L’Assemblea di Scienze Politiche torna sulle cariche di martedì smentendo le ricostruzioni fornite alla stampa dall’Alma Mater. Solidarietà dal Cua: “Governance Ubertini vuole neutralizzare movimentazione sociale antagonista dentro e contro e ai bordi dell’Università”.
UniBo: solo menzogne e distintivo!
Dopo i fatti di martedì, quello che rimane nei virgolettati riportati dalla stampa locale che dà voce ai vertici dell’università e ad autoimprovvisati intellettuali da bar, è uno squallido tentativo di criminalizzare gli studenti e le studentesse che quel giorno erano nell’Aula Giulio Regeni.
Chi era lì però ha visto, ha provato e sa che i criminali martedì erano vestiti di blu, portavano caschi, scudi, manganelli e distintivi e picchiavano studenti dentro un’aula.
Ma andiamo con ordine: nelle dichiarazioni di queste ore, la vicepreside Pina Lalli racconta che gli studenti avrebbero “aggredito tre custodi inviati dall’Alma Mater per chiudere le porte dell’aula”. Questo avrebbe giustificato l’intervento di decine di celerini in Università. Non dice però che i tre paladini della giustizia in questione, probabilmente già insigniti con la medaglia d’oro al valore civile dalla “più gloriosa università d’Occidente”, stavano chiudendo quelle porte mentre all’interno dell’aula c’erano decine di studenti che studiavano. Gli studenti hanno risposto impedendone la chiusura, senza mettere le mani addosso a nessuno dei tre valorosi eroi; come è noto le porte sono dotate di maniglie… Importante sottolineare però, come documentato da un video diffuso in rete, che sono stati i tre ‘martiri dell’Alma Mater’ a mettere le mani addosso ad una ragazza, spingendola e facendole cadere il cellulare che filmava la scena.
Con quale legittimità tre custodi possono chiudere un’aula nella quale studenti stavano studiando? Quale sarebbe il pretesto? Lo striscione di cui Pina Lalli parla tanto nelle svariate interviste, che neanche c’era? O forse i fogli che rinominavano l’aula a memoria di Giulio Regeni? Probabilmente la risposta risiede in quest’ultima domanda, almeno in parte: non sarà certo il foglio o i fogli attaccati, è invece il fatto che studenti e studentesse si siano permessi di dedicare un’aula ad un giovane ricercatore ucciso, si siano permessi di decidere qualcosa che riguarda direttamente loro stessi e si siano permessi di dire pubblicamente a quali figure vogliono fare riferimento, senza passare per chi, come l’attuale amministrazione Unibo, prosegue per la via della precarizzazione e utentizzazione degli studenti nell’Università 2.0, prosegue per la via dell’aziendalizzazione dell’Università, prosegue, per farla breve, la direzione indicata dalla riforma Gelmini.
Infine, proprio oggi la vicepreside nelle sue ultime (per ora, purtroppo) dichiarazioni si vittimizza un po’ lamentando di essere stata scelta come capro espiatorio. Professoressa!, svelato il mare di menzogne che ha detto, non basta più nascondersi dietro un dito. Le ripetiamo quindi che deve dimettersi, insieme al direttore di dipartimento Fabio Giusberti e al rettore Francesco Ubertini, responsabili dell’assurdo attacco agli studenti di martedì. Non vi ripulirete la faccia anche stavolta: per quanto vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti!
PS.:Avremmo poi altri sassolini nelle scarpe da toglierci, ma per fortuna non siamo così ingenui da credere che Il Resto del Carlino sia davvero un giornale, alla fine non siamo soliti commentare Novella2000 o Verissimo, non faremo eccezione neanche stavolta.
Assemblea Scienze Politiche
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Molte volte, nel corso dell’ultimo decennio, abbiamo assistito ad attacchi da parte delle istituzioni e degli apparati polizieschi alle forme di lotta e di espressione giovanile. Specialmente in ambito studentesco, ci siamo imbattuti, e ci imbattiamo ancora oggi, con una controparte decisa a neutralizzare ogni forma d’opposizione, a partire dalle pratiche consolidate nei passati cicli di movimento fino a quelle più sperimentali del presente.
Molti sono stati i tentativi di attacco a iniziative studentesche a Bologna negli ultimi anni.
