Dopo l’occupazione e lo sgombero dei locali di proprietà Acer, diffusi ulteriori contributi da parte delle diverse realtà a vario titolo interessate dalla vicenda.
Dopo lo sgombero dello Spazio popolare Abd El Salam, nato all’interno della palestra di via Gandusio che era stata occupata solo pochi giorni prima, continuano le prese di posizione da parte delle diverse realtà a vario titolo interessate dalla vicenda. Riceviamo dall’Asd Il Grinta e pubblichiamo: “Alla luce degli eventi di occupazione/apertura della palestra Gino Milli da parte dell’associazione Pugno Chiuso e Asia-Usb e del successivo sgombero, e contestualmente al fatto che l’Asd Il Grinta si è pubblicamente spesa accanto al circolo Guernelli per la riapertura della palestra, vogliamo chiarire la nostra posizione. Il progetto di riapertura della palestra di via Gandusio ha caratterizzato le nostre attività per buona parte dello scorso anno, non ultima la partecipazione alla raccolta fondi che ha contribuito, accanto agli altri finanziamenti, a completare i lavori di ristrutturazione e messa a norma della struttura. Rispetto al nostro coinvolgimento nel progetto palestra abbiamo però deciso, come realtà associativa e dopo un percorso non semplice e non breve all’interno della nostra assemblea di gestione, che non sussistevano le condizioni per rendere la palestra veicolo principale del nostro intervento politico e sociale, e per portarlo avanti con le nostre pratiche e modalità. Considerazioni che ci hanno portato ad abbandonare l’iniziale ipotesi di gestione della palestra, che pure resta un progetto che continuiamo ad appoggiare per il suo valore sociale nel contesto di via Gandusio: la stessa convenzione firmata dal circolo Guernelli prevede ad esempio che parte della fruizione degli spazi sia destinata ad attività sportive accessibili gratuitamente. Nel contempo la situazione in cui versano gli abitanti di via Gandusio sotto sfratto ormai da più di un anno ci ha visto come una delle poche realtà cittadine che ha pubblicamente espresso solidarietà all’inquilinato dei palazzi, e che tenta, con i suoi molti limiti, una presenza nel tessuto sociale di quel pezzo di quartiere, attraverso eventi sportivi e di socialità. Essendo presenti da anni sul territorio abbiamo imparato a conoscere le complessità e le difficoltà che si trovano a vivere le e gli inquiline/i di via Gandusio. I continui tentativi di sfratto per morosità, da parte di Acer, nei confronti anche di famiglie, e le modalità con cui queste operazioni vengono portate avanti ci inducono a opporci al disegno di riqualificazione dell’amministrazione comunale e a denunciare anche l’attacco congiunto di Pd ed Acer nei confronti di molti spazi di aggregazione, socialità e produzione di cultura in città. Intervenire su una situazione oggettiva di disagio non può voler dire mettere delle famiglie per strada. Riteniamo però un errore le modalità di ‘riapertura’ della palestra che si sono date, pur sapendo che la questione del legame fra carattere popolare della palestra e difesa della composizione sociale dei palazzi esiste. Non abbiamo compreso un intervento su uno spazio che stava faticosamente riaprendo. L’azione intrapresa ha prodotto una serie di rotture invece di produrre un consenso diffuso: l’occupazione/riapertura voleva dare voce ad una situazione di cui in città si discute poco, ma sbagliando bersaglio. È stata fatta ai danni di uno spazio attraversato da collettivi ed associazioni che condividono molte delle istanze di lotta dell’inquilinato, e che costituisce un presidio sociale nel difficile contesto di via Gandusio. É stato evidentemente impossibile per molte realtà cittadine esprimere solidarietà verso l’occupazione di parte dei locali di un soggetto certamente non di movimento ma aperto alle sue istanze. Abbiamo però auspicato fin da subito che si riaprisse il dialogo fra occupanti e Circolo Guernelli e, pur non rilasciando dichiarazioni pubbliche, ci siamo attivati affinché questo dialogo si producesse, ponendo come premessa il fatto che qualsiasi percorso sulla palestra avesse nel circolo Guernelli il protagonista centrale. L’intervento della celere non ha solo murato una palestra ma ha interrotto una modalità autogestita di ricomposizione della frattura fra circolo Guernelli e parte degli occupanti. E per questo lo condanniamo due volte. Crediamo che i nuovi scenari e le nuove relazioni che si stavano costruendo fra alcune delle realtà coinvolte nell’apertura/occupazione e il circolo Guernelli possano continuare ed approfondirsi. Alla costruzione di questo percorso siamo pronte e pronti a dare il nostro contributo”.
