Intervistiamo un facchino di una cooperativa di service attiva nell’organizzazione di eventi, festival, concerti: emerge un mondo di sfruttamento, lavoro sottopagato e spesso in nero, mancanza delle minime garanzie di sicurezza.
a cura della redazione di Zeroincondotta in collaborazione con SmkVideofactory
La morte di Francesco, un facchino ventenne che lo scorso 12 dicembre stava lavorando all’allestimento del palco del concerto di Jovanotti a Trieste, ha posto sotto i riflettori un mestiere poco conosciuto. Chi sono e in che condizioni lavorano gli operai che rendono possibile il business del grande evento?
Un lavoratore di un cooperativa emiliana di “service” per concerti e spettacoli ha concesso a Zeroincondotta una videointervista, a patto che fosse garantito il suo anonimato. Quello che ne esce è un quadro molto preoccupante: il lavoro è spesso irregolare, le norme di sicurezza in gran parte eluse.
I “service”, ci spiega, «sono nella maggior parte dei casi cooperative, fanno da intermediari tra la produzione e la forza lavoro, un po’ come un’agenzia di lavoro interinale. Contrattano con la produzione il costo di ogni operaio, in genere tra i tredici e i venti euro, ma quello che poi viene pagato al lavoratore è attorno ai sei euro e mezzo». E il contratto? «Molto spesso non c’è, non hai garanzie, né sicurezza dal punto di vista assistenziale». Ad accettare simili condizioni sono in gran parte disoccupati, magari rimasti senza lavoro a 30-40 anni, o studenti.
«I rischi – continua l’operaio davanti alle telecamere di ZicTv – sono molto elevati. Fatti simili a quelli di Trieste sono successi, in misura minore, altre volte, in cui ad esempio sono precipitati pezzi di metallo da altezze elevate».
«C’è sempre un piano scritto per la sicurezza, ma il più delle volte non viene rispettato, non c’è nessuno a farlo rispettare. Basterebbero poche ore di formazione, poi, per dare ai lavoratori una preparazione sui rischi, ma le cooperative non se ne preoccupano». E chi si arrampica ad altezze considerevoli per montare le strutture dei palchi? «Secondo la legge chi sale oltre i due metri di altezza deve avere una preparazione specifica e un apposita attrezzatura, ma la legge dice anche che i rischi sono individuali, chi sale è responsabile per se stesso».
Esistono eccezioni a questo malcostume diffuso? Si potrebbe immaginare, ad esempio, che le forze politiche che tanto si indignano per le morti sul lavoro e insistono su retoriche legalitarie, quando organizzano grandi eventi abbiano poi un occhio di riguardo per chi lavora per loro.
Macché: “In Emilia Romagna io ho lavorato per circoli del Pd in situazioni in cui l’ingegnere in loco – addetto a vigilare la sicurezza – non c’era, o anche per il V-Day di Beppe Grillo: lì sono stati visti operai montare pezzi in quota senza imbragatura e senza caschetti di protezione»