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Modena / All’Italpizza è di nuovo sciopero

Braccia incrociate dopo che l’azienda aveva imposto condizioni umilianti alle operaie reintegrate a dicembre dopo essere state sospese per attività sindacale. S.i. Cobas: “non rispettato l’accordo siglato in Prefettura”. Non Una Di Meno Bologna: lavoratrici “prime ad opporsi al decreto sicurezza”.

24 Gennaio 2019 - 17:33

Sono tornate a scioperare le lavoratrici e i lavoratori della Italpizza di Modena dopo le vicende che avevano portato, lo scorso dicembre, alla protesta dei dipendenti e al picchetto davanti alla fabbrica, a seguito dell’allontanamento dal posto di lavoro di alcune lavoratrici che avevano iniziato a svolgere attività sindacale col sindacato di base S.i. Cobas. I lavoratori hanno incrociato nuovamente le braccia lunedì scorso 21 gennaio, e a tutt’oggi presidiano i cancelli dell’azienda. Come riferisce S.i. Cobas Modena “le lavoratrici licenziate e sospese sono state reintegrate, ma vengono tenute separate dalle altre operaie e sottoposte a continue vessazioni e umiliazioni, come spazzare i tetti a 20 metri di altezza, spalare la neve nel parcheggio o pulire i bagni degli uomini, derise e guardate a vista da un caporale dell’azienda. Sono inoltre arrivate una pioggia di sanzioni disciplinari per chi ha partecipato alle iniziative sindacali e la sospensione di due delegati, senza alcuna motivazione. È inoltre palese la stretta su tutti i lavoratori, con l’introduzione del marcatempo nei bagni. Il S.I. Cobas ha chiesto ancora una volta l’incontro con le aziende, stabilito dall’accordo siglato in prefettura, ma si è trovato davanti ad un muro di silenzio: Italpizza in un comunicato dichiara di essere disposta a dialogare solamente con i sindacati confederali, e di non riconoscere il S.I. Cobas come un interlocutore, nonostante gli oltre cento iscritti tra i loro dipendenti. Lunedì 21 è stato quindi proclamato lo sciopero, continuato tutto il giorno e tutta la notte davanti ai cancelli della fabbrica”.

Da lunedì mattina – continua il sindacato di base – “il clima era teso: fin dalle otto si sono susseguite numerose cariche per sgomberare il picchetto davanti ai cancelli, con diversi feriti, di cui uno – colpito al volto – trasportato al pronto soccorso. A questo è seguito nel pomeriggio un tentativo di contrapporre i lavoratori presenti all’interno dello stabilimento ai loro colleghi in sciopero: diverse decine di operai sono stati accompagnati da dirigenti e responsabili delle cooperative sul piazzale, lanciando cori provocatori contro il S.I. Cobas (‘giù le mani dalla pizza’ sic!). Peccato che il racconto delle lavoratrici presenti sia molto lontano dalla favoletta della ‘mobilitazione spontanea’ di ‘quelli che vogliono lavorare’. Ci risulta infatti che la messinscena a beneficio della stampa fosse organizzata dall’azienda insieme alla Uil (firmataria del vergognoso accordo col quale veniva applicato il contratto di pulizie a tutti i dipendenti delle cooperative), sotto la minaccia di essere lasciati a casa. Denunciamo poi un fatto gravissimo: durante le cariche contro i lavoratori le forze di polizia sono state coadiuvate dal servizio d’ordine di Italpizza, che ha perfino partecipato all’arresto di una lavoratrice e di suo marito, malmenati e portati poi in questura in stato di fermo. Nel video (pubblicato sulla pagina facebook S.i. Cobas Modena, ndr) si vedono chiaramente un agente di sicurezza Italpizza, con un gilet giallo, ed un altro soggetto in giacca e cravatta, spintonare ed afferrare gli scioperanti. Il picchetto si è allora spostato temporaneamente sotto la questura per esigerne l’immediata liberazione. Una volta ripresi i nostri compagni, siamo tornati davanti ai cancelli dell’azienda per riprendere il picchetto”. Quella stessa sera è arrivata “la richiesta da parte della Lega alle autorità di applicare il Decreto Sicurezza sui lavoratori in sciopero, cioè condanne dai 6 ai 12 anni di carcere ed espulsioni per i lavoratori immigrati. Il candidato sindaco della Lega, Prampolini, annuncia poi di voler fare visita ai cancelli di Italpizza nei prossimi giorni. A questa inaccettabile provocazione risponderemo con la determinazione che contraddistingue il nostro sindacato: saremo sempre al fianco dei lavoratori sfruttati e contro chi fomenta odio e razzismo per i propri fini elettorali. Avanti S.I. Cobas! Fino alla vittoria!”