Questo, invece, quanto scritto da Asia-Usb in un comunicato: l’operazione di sgombero “è stata disposta da Acer, ente gestore del patrimonio abitativo pubblico, del quale sia la palestra sia i palazzi circostanti fanno parte.Il punto, come dichiariamo da anni, è che l’intero complesso di palazzi, costituito per lo più da alloggi ‘parcheggio’ a tempo determinato dove gli inquilini resistono da anni agli sfratti in attesa di assegnazioni stabili, è stato dichiarato sotto sgombero, entro maggio, da parte dell’amministrazione comunale. L’accelerazione sull’apertura della palestra nel tempo più breve possibile avrebbe potuto creare una convergenza di interessi tra gli abitanti di via Gandusio e la necessità del quartiere di avere spazi di aggregazione, accendere un riflettore e porre l’attenzione sugli sfratti e gli sgomberi delle case popolari e sui suoi effetti: in ogni contesto di questo genere, infatti, abbiamo verificato come la gestione del Comune metta in campo semplicemente soluzioni indegne e temporanee per gli abitanti, incrementando disagio sociale e precarietà della vita in una fascia della popolazione che continua a sentire fortemente i morsi della crisi. Questo era quanto eravamo riusciti a comunicare anche al presidente del circolo Guernelli, con cui si era aperto un dialogo e al quale avevamo ribadito la nostra intenzione: restituire la palestra al suo naturale utilizzo, dando centralità al circolo stesso e alle associazioni sportive e alle palestre popolari interessate a dar vita alle attività, come la palestra di boxe ‘Teofilo Stevenson’ che già aveva iniziato le lezioni e contribuito ad allestire lo spazio con proprie attrezzature. Era iniziato un dialogo diretto dunque, non a mezzo stampa o tramite comunicati, come è necessario che sia, in un contesto di disagio, degrado e precarietà, tra chi con le proprie pratiche si pone l’obiettivo di costituire presidi territoriali di socialità, solidarietà e rivendicazioni di dignità. Ma come al solito succede nella nostra città da troppo tempo, ogni faticoso tentativo di dar vita a qualcosa di realmente positivo per le condizioni dei quartieri e delle aree urbane come quella di via Gandusio, abbandonate al degrado dalle istituzioni, ottiene in risposta la repressione poliziesca da parte delle istituzioni stesse. Poiché riteniamo che l’apertura di una palestra popolare in quel preciso luogo costituirebbe un vero presidio – questo sì – antidegrado, permettendo ad un tessuto urbano come quello dell’area di via Gandusio, in oggettive condizioni di difficoltà, di dotarsi di un elemento di socialità, partecipazione e controllo popolare, chiediamo all’Acer e all’amministrazione comunale di rendere quella palestra agibile da subito, senza utilizzare scuse pretestuose”.
Il punto di vista di Pugno chiuso: “Non c’è più la palestra popolare e gratuita, aperta nello spazio popolare Abd El Salam, da Asia-Usb, Pugno Chiuso e Giovani comunisti insieme a molti inquilini sotto sfratto nelle case popolari di via Gandusio, in attesa che venisse aperta da chi di dovere dopo 7 anni di chiusura. Quattro camionette per sgomberare una palestra vuota sottratta al disuso. Ma Acer e questura non hanno resistito e sono venuti a mostrare i muscoli e a murare e imbullonare uno spazio che aveva, anche se per pochi giorni già ridotto lo spaccio di eroina, in mezzo ai palazzi. I bambini di Gandusio hanno giocato a pallone e pallacanestro, hanno visto ed hanno partecipato all’allenamento della palestra Stevenson che ha pure lasciato le attrezzature dentro lo spazio, grazie regaz. In tanti ci hanno chiesto di iniziare a fare corsi di ginnastica, lotta calcio e altri sarebbero arrivati. Stavamo raggiungendo anche un accordo con il circolo Guernelli e siamo contenti per la sua riapertura e nonostante le incomprensioni di questi giorni”.
Il circolo Guernelli, dopo lo sgombero, ha sottolineato che la palestra è rimasta “chiusa, blindata da cancellate e lastre di ferro. Chiediamo a Comune ed Acer di poter conoscere quanto prima le modalità per poterne riprendere possesso. Avevamo programmato l’apertura entro fine marzo, non sappiamo se potremo mantenere questa scadenza; quando potremo entrare di nuovo in palestra valuteremo le tempistiche sulla base dello stato delle strutture dopo l’occupazione in modo da consentirne la fruizione da parte del pubblico in sicurezza e nel pieno rispetto della normativa”. Poi, due giorni fa, il Guernelli ha aggiunto: “L’assenza da parte istituzionale continua ancora oggi, con la Palestra Gino Milli blindata e non restituita al Circolo Guernelli e non abbiamo nessuna comunicazione al riguardo né da parte del Quartiere San Donato, né tantomeno da parte di Acer”.