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Riders Union: “Stop alle consegne, una pizza non vale il rischio”

L’invito a tutti i ciclofattorini è ad “astenersi dal servizio fino a tutta la durata dell’ordinanza restrittiva”. Accesso agli ammortizzatori sociali, restrizioni alle consegne in ogni regione, restituzione immediata delle ritenute d’acconto per chi è rimasto sotto soglia dei 5000 euro, sono le richieste dei lavoratori. E l’appello a consumatrici e consumatori: “Non ordinate”.

12 Marzo 2020 - 14:06

“Ammortizzatori e reddito ai riders a casa!” E’ quanto chiedono in un comunicato diffuso poco fa i ciclofattorini di Riders Union Bologna, sottoscritto anche da lavoratori delle piattaforme di Milano, Roma e Napoli. “Noi ci fermiamo!”, dicono gli operatori del food delivery, mentre invitano “le/i riders ad astenersi dal servizio fino a tutta la durata dell’ordinanza restrittiva (l’ultimo dpcm firmato ieri sera a Palazzo Chigi, che non prevede lo stop per le consegne a domicilio, ndr)”, e lanciano anche un appello a “consumatrici e consumatori a non ordinare: pensiamo al necessario, alla nostra salute, alla nostra vita e a chi sembra non abbia il diritto di poter restare a casa. Chiediamo l’accesso agli ammortizzatori sociali e il diritto di prendere continuità di reddito, perché dobbiamo poter continuare a vivere restando a casa. Chiediamo che il governo metta restrizioni su tutto il territorio nazionale alle consegne a domicilio, prendendo esempio dalle disposizioni della Regione Campania che individuano nel food delivery un possibile veicolo di contagio. Il governo mobiliti inoltre l’Agenzia delle Entrate per provvedere alla restituzione immediata delle ritenute d’acconto per i prestatori occasionali che negli anni 2018 e 2019 sono rimasti al di sotto della soglia dei 5000 euro”.

“Seguiamo con preoccupazione – si legge nel comunicato – le vicende che riguardano il nostro Paese, a maggior ragione perchè siamo tra quelle e tra quelli che non possono restare a casa. Siamo lavoratori dipendenti ma sulla carta la falsa autonomia e l’assenza di un contratto ci privano di ogni strumento di difesa e di tutela. Abbiamo lavorato in questi giorni in preda alla paura che in tante e tanti vivono in questo momento così delicato. Abbiamo lavorato principalmente per piattaforme che non ci hanno fornito – nonostante le nostre incessanti richieste, nonostante le leggi dello Stato – i dispositivi di sicurezza necessari. Viviamo di consegne a domicilio, sono la nostra fonte di reddito – magra, precaria, a cottimo. Ma come abbiamo fatto in altre circostanze sentiamo la necessità di dire che la nostra vita e la nostra salute valgono più di una pizza, di un sushi o di un panino. Lo abbiamo fatto quando le nevicate rendevano impraticabili le strade delle nostre città e le piattaforme si fregavano le mani per approfittare di una situazione in cui la gente non usciva di casa e ordinava online. Sentiamo di farlo ancor di più ora, visto che le indicazioni di sicurezza fornite dal Governo non sono possibili da rispettare per le app del food delivery. Non lo sono a maggior ragione da oggi quando abbiamo scoperto incredibilmente di trovarci davanti a un’irresponsabile liberalizzazione delle attività di consegna a domicilio. Sembra quasi che esse siano diventate un servizio pubblico indispensabile al pari della sanità, delle farmacie, dei negozi di generi alimentari: un servizio essenziale che dovremmo svolgere noi senza tutele, invisibili di questa economia”.

Pertanto, concludono i ciclofattorini, “riteniamo la situazione molto grave e per noi fermare il contagio viene prima di qualsiasi altra cosa. Se distribuire cibo a casa diviene indispensabile, ci devono pensare lo Stato, la Protezione Civile e gli organi preposti. Vogliamo scongiurare uno stato di grave pericolo per tutti noi e per la clientela. Noi faremo la nostra parte, in tutte le forme possibili, affinché nessuno sia costretto a mettere in secondo piano l’incolumità propria, dei propri cari e dell’intero nostro Paese. La salute è un diritto di tutt*, anche noi vogliamo esercitarlo, stando a casa come gli altri: per questo pretendiamo reddito, tutele e garanzie per tutte/i! #redditodiquarantena #nonpernoimapertutti”.