Come già era avvenuto durante la prima mobilitazione delle lavoratrici in dicembre, anche in occasione di questa nuova agitazione Non Una Di Meno Bologna ha voluto prendere parola in sostegno della lotta delle operaie e degli operai, con un comunicato pubblicato alcune ore fa sulla propria pagina Facebook: “Da lunedì 21 gennaio davanti ai cancelli di Italpizza è in corso un nuovo sciopero. L’accordo, siglato lo scorso 11 dicembre con i responsabili delle cooperative e dell’azienda prevedeva il completo reintegro delle lavoratrici e dei lavoratori sospesi per motivi politici e l’istituzione di un tavolo sindacale per il reinquadramento dei contratti. Dopo un mese di silenzio da parte della proprietà, il reintegro delle operaie sospese è avvenuto all’insegna di umiliazioni e vessazioni. Non solo non c’è stato il reinquadramento contrattuale previsto, da Multiservizio ad Alimentare, ma le donne che avevano dato l’avvio alla protesta sono state allontanate dalle mansioni precedenti e obbligate a pulire i bagni e il tetto dell’azienda (posto a 20 metri di altezza senza protezione), o a togliere il ghiaccio dal piazzale della ditta. Al ricatto lavorativo, che punta sulla precarietà della loro condizione di donne e migranti, si è quindi aggiunto il trattamento punitivo riservato alle lavoratrici che hanno rifiutato e denunciato le condizioni di sfruttamento. Un bieco tentativo di piegare chi non ha avuto paura di ribellarsi e di intimidire chi vorrebbe farlo. Nonostante i controlli dell’Ispettorato del lavoro abbiano confermato il sistema di sfruttamento denunciato dal sindacato S.I. Cobas e l’uso dei contratti Multiservizi per abbattere del 50% i salari, la dirigenza è tornata a mostrare il suo volto più brutale. Parallelamente ai picchetti per bloccare la produzione, da ieri sono infatti riprese anche le cariche della celere: un lavoratore è stato ferito e trasportato al pronto soccorso e diversi sono stati i fermi effettuati da parte della polizia – ai quali ha ‘collaborato’ anche il servizio d’ordine dell’azienda -, tra i quali quelli di una lavoratrice e di suo marito poi rilasciati. Il tentativo dell’azienda è quello di delegittimare la protesta, creando divisioni tra lavoratrici e lavoratori in sciopero e quelli rimasti in azienda. Le lavoratrici e i lavoratori di Italpizza continuano a rifiutare di adeguarsi a un sistema di sfruttamento che li vorrebbe silenziose e remissive, la loro rabbia esplode nei picchetti fuori dai cancelli e resiste alle vessazioni che provengono non solo dai datori di lavoro, ma anche dalla polizia e dal silenzio delle istituzioni che permettono questo sfruttamento e che definiscono Italpizza come un ‘fiore all’occhiello’ del modenese. La violenza delle cariche e l’abuso di potere con fermi e manganelli sono l’espressione di chi vuole zittire la voce di chi sciopera, sedare le proteste e invisibilizzare un sistema di sfruttamento che ci vuole docili e obbedienti, in nome del profitto. A questo non ci stiamo. Noi ci schieriamo, ancora una volta, dalla parte di chi lotta”.

Inoltre, aggiunge la rete transfemminista, “non ci sorprende che esponenti della Lega chiedano il ripristino della legalità, che oggi significa applicazione del decreto Salvini, in perfetta continuità con le politiche razziste del suo mandante. Queste donne sono state le prime ad avere la forza di opporsi al decreto sicurezza, che oltre a creare clandestinità colpisce il diritto di protesta delle lavoratrici e dei lavoratori migranti, rendendo quindi evidente il nesso tra l’organizzazione neoliberista del lavoro e l’uso della repressione da parte delle destre reazionarie. Le grida e i cori fuori dai cancelli dimostrano, però, che le lavoratrici e i lavoratori di Italpizza non sono disposti a cedere, che resistono e portano avanti la loro lotta. Lo sciopero dell’8 Marzo parte anche da questo: davanti ai cancelli di Italpizza non si reclama solo un contratto adeguato e orari umani, ma la fine di un sistema di sfruttamento, che non riguarda solo Italpizza. Se toccano una toccano tutte. Ed è per questa ragione che domani mattina, venerdì 25 gennaio, saremo insieme alle compagne di Nonunadimeno Modena al fianco delle lavoratrici, contro lo sfruttamento lavorativo, contro gli ordini e le ritorsioni dei padroni, contro il ricatto del permesso di soggiorno. Il nostro grido di liberazione accompagna le lavoratrici di Italpizza oggi ed esploderà l’8 Marzo. Perché ci riprendiamo le strade, abbattiamo i confini, mettiamo costantemente in crisi questa società. È tempo di sciopero femminista transnazionale, è tempo di 8 Marzo!”