Culture

Valerio Evangelisti per il #26S: “A quando il confino a Ventotene?”

Intervento dello scrittore in vista della manifestazione di oggi pomeriggio: “Il regime in costruzione non si faccia illusioni”. Al corteo aderiscono anche Ross@ e la Coalizione Internazionale Migranti Rifugiati e Sans-papiers (Cispm).

26 Settembre 2015 - 12:38

(foto Vag61)“A quando il confino a Ventotene o in qualche altra isola sperduta? E’ incredibile come gli organi della repressione stanno affrontando il conflitto sociale a Bologna. Arresti domiciliari, divieti di dimora, espulsioni dalla città. Una logica preventiva prima ancora che punitiva. Si vogliono isolare e mettere in condizione di non nuocere le ‘teste calde’. Come se la protesta sociale fosse alimentata da pochi sobillatori. Questa logica assurda non funzionò nemmeno sotto il fascismo, e moltiplicò il numero degli antagonisti. Il regime in costruzione non si faccia illusioni. Accadrà la stessa cosa. Sta già accadendo”. E’ il messaggio (diffuso dalla campagna Libertà di dimora) con cui Valerio Evangelisti esprime il proprio sostegno alla manifestazione “Bologna della Libertà vs Bologna della Paura”, che partirà alle 15,30 di oggi da piazza XX Settembre, aggiungendosi ai contributi di altri scrittori come Stefano Benni, Pino Cacucci e Wu Ming 1.

Anche da Ross@ arriva un comunicato di adesione al corteo: “A fronte dell’assenza di interlocutori, di risorse disponibili per le emergenze abitative, lavorative e di studio, ai movimenti e alle varie realtà conflittuali siano essi sociali, politici, sindacali, rimane sempre più solo la ‘piazza’ e la lotta rivendicativa per questa ragione il 26 settembre ci saremo, non per una semplice manifestazione contro la repressione, perché conosciamo perfettamente i rischi che si corrono nel conflitto, ma per rivendicare pratiche di lotta e percorsi che abbiamo costruito e per rilanciarli”.

Coalizione Internazionale Migranti Rifugiati e Sans-papiers (Cispm): “Porteremo i nostri contenuti fondendoli nel bisogno urgente che quel corteo esprime. La nostra pelle multicolore porta i segni degli otto decreti di espulsione che prefettura e questura ci hanno rifilato dopo l’occupazione dell’ex Dima e delle 43 denunce affibiate ai compagni rifugiati. Porteremo anche la fatica e la rabbia delle centinaia di persone che stanno attraversando l’Italia cercando di raggiungere il nord Europa e che, consapevoli della violenza della convenzione di Dublino, si rifiutano di farsi identificare”.