proprio nulla. Per la prossima tornata elettorale consigliamo a Gualmini un bell’apparentamento col Front National francese, vista la comunanza di vedute o, volendo essere un po’ meno ambiziosi, di prendere la tessera della Lega di Salvini.