Oggi nuovo presidio: “Proprietà affigga nuovo cartello e prenda impegni concreti”. Intanto, 700 famiglie fuori dall’Erp per le nuove norme e ritardi nella ristrutturazione di via Gandusio. Al Pilastro un alloggio popolare su dieci è sfitto.
Prosegue in via del Borgo di San Pietro la mobilitazione degli inquilini che si sono ribellati al cartello apparso in un palazzo per annunciare che, nell’affitto degli appartamenti, “non si prendono in considerazione stranieri anche se in possesso di permesso di soggiorno”. Lunedì pomeriggio, come annunciato, si è svolto un presidio e un altro è in programma per stasera alle 18. Si racconta sulla pagina Facebook di Via del Borgo antirazzista: lunedì “noi inquilini ed inquiline di via del Borgo di san Pietro 99 insieme a molti solidali, eravamo sotto l’amministrazione del palazzo per chiedere spiegazioni riguardo l’annuncio razzista comparso qualche settimana fa. Siamo riusciti a strappare al ragionier Parisini, che si occupa della gestione del palazzo, la conferma che si metterà in contatto con la proprietà entro le prossime 48 ore affinché accettino le nostre richieste, ossia l’affissione di un nuovo cartello al posto del vecchio in cui la proprietà Innocenti si impegna: a prendere le distanze da quanto dichiarato circa gli eventuali subentri di stranieri; a fare in modo che la presunta regola non sia applicata, né ora né mai. Noi ci diamo appuntamento a mercoledì 28, alle 18, sotto il palazzo affinché le parole del ragionier Parisini non rimangano tali e affinché le nostre richieste siano accolte concretamente!”. Noi Restiamo, che ha partecipato al presidio, sottolinea che “l’amministrazione non sapeva più che pesci pigliare: tra palesi autogol al proprio discorso xenofobo ‘non siamo razzisti, ma…’ e l’evidente attenzione mediatica prodottasi sulla squallida situazione che hanno creato, hanno trovato decine di inquilini e solidali compatti nel ribadire le ragioni espresse finora”. Anche Asia-Usb sarà di nuovo in via del Borgo “per ribadire la necessità di una presa di distanze e la promessa che non accada più da parte della proprietà. Se il Pd distrugge il welfare pubblico e svende le case popolari, relegandole ad una funzione di welfare ‘a tempo’ dei miserabili, è inaccettabile che anche i proprietari privati alimentino quella guerra tra ‘poveri’, ‘meno poveri’, stranieri e non”.
Nel frattempo, l’Acer ha confermato che sono quasi 700 le famiglie tra Bologna e hinterland (490 solo in città) che non hanno più i requisiti per rimanere nelle case popolari in base alle nuove norme in vigore da quest’anno sull’Erp, dopo la riforma approvata dalla Regione. Inoltre, si conferma che dall’1 ottobre scatteranno i nuovi canoni per gli alloggi Erp, che prevedono un aumento effettivo attorno al 10%.
A proposito di Erp, si registrano i primi ritardi nella ristrutturazione dei palazzi di via Gandusio. Il presidente dell’Acer, Alessandro Alberani, ha dichiarato: “Siamo partiti coi lavori di ripristino e ci sono quattro imprese al lavoro. Se tutto va bene a gennaio cominceremo a mettere dentro le prime 40 famiglie”. Tempistiche e numeri diversi da quelli che lo stesso Alberani aveva annunciato dopo lo sgombero dei palazzi: “A fine anno entreranno le prime 60 o 70 famiglie”, assicurò il presidente due mesi fa.
Per finire, l’Acer ha anche affermato di avere l’obiettivo di “azzerare le occupazioni a Bologna entro la fine dell’anno”. Secondo l’azienda, al momento sono 23 le occupazioni in corso, circa la metà nel quartiere San Donato – San Vitale. A proposito di questo stesso quartiere, emergono alcuni dati interessanti sul Pilastro: l’Acer fa sapere infatti che lì si contano 954 appartamenti popolari, di cui 862 affittati e 92 sfitti. Significa che ben un alloggio su dieci è vuoto. Di questi 92, “60 sono in corso di ristrutturazione o necessitano di lavori di ripristino”, dice l’Acer; altri 18 sono assegnabili (ma anche molto piccoli) e sei sono stati inseriti nel piano vendita del Comune.