Culture

VIE Festival: osservare il nostro mondo attraverso gli occhi dell’arte

Ha un titolo che invita al movimento, alla corsa, al distacco. VIE, come quelle delle strade, come un plurale immaginario dell’avverbio di luogo preferito dai sognatori.

14 Febbraio 2020 - 17:30

di Simona De Nicola

Ha un titolo che invita al movimento, alla corsa, al distacco.
VIE, come quelle delle strade, come un plurale immaginario dell’avverbio di luogo preferito dai sognatori.

Torna a Bologna e provincia VIE, il festival di teatro, danza, musica e performance più attento ai fermenti della scena contemporanea internazionale.

Il programma di questa edizione «si squaderna agli occhi dello spettatore come un suggestivo atlante dei tratturi e delle autostrade, dei camminamenti e dei vialetti, delle passeggiate e dei sentieri, delle vie, insomma dell’Europa di oggi: via, termine che deriva dalla radice indoeuropea*wegh- con il suffisso -ya, significante “andare”, ma che esprime anche il senso di “trasporto”».

 Una chiamata per riflettere sul ruolo dell’arte nella nostra realtà sociale e politica.
Quest’anno il Festival si inserisce in una stagione teatrale dal titolo “Bye Bye ‘900?”, incentrata sul rapporto con il XX secolo e la sua eredità: tra ideologie, miti e utopie, questa edizione concentra l’analisi sulla relazione tra l’Europa e i valori della democrazia.

 


Artisti provenienti da dieci paesi provano a raccontare quello che resta in fondo all’essere umano spogliato di tutte le sue sovrastrutture e cosa ancora di “nuovo”, “sperimentale” può dire oggi l’arte. A Bologna, Modena, Cesena, Carpi e Spilamberto, vanno in scenaquattordici spettacoli, da venerdì 21 febbraio a domenica 1 marzo.

Tra gli eventi di maggior rilievo: il ritorno di Pascal Rambert con lo spettacolo d’apertura del Festival d’Avignone 2019, in cui dirige un brillante cast, composto dai protagonisti della scena francese; la prima volta in Italia di FC Bergman, collettivo fiammingo dal potente linguaggio visivo; le prime nazionali del nuovo lavoro di Frank Castorf, maestro del teatro contemporaneo e straordinario provocatore, e del primo testo teatrale del filosofo Slavoj Žižek, diretto dalla tedesca Angela Richter; la tappa italiana dell’originale progetto internazionale di Massimo Furlan e Claire de Ripaupierre, una versione semi-seria del noto format televisivo Eurovision, che vede in giuria Loredana Lipperini, Stefano Bonaga, Michela Murgia, Daniele Silvestri e Marino Sinibaldi.
Dall’America Latina arrivano l’uruguaiano Gabriel Calderón, uno dei maggiori talenti della nuova drammaturgia sudamericana e il cileno Guillermo Calderón, che porta una testimonianza preziosa in un momento storico sicuramente delicato del suo paese.

Daria Deflorian e Antonio Tagliarini mettono in scena un testo di Édouard Louis, giovane scrittore francese già conosciuto come un caso letterario contemporaneo; Luca Carboni e Gabriel Da Costa presentano un nuovo spettacolo, incentrato sull’errore e ispirato a una curiosa vicenda reale; il regista scozzese Matthew Lenton si misura con uno dei racconti più famosi di Kafka, La metamorfosi; il coreografo Virgilio Sieni dialoga in scena con il grande maestro della tradizione dei pupi palermitana Mimmo Cuticchio; il performer e coreografo italiano Marco D’Agostin torna a VIE con l’anteprima della sua ultima creazione.
Non manca la musica con il concerto di Bassekou Kouyaté & Ngoni Ba, gruppo originario del Mali, e il live concert di Dewey Dell, compagnia nata a Cesena ma conosciuta e attiva in tutta Europa.

Il dialogo tra Europa e Democrazia prosegue nel fine settimana con due seminari aperti al pubblico, nell’ambito del progetto Between Lands: Se la democrazia è la risposta, qual è la domanda? E Trasformazioni e deformazioni.

Più che un festival mi piace pensarlo come un osservatorio, anzi un laboratorio.
Una fucina da cui si osservano i cambiamenti del nostro mondo e dove artisti di differenti discipline e provenienza si cimentano nel difficilissimo ruolo dell’arte: leggere la contemporaneità con la lucidità e con la forza creativa che induce al passo successivo, al cambiamento. Un ruolo non sempre compreso, non sempre facile da accettare, non sempre accolto col dovuto rispetto. Ma un ruolo sempre centrale, sempre cruciale, spesso messo in pericolo da cialtroni dell’ultima ora, artisti improvvisati sui social, superstar che non ci dicono nulla e politici gracchianti come cornacchie.

 

21 febbraio – 1 marzo 2020
Modena, Bologna, Cesena, Carpi, Spilamberto
www.viefestival.com