La raccolta firme promossa dagli Educatori uniti contro i tagli è indirizzata a Comune, Ausl e Università per portare a Bologna, se non emergesse una “giusta e naturale” collocazione a Trieste, la statua simbolo della rivoluzione basagliana che un sindaco leghista ha deciso di ‘sfrattare’ dal luogo in cui è stata custodita per anni.
Il sindaco leghista di Muggia, in provincia di Trieste, ha deciso di ‘sfrattare’ Marco Cavallo dal magazzino comunale dov’è custodito da anni, quando non è i viaggio: è la statua equestre blu simbolo della rivoluzione basagliana, realizzata all’interno dell’ospedale psichiatrico di Trieste e portata fuori dai pazienti in corteo nel 1973, diventando l’emblema dell’apertura dei manicomi. Per questo gli Educatori uniti contro i tagli di Bologna hanno deciso di lanciare una petizione per accogliere Marco Cavallo sotto le Due torri, se non dovesse trovare un’opportuna collocazione sul territorio triestino. L’appello ha già superato le 500 firme. “Il 10 ottobre abbiamo celebrato la giornata mondiale della salute mentale. Tante le iniziative promosse in città che sono culminate nell’evento del 14 ottobre in piazza Lucio Dalla. Perché ci vuole una città era il titolo. Negli stessi giorni- recita la petizione- il sindaco leghista di Muggia dichiara di dover liberare gli spazi del comune dove è ospitato Marco Cavallo, simbolo della rivoluzione basagliana e delle lotte che hanno portato alla chiusura dei manicomi. Lo definisce un ‘ingombro’ che deve essere ‘rimosso’. Per una certa parte della politica, il desiderio di rimozione dei diritti delle persone che vivono un disagio psichico rimane un punto irrinunciabile del programma, è naturale che il simbolo di una vera e propria rivoluzione culturale venga considerato alla stregua di un fastidioso ingombro. La rimozione e l’ingombro delle persone che si ammalano e delle loro famiglie”.
Continuano gli eductori: “Ma ogni città dovrebbe essere onorata di ospitare Marco Cavallo, dovrebbe coinvolgere i cittadini, soprattutto i più giovani, nella comprensione di cosa sono le istituzioni totali, di cosa hanno rappresentato e ancora rappresentano i muri eretti per difenderci dalle diversità, dai poveri, da chi soffre. Rimuovere la storia è sempre un errore. E Marco Cavallo si prende cura della nostra memoria. Quest’opera d’arte è la testimonianza di una conquista di libertà, di partecipazione, di cittadinanza e civiltà. Attraverso la sua storia si arriva alla conoscenza. Marco Cavallo galoppa in soccorso di ogni diversità, di ogni fragilità, di ogni sofferenza umana. Ha solo bisogno di una città dove fermarsi ogni tanto prima di riprendere la sua corsa. Noi chiediamo che, nel caso Marco Cavallo non trovasse la sua nuova, sacrosanta e naturale dimora a Trieste, quella città sia Bologna, la nostra città. Raccogliamo le firme per chiedere a Matteo Lepore – sindaco di Bologna, Emily Marion Clancy – vicesindaca di Bologna, Paolo Bordon – direttore generale Azienda Usl di Bologna e Giovanni Molari – magnifico rettore dell’Università di Bologna, nel caso Marco Cavallo non trovasse la sua giusta e naturale dimora a Trieste, di avviare una trattativa per portare Marco Cavallo nella nostra città”.