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Se lo Stato si offende: a processo sei anni dopo

Contestate a un attivista del Tpo le parole pronunciate sui poliziotti intervenuti ad una manifestazione contro Bankitalia del 2011. E nuovo attestato di solidarietà per le persone colpite dalla repressione durante il G7.

14 Giugno 2017 - 12:44

“Lo Stato si sente offeso. Ci sono fatti e ci sono opinioni”. E’ il titolo di una nota diffusa dal Tpo nella serata di ieri. Il centro sociale ricostruisce quanto avvenne sei anni fa, quando nel pieno della tempesta economica che porterà un mese dopo alla nascita del governo Monti diverse realtà cittadine manifestarono contro Banca d’Italia. “Il 12 ottobre 2011 un agente del VII mobile rompe 4 denti a Martina. Il 17 maggio 2013 quell’agente viene condannato. Durante le indagini gli agenti del VII reparto mobile sono stati restii a fornire dettagli, ricostruzioni, immagini di quanto accaduto in piazza Cavour. La risposta frequente negli interrogatori è stata: non ricordo, non so. Non so chi c’era, chi avevo accanto, cosa ha fatto, che scudo aveva. Questa è omertà. Questi sono fatti. Anche gli episodi di violenza del reparto mobile cittadino sono un fatto. Non un’invenzione. Poi ci sono le opinioni. Oggi Gianmarco viene raggiunto da una citazione in giudizio per aver ‘offeso lo Stato’ dichiarando omertoso il comportamento del VII reparto mobile”.

Secondo il Tpo: “Invece di sentirsi offeso, lo Stato dovrebbe preoccuparsi di come si comportano i propri dipendenti nell’esercizio delle loro funzioni, offendendo continuamente i cittadini e le cittadine. Se tutti ci occupassimo di più di denunciare l’omertà fra poliziotti e di lottare per un numero identificativo, il senso di impunità diffuso nelle forze dell’ordine diminuirebbe. Il problema però non è la mela marcia, ma l’intero albero”.

Si legge in conclusione: “A Gianmarco tutta la nostra solidarietà, perché avere il coraggio di dire la verità è rivoluzionario.

Riceviamo e pubblichiamo, intanto, un comunicato di solidarietà (a firma “Collettivo scala mobile contro la fatica di arrampicarsi”, diffuso dalla redazione di Barbarie) per le numerose persone fermate, colpite da fogli di via o mandate a processo durante le giornate del G7 Ambiente. “Nell’ultima settimana un enorme dispositivo poliziesco è stato impiegato a Bologna dal governo e dall’amministrazione cittadina per ‘garantire la sicurezza dei rappresentanti dell’ambiente’ in visita per il G7 ‘ecologico’. Impensabile camminare in centro senza avere addosso gli occhi di 1000 guardie, in ogni strada e in ogni bar, in centro e in periferia”, è un passaggio del comunicato: alla fine tale apparato securitario “ha dovuto tirare su dei numeri che dimostrassero a chi lo comanda che ogni mezzo, uomo, euro speso, fossero giustificati. E ovviamente il suo bersaglio privilegiato è stato come sempre chi lotta per un mondo radicalmente diverso”. Per questo, “a tutt* coloro che hanno avuto la sfiga di incrociare i mascalzoni in divisa in questi giorni esprimiamo la più sincera solidarietà”.