Storia e memoria

Opinioni / London calling again

Riceviamo da Hobo e pubblichiamo: “Dalle primavere arabe alla Spagna, dalla Grecia a Occupy, dalla Turchia al Brasile una nuova soggettività si fa strada esprimendo una densità sociale mai vista da molti decenni”.

07 Agosto 2013 - 16:14

London calling again

Il 6 agosto 2011 la notte londinese si illuminava della luce del fuoco, presto la protesta dalla capitale si allargava a tutta l’Inghilterra e per giorni infuriava senza sosta.

Due giorni prima un ragazzo Mark Duggan era stato ucciso dalla polizia, come ad Atene nel 2008 per l’assassinio di Alexis Grigoropoulos, come a Parigi nel 2005 per la morte di Zyed Benna e Bouna Traoré morti per sfuggire all’inseguimento di una pattuglia, la violenza impunita delle forze dell’ordine scatenava la rabbia sociale dei quartieri popolari.

Proprio le banlieues francesi anticipavano in un certo senso ciò che da tre anni a questa parte sta prendendo la fisionomia di un “ciclo” che, per quanto atipico e lontano da schemi classici, nella discontinuità temporale, spaziale e di intensità mostra un carattere che insiste con forza.

Dalle primavere arabe alla Spagna, dalla Grecia a Occupy, dalla Turchia al Brasile una nuova soggettività si fa strada esprimendo una densità sociale mai vista da molti decenni.

Qualcuno con passione tassonomica e acribia professorale ci ricorderà che sono tutti fenomeni incommensurabili sulla scala delle gerarchie sociali, come se porsi il problema dell’organizzazione, come necessariamente si deve, non volesse dire proprio porsi il problema di come rovesciarle queste gerarchie.

Ma c’è di più, il fatto è che in tutti i diversi contesti sono chiaramente rintracciabili tratti di classe comuni: al paradigma cognitivo che gerarchizza e segmenta il lavoro vivo risponde l’eccedenza dei bisogni e dell’immaginazione dei soggetti e nell’epoca della formazione permanente è proprio la macchina della formazione in ogni suo aspetto ad essere irrimediabilmente saltata.

L’insostenibilità sociale del debito studentesco negli Stati uniti – al centro della campagna Strike Debt – è esemplare nel dimostrare che la dequalificazione e il declassamento sono questioni globali, non certo solo italiane. C’è bisogno però di andare oltre le campagne e le proteste contro i tagli che si sono succedute in Europa negli ultimi anni e fare un passo avanti: la libera circolazione dei saperi che sempre più assume consistenza deve farsi istituzione.

Non di leggi ma di molte istituzioni abbiamo bisogno per riappropriarci della ricchezza sociale: istituzioni del sapere, istituzioni della salute, istituzioni metropolitane, istituzioni della cooperazione sociale.

Se il “movimento dei movimenti” con meritevole tensione etica aveva tentato invano di ricondurre la Sinistra alle proprie origini criticandone la deriva liberista, la composizione dei movimenti oggi è decisamente mutata e la sua agenda ha una cifra immediatamente destituente.

Che li si chiami riots, jacqueries o tumulti poco importa, il bivio indica due strade: da una parte l’idea che queste insorgenze ricondotte negli argini del corso democratico possano corroborarlo e rinvigorirlo, dall’altra la scommessa che al momento destituente possa intrecciarsi quello costituente inventando nuove istituzioni.

È a partire da questa scommessa che oggi torniamo a Londra consapevoli di quanto sia alta e complicata la posta in palio: la Piazza Tahir anti-Mubarak, la Piazza Taksim anti-Erdogan, Piazza Syntagma e le acampadas anti-austerity, l’East London sfigurata dalla gentrificazione l’anno prima delle olimpiadi come Rio de Janeiro l’anno prima dei mondiali (e in attesa dell’Expo 2015, giocando un po’ con la cabala, c’è da augurare un 2014 molto complicato alla giunta arancione di Milano e al governo quale che sarà) sono tutte state attraversate da affetti molteplici, ma è proprio grazie a ciò che sono state tanto forti.

Nessuna identità seppure eccentrica è centrale, non è da nessuna tribù sebbene ribelle che si può prendere parola, è sempre solo nel mezzo delle differenze che può darsi desiderio comune.

Questa rosa ha molti petali, molte danze ci attendono!

Hobo – laboratorio dei saperi comuni (Bologna)

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