I metalmeccanici della FIOM “allargano” a 300 operai la delegazione che doveva incontrare i rappresentanti dei gruppi consiliari e il sindaco. Palazzo d’Accursio addobbato con gli striscioni delle fabbriche in lotta.
Avevano chiesto un Consiglio comunale straordinario sulla questione della crisi e sul contratto dei metalmeccanici che, firmato in forma separata dalla FIM-CISL e dalla UILM (i due sindacati minoritari dentro le fabbriche), vede la FIOM organizzare in questi giorni scioperi e cortei nelle aziende bolognesi. Il presidente del consiglio Maurizio Cevenini e il PD avevano dimostrato il loro imbarazzo nel fare una scelta nei confronti di un sindacato piuttosto che su gli altri due e, per uscire dalla situazione ingarbugliata, avevano optato di fare un incontro nell’aula del Consiglio comunale tra il sindaco, l’uffico di presidenza, i presidenti dei Gruppi Consiliari e una piccola delegazione di delegati RSU e sindacalisti della FIOM. Una “furbata” alla Cevenini che aveva le gambe corte.
In effetti, questa mattina, la delegazione dei metalmeccanici FIOM era composta da 300 operai che hannno prima scandito lo slogan “Stamo arrivando… Delbono stiamo arrivando” nel cortile del palazzo comunale; poi, mentre salivano lo “scalone dei cavalli”, le parole cantate sono diventate “… apri la porta, Delbono apri la porta…”; infine, la pacifica onda color blu metallurgico ha invaso l’aula del Consiglio Comunale, dove sono apparsi gli striscioni rossi delle delegazioni delle RSU aziendali della Ducati energia, della Ducati motor, della Gd, della Cesab, della Bonfiglioli e della Titan.
Questa volta ad andare in crisi sono stati i responsabili dell’Ufficio Cerimoniale del Palazzo, con l’ecumenico Cevenini in testa, che, aprendo la riunione, si è lasciato andare ad una battutina dall’humor inglese: “Nessun Consiglio straordinario avrebbe avuto una partecipazione così vasta…”.
Anche il sindaco Delbono ci ha provato con la simpatia: “Siamo qui per ascoltarvi, ma è comunque un gran bel colpo d’occhio vedere questa sala così diversa dal solito”.
I più attenti dei presenti non hanno però potuto non notare i sorrisi “molto tirati” dei rappresentanti istituzionali.
Prendendo la parola, il segretario della FIOM Bruno Papignani ha subito ringraziato gli operai presenti “in sciopero per una battaglia giusta, nonostante la crisi”.
Dalla FIOM è stata ribadita la richiesta del Consiglio straordinario sui temi della crisi e della democrazia sindacale.
“Come si può permettere che si faccia un contratto che vale per tutti – ha detto Papignani – ma che viene firmato solo da alcuni sindacati, che tra l’altro rappresentano il 4% degli operai, e che impediscono ai lavoratori di esprimere un voto sul contratto”.
Per quanto riguarda i contenuti dell’incontro, la FIOM-CGIL teme che l’impatto di questa crisi sarà devastatante: “Si parla di ripresa, ma c’è qualcosa che non quadra. Dicono che la crisi è finita, ma dalla cassa integrazione si sta passando ai licenziamenti dei lavoratori. La ristrutturazione viene concepita dalle aziende come un modo per far scomparire certe attività industriali e far slittare verso il basso i diritti dei lavoratori. Questo per Bologna sarà una grave mutilazione”.
La prima proposta che i sindacalisti questa mattina hanno fatto è il blocco dei licenziamenti per tutto il 2010, attraverso un “patto regionale” che coinvolga istituzioni e imprese, sull’esempio dell’iniziativa assunta dalla Regione qualche mese fa.
In provincia di Bologna ci sono 1.400 le aziende in crisi e 40.000 lavoratori in cassa integrazione. Perché non si può fare una discussione pubblica nelle sedi delle assemblee elettive? Non sono forse luoghi dove si possa discutere di questi problemi? Questa domanda l’hanno posta i metalmeccanici presenti, ma i politici hanno glissato.
Mentre a Palazzo d’Accursio si teneva questa iniziativa, nella sede della CISL, in via Milazzo, una delegazione di dirigenti sindacali di Chongzuo, città della regione autonoma del Guangxi in Cina, faceva visita alla rappresentanza bolognese del sindacato di Bonanni.
In una nota, Alessandro Alberani, segretario della Cisl di Bologna, ha dichiarato: “L’incontro, richiesto alla Cisl di Bologna dalla delegazione cinese, è servito per uno scambio di vedute tra le due organizzazioni. La delegazione cinese ha espresso interesse a studiare l’infrastruttura organizzativa e la gestione amministrativa del sindacato italiano per migliorare l’ambiente di lavoro degli operai e apprendere dall’esperienza italiana i meccanismi di gestione per perfezionare la qualità del training dei lavoratori. Wu Shunxing si è mostrata, inoltre, molto interessata ai temi della sicurezza sul lavoro e della formazione dei lavoratori. Siamo molto soddisfatti di questo scambio culturale e politico con un sindacato cinese. La politica del governo cinese sta mostrando segni di apertura con la proclamata intenzione di dare più libertà e autonomia alle organizzazioni sindacali. Auspichiamo che, grazie anche alla visita del presidente Obama in Cina, si aprano nuove vie per la democrazia e che questa sia solo la prima di numerose visite di delegazioni cinesi”.
Un operaio, che stava scendendo dall’aula del Palazzo comunale, veniva avvicinato da un giovane cronista che gli sottoponeva la nota della CISL, chiedendogli un commento. Ecco la risposta: “A caghèr… prima di dare lezioni di democrazia sindacale ai cinesi, imparino come si fa a stare al mondo in Italia e ascoltino i lavoratori… e non firmino un contratto che fa gli interessi dei padroni e che nessuno, con quelle clausole, gli ha chiesto di firmare…”.