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Quarantaquattro anni fa la strage di Ustica: “Governo inadempiente”

“Manca ancora un pezzo importante di verità”, afferma l’Associazione dei parenti delle vittime, ribadendo che la tesi della bomba poggia su una perizia “bocciata dagli stessi giudici che l’avevano ordinata”. Intanto, dopo le rivelazioni di Cossiga (2008) sull’abbattimento a opera di aerei francesi, “da troppo tempo aspettiamo la conclusione delle indagini”, sottolineano i familiari.

27 Giugno 2024 - 18:17

Il 27 giugno del 1980, esattamente 44 anni fa, il Dc9 Itavia partito da Bologna e diretto a Palermo si inabissò nel mare di Ustica portando con sè 81 vite. E oggi “manca ancora un pezzo importante di verità”: ovvero quello “che ci deve dire chi, nella tragica notte del 27 giugno 1980, ha abbattuto un aereo civile nei nostri cieli”, afferma l’Associazione parenti delle vittime celebrando l’anniversario della tragedia. In questa ricerca della verità che va faticosamente avanti da oltre quattro decenni “va denunciato per le sue inadempienze il governo Meloni: langue, dopo un’iniziale attenzione, la desecretazione dei documenti in applicazione della direttiva Renzi che bisognerebbe continuare a coltivare”, aggiungono i familiari. “A tutt’oggi, in un percorso tormentato, mancano in particolare i documenti coevi alla strage. Non se ne trova uno e sono scomparsi anche, questo in generale, gli archivi del ministero dei Trasporti su tutto il periodo delle stragi”, ricorda l’Associazione.

Intanto “non si hanno notizie del progetto di digitalizzazione dei processi di interesse storico”, segnalano i parenti delle vittime: questo percorso è stato sì avviato sulle carte dei processi bolognesi, “ma il nostro è al Tribunale di Roma e quindi segue altri finanziamenti e percorsi e, purtroppo, è bloccato il prosieguo di questa importantissima operazione”. Inoltre, “non si sono attivati gli impegni del ministero dell’Istruzione con le associazioni di vittime del terrorismo per la didattica nelle scuole, che negli anni scorsi si erano invece generati”, denuncia l’Associazione.

Intanto “siamo costretti, in una sorta di insana par condicio, a continuare a ripetere che la tesi della bomba è sostenuta da una perizia giudiziaria, è vero, bocciata però dai giudici stessi che l’avevano ordinata“, affermano i familiari, visto che il giudice Rosario Priore disse ai suoi pm che la perizia risultava “affetta da tali e tanti vizi da essere ritenuta inutilizzabile”. E proprio la sentenza-ordinanza di Priore, già dal 1999, “ci ha dato la verità”, continua l’Associazione, citando gli stralci del pronunciamento in cui si dice che “a seguito di un’azione militare di intercettamento, il Dc9 è stato abbattuto” e che questo avvenne nel corso di “un atto di guerra di fatto e non dichiarata”, nell’ambito di “un’operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese”. Poi nel 2008 colui che era presidente del Consiglio nel 1980, Francesco Cossiga, “ha testimoniato davanti ai giudici che il Dc9 fu abbattuto da aerei francesi che volevano colpire il leader libico Gheddafi e dal 2008- ricorda l’Associazione- la Procura di Roma ha riaperto le indagini. E’ evidente che da troppo tempo aspettiamo la conclusione di indagini riaperte ormai 16 anni orsono” e quindi occorre “denunciare che questa attesa e questo prolungato silenzio ci colpiscono e addolorano immensamente”.

I familiari delle vittime sentono la “preoccupazione” che ci possa essere una “mancanza di determinazione da parte della magistratura” e che “piste già individuate e testimonianze acquisite non siano state adeguatamente approfondite”. Oggi dunque “chiediamo con forza anche al Governo, oltre che alla magistratura, una posizione coerente di verità e chiediamo al ministero della Giustizia di sentire e far sentire il bisogno di verità”. Il Governo, inteso come ministeri della Difesa e dei Trasporti, “non può non sentire il peso di essere stato condannato a risarcire i parenti e l’Itavia”, aggiunga l’Associazione: occorre avere notizie sull’inchiesta perchè “è corretto sapere come Stati amici e alleati stiano contribuendo alle indagini, anche per poter chiedere alla nostra diplomazia e alla politica interventi qualificati e appropriati”, mentre “in questo sonno della salute giudiziaria prosperano i mostri della menzogna”.