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Miur non vuole restituire 1,3 milioni di debiti alle scuole bolognesi [foto]

Cas: “Il 27 febbraio, giornata di mobilitazione nazionale contro ‘La Buona Scuola’ diremo chiaramente che vogliamo quei fondi e una soluzione immediata ai problemi che si moltiplicano ogni giorno nelle scuole”.

13 Febbraio 2015 - 16:46

Non bastavano i tagli che negli ultimi anni hanno ridotto all’osso gli istituti italiani, costringendoli a eliminare quasi del tutto le attività aggiuntive, licenziare i supplenti, chiudere i laboratori, non attuare le operazioni di risanamento degli edifici. L’altra faccia della medaglia, se possibile, è anche peggio. Perché di investimenti nella scuola ce ne sono, ma impegnati in progetti inutili e dannosi nei confronti sia di studenti che di docenti, come le INVALSI, l’alternanza scuola-lavoro o quei dispositivi elettronici come LIM e WIFI che nella maggior parte dei casi non funzionano o vengono totalmente ignorati dagli stessi insegnanti.

E’ recente la notizia per cui il Ministero dell’Istruzione ha mandato una lettera ai dirigenti scolastici degli istituti comprensivi bolognesi, chiedendo un condono tombale (per intenderci, la cancellazione totale) dei debiti che ha accumulato tra il 2006 e il 2010. Per un totale di 1 milione e 300 mila euro che lo Stato deve a 22 istituti. Quei soldi sarebbero serviti a pagare gli stipendi di docenti, personale ATA e supplenti, ma non essendo arrivati dallo Stato malgrado sia di sua competenza, sono stati elargiti direttamente dal fondo di ogni scuola. La situazione è gravissima, basti pensare che al Mattei mancano 172 mila euro, al Copernico 117 mila, alle Laura Bassi 112 mila e si potrebbe continuare a lungo.

I fondi scolastici però non sono composti da soldi provenienti dallo Stato, infatti i continui tagli hanno ormai praticamente azzerato il contributo statale, ma derivano da quei contributi scolastici volontari che vengono chiesti alle famiglie a ogni nuova iscrizione. Risorse che, secondo il regolamento d’istituto, andrebbero devolute all’innovamento dell’offerta formativa, cioè a tutti quei progetti extrascolastici e di aggiornamento del personale che arricchiscono la scuola. Di fatto questo contributo è facoltativo, ciò permetterebbe a chi non può sostenerlo di iscrivere ugualmente il figlio a scuola pagando solamente la tassa d’assicurazione. Quindi se nel momento di grave crisi in cui ci troviamo, le famiglie non avessero avuto negli scorsi anni la possibilità di pagarlo, i docenti, il personale ATA e le attrezzature con quali soldi sarebbero stati pagati? Negli ultimi anni le nostre scuole hanno avuto un miglioramento di facciata, con l’inserimento di LIM, registri elettronici e WI FI in alcune scuole, ma i problemi che gli istituti avevano non sono stati risolti. Malgrado le numerosissime proteste portate avanti dagli studenti che ponevano i problemi di inagibilità degli edifici, mancanza di personale e di materiali, nessuno si è mosso e le scuole vivono in uno stato di abbandono, costrette a “mandare avanti la baracca” come meglio possono. Eppure continuano a dare l’immagine di efficienza e serietà perché non possono nemmeno permettersi di perdere iscritti, dato che sono quasi l’unica fonte economica che ormai le sostiene. “La Buona Scuola” prometteva un grande investimento di risorse nelle scuole: per l’edilizia scolastica, l’ampliamento delle materie insegnate, il miglioramento tecnologico e amministrativo. Finanziamenti smentiti nei mesi seguenti per i controlli successivi che sono stati fatti nel bilancio dello Stato.

Preso atto di queste contraddizioni interne alle scuole si pone un grosso problema, cioè quello dell’impiego delle risorse e di chi decide dove esse vengano indirizzate. La nostra risposta non può che essere una sola: devono essere gli studenti e il personale scolastico a deciderlo, non chi dalla comodità di una poltrona, non essendo a conoscenza delle dinamiche reali, prende decisioni sulla carta senza pensare alla loro effettiva realizzazione. Non possiamo infatti accettare che in questo paese ci vengano a dire che non ci sono fondi per le scuole, mentre per una grande opera inutile come la TAV fino ad oggi sono stati spesi 13 miliardi di euro, progetto che tra l’altro è stato ritenuto dannoso e superfluo da tutta l’Europa. I soldi ci sono ma vengono investiti male, infatti anche l’emergenza abitativa gravissima che c’è in Italia potrebbe essere in parte se non interamente risolta solamente permettendo alle persone di non essere sfrattate o di ottenere casa senza doverla pagare un patrimonio.

Il 28 febbraio Renzi pubblicherà le proposte di legge definitive sulla base della tanto pubblicizzata consultazione che avrebbe fatto in tutta Italia durante l’autunno. Noi che viviamo le scuole e le piazze quotidianamente sappiamo che non c’è mai stata, che sono state tantissime le manifestazioni, assemblee, occupazioni e autogestioni contro “La Buona Scuola”; ma come al solito le voci di chi ha tutto da perdere non sono state ascoltate e la riforma ha continuato a essere discussa tra politici, cioè persone che sicuramente non mettono piede in un istituto scolastico da almeno quarant’anni. Questi sono i soggetti che avrebbero le idee chiare su come cambiare l’istruzione? Noi non ci stiamo a stare in scuole in cui potrebbe caderci addosso il soffitto da un momento all’altro, i docenti non vengono pagati perciò non insegnano, l’alternanza scuola-lavoro ci distoglie dalla nostra crescita culturale e intellettuale e ci costringe a essere sfruttati come manodopera a basso costo.

Per questi motivi il 27 febbraio, nella giornata di mobilitazione nazionale contro “La Buona Scuola”, diremo chiaramente che vogliamo quei fondi e pretendiamo una soluzione immediata ed efficace ai problemi che si moltiplicano giorno per giorno nelle scuole, mettendo in pericolo chi le frequente . Nelle varie città ci saranno iniziative, blocchi, cortei, assemblee; porteremo ancora una volta la nostra voce per ribadire ciò che pretendiamo: scuole libere da discriminazioni o differenze, accessibili a tutti e in cui l’impiego delle risorse viene gestito da chi le vive tutti i giorni, cioè noi studenti.

Collettivo Autonomo Studentesco Bologna

> Alcune foto da Minghetti, Sabin e Isart:

https://www.flickr.com/photos/zicphoto/sets/72157650387418378/show/