Attualità

Reggio Calabria / Racconto di un respingimento sulla frontiera dello Stretto

Xm24 su quanto avvenuto sabato scorso: “Denunciamo pubblicamente una delle più grandi operazioni di repressione preventiva verificatesi in Italia negli ultimi anni”. E sul G7 ambiente a Bologna: “Se è questa l’aria che tira…”.

01 Giugno 2017 - 17:56

Fogli di via ai tempi del G7

Alcun* nostr* compagn*, che in occasioni diverse e indipendenti si recavano in Sicilia sono stat* bloccat* prima di poter prendere il traghetto e sono stat* spedit* indietro “causa G7”. Le questure siciliane insieme con quella di Reggio Calabria, seguendo le direttive del Ministro degli Interni Minniti, hanno destinato ad attivisti, giornalisti e semplici passanti decine e decine di fogli di via e altre misure speciali nei giorni antecedenti al G7 di Taormina. Denunciamo pubblicamente una delle più grandi operazioni di repressione preventiva verificatesi in Italia negli ultimi anni, e di questo dobbiamo ringraziare un governo progressista, non la Turchia di Erdogan. Le misure repressive tradizionalmente destinate ad allontanare le “persone non gradite” ora vengono sperimentate in forme cautelativa e di massa: siamo allo Stato di Polizia preventivo.

Affermiamo pubblicamente anche in vista del G7 che arriverà a Bologna per parlare di clima sulla nostra pelle che se questa è l’aria che tira non saremo disposti a respirarla pacificamente.

Spazio pubblico autogestito Xm24

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> Il racconto di un  destinatario di un foglio di via pubblicato sul sito di Xm24:

Sull’Intercity diretto verso sud c’è un’aria annoiata e poca gente. In pochi si aspettano la celere schierata sulla banchina della stazione dei treni di Villa San Giovanni, il paesino calabrese da cui partono i principali traghetti per la Sicilia. Pochi passeggeri sanno che la polizia è su di giri per via del summit dei “grandi della terra”. I tamburi di guerra hanno risuonato in primis nell’orecchie dei servitori dello stato in divisa che hanno imparato a memoria il mantra della sicurezza “in tempi speciali”, come gli hanno spiegato i dirigenti.

Alle quattro del pomeriggio, le porte del treno partito da Napoli si aprono su file di divise. Prima ancora di realizzare che forse il fenomeno ha a che fare con il G7 di Taormina, sono già circondato da poliziotti. Mi spiegheranno più tardi che non c’entrano i Big Data o il GPS dei telefoni cellulari o il like all’evento, c’entra di più Lombroso. L’ordine è chiaro: pantaloni corti, facce strane, rasta o barbe ma soprattutto zaini in spalla invece dei trolley. Ed è così che si applicano gli sbirri solitamente annoiati di una stazione minore, pervasi dall’euforia della missione speciale. Un veloce controllo dei documenti sul tablet e la mia posizione peggiora, passo ai controlli in caserma, le perquisizioni corporali, l’analisi dello zaino. Spunta una t-shirt con scritto I ♥ XM24.

Arrivano gli ispettori dalla Questura centrale, la discussione dura ora ed ore senza che io possa sentire niente. Resto solo controllato nei minimi dettagli e guardato a vista mentre nessuno si prende nemmeno la premura di spiegarti che hai diritto a un avvocato, che sei trattenuto sulla base dell’art. 4, che la tua posizione è al vaglio dell’anticrimine, chessoio un bicchiere d’acqua. Quando me lo chiedono, spiego che sono lì per la presentazione di un libro a Messina, che andare al G7 non era una mia priorità.

“Ma noi lo sappiamo, noi ubbidiamo e basta, sono i dirigenti che ci devono fare carriera…” dicono gli omuncoli che schiumano sotto le giacche che sono obbligati a tenere nonostante i 40 gradi dello stanzino al chiuso. La situazione evolve dopo alcune ore quando vengo letteralmente scortato presso la Questura di Reggio Calabria, con un’auto davanti e una dietro a lampeggianti spiegati sull’autostrada come nei peggiori film con Roul Bova capo dei ROS.

Qui cominciano le provocazioni vere e proprie, le classiche tecniche della polizia politica, lo sbirro buono, lo sbirro cattivo, il momento in cui ti fanno credere che stai per uscire, quello in cui ti suggeriscono che stai per prendere due schiaffi, quando ti lasciano solo nella stanzetta col cellulare in mano per vedere se e chi chiami, quello che se ci dici la verità vedi che ti fai il fine settimana in Sicilia etc.

In realtà hanno già deciso di architettare la mia espulsione dal territorio di Villa San Giovanni, quindi costringermi a tornare presso la mia residenza entro 24 ore, e negarmi nei fatti l’ingresso sull’isola. Nonostante questo, impronte digitali, foto-segnalamento etc etc. Sghignazzano mentre mi informano della loro decisione di mandarmi via -unico momento in cui capisco cosa sta succedendo-, facendo continuo riferimento all’evento della libreria che mi faranno perdere. Nonostante le mie rimostranze si rifiuteranno fino alla fine di inserire nel verbale quanto da loro stessi verificato attraverso una telefonata alla libreria stessa, che ha confermato l’evento.

È tutto già disposto e comunicato quando decido che è ormai ora di togliermi un paio di sassolini da sotto la sedia sulla quale sono seduto da ore. La dirigente dell’Anticrimine ha già preparato la velina da spedire ai giornali locali, e mi sta facendo scortare nuovamente fino ai treni verso nord. Sanno perfettamente che mi stanno mandando via senza precedenti specifici ma solo sulla base di “idee e frequentazioni poco raccomandabili”.

Penso che ben oltre le parentesi violente sospese dal tempo della normalità, questa prassi burocratizzata è la cosa più simile allo Stato di Polizia. Espulsioni di massa a negare il diritto al transito, alla manifestazione, il diritto di espressione, la libertà anche dentro gli stessi confini. “Questa è la cosa più simile allo Stato di Polizia”, lo penso a voce alta. Manco il tempo di finire la frase che la solerte dirigente, sicuramente applicatasi assai negli studi giurisprudenziali nonostante i mediocri risultati, sancisce: “Sì, ma adesso c’è un decreto che finalmente ce lo permette”.