Nel 2007, nel periodo in cui si portavano avanti le lotte contro le ordinanze del sindaco Cofferati sulla zona universitaria e sulla città di Bologna, gli studenti organizzarono una “Reclaim the streets” per riprendersi via Zamboni e costruire un momento di socialità. In questo contesto, la polizia arrivò in assetto antisommossa per sgomberare l’iniziativa.
Gli studenti, non accettando una provocazione di questo tipo, si difesero in modo tenace cacciando a colpi di bottigliate il plotone.
Nel 2013 carabinieri e polizia arrivarono nuovamente in via Zamboni, questa volta con l’ordine di sgomberare un’assemblea che si stava svolgendo con le lavoratrici SODEXO di Pisa. La risposta fu la stessa: barricate e scontri. Una resistenza incondizionata e determinata impose agli agenti di fermarsi. 4 giorni dopo gli studenti cacciarono le guardie da piazza Verdi, che in quella data sarebbe stata militarizzata apposta per impedire un’altra assemblea.
La collera degli studenti liberò la piazza.
Questi sono solo alcuni degli esempi più eclatanti, ma è un dato di fatto che la polizia prova a entrare in università in modi più o meno provocatori costantemente, tanto che si potrebbe tracciare una linea che va dallo sgombero del 36 di via Zamboni negli anni 90 fino ad oggi.
In quest’ultimo periodo abbiamo tra l’altro assistito anche alle provocazioni questurine, declinate anche con la cosiddetta vigilanza privata, all’interno della zona universitaria, che hanno l’evidente obiettivo di “normalizzare” i comportamenti e le forme di espressione politica e culturale che si articolano in quello spazio.
Lo spazio universitario e la concezione di esso da parte degli studenti, la sua fruibilità e le pratiche che vengono messe in campo per riprodurne una sempre maggiore libertà d’accesso e utilizzo, sono qualcosa che a Bologna vediamo da tempo e che risalgono al periodo di movimento contro la riforma Gelmini. A differenza del resto d’Italia le forme di riproduzione culturale, sociale e politica di quel movimento non sono rifluite ma anzi si sono sedimentate e trasformate. Grazie alla peculiare concentrazione studentesca nella zona ma soprattutto per le capacità e le forme organizzative messe in campo dalla soggettività politica antagonista che ha saputo resistere al riflusso e aggregare intorno a un progetto variamente articolato.
Le possibilità antagoniste mantenute aperte e allargate per gli studenti e le studentesse e le forme di vita che si esprimono nella zona universitaria sono una ricchezza e un bene prezioso che non possiamo permetterci di disperdere.
Gli ultimi eventi sono emblematici rispetto al fatto che la governance Ubertini si sta interrogando su come spezzare e neutralizzare la movimentazione sociale antagonista dentro, contro e ai bordi dell’Alma Mater, tracciando su questo una continuità, anche se con metodi differenti, con le passate giunte universitarie.
Il mandato concesso alla questura d’intervenire nelle aule delle facoltà rappresenta l’ennesima forzatura del rettorato per imporre il proprio ordine normalizzato.
Caricare studenti dentro un’aula studio facendosi largo a colpi di manganelli è inammissibile, inaccettabile e rappresenta un fatto gravissimo di cui l’Alma Mater ha piena responsabilità politica.
A quanti sono stati colpiti e aggrediti dalla celere va tutta la nostra solidarietà militante a partire dalle forme di difesa degli spazi autorganizzati e liberati nelle facoltà e nella zona universitaria.
Crediamo infatti che per contrastare efficacemente la governance Ubertini ci si deve porre, assumendo i limiti e le difficoltà, la prospettiva di consolidamento e ampliamento degli spazi di agibilità e della posizione di legittimità delle pratiche, dei percorsi e dei progetti, che certo vanno annunciati e resi noti, ma poi vanno praticati con coerenza, senza vittimismo.
Continuiamo con le lotte sociali, le contestazioni, l’autogestione e le occupazioni dentro, contro e ai bordi dell’Alma Mater assumendo la sfida della nuova governance Ubertini senza mai fare un passo indietro!
Solidarietà agli studenti e alle studentesse aggrediti dalla celere nelle aule di scipol!
Collettivo Universitario Autonomo