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“L’Uno bianca fu un’organizzazione eversiva”, secondo un esposto di alcuni familiari delle vittime

L’avvocato dell’associazione lo ha inoltrato oggi all’antiterrorismo nazionale e alle procure bolognese e reggina: la banda responsabile di 24 morti tra il 1987 e il 1994 avrebbe agito nell’ambito della strategia della tensione, con complicità dentro l’Arma dei Carabinieri.

25 Maggio 2023 - 13:12

Alessandro Gamberini, avvocato dei familiari delle vittime della Uno bianca, ha inoltrato oggi un esposto alla Procura nazionale antiterrorismo e alle procure di Bologna e Reggio Calabria, sui legami tra la banda composta da sei poliziotti protagonista tra il 1987 e il 1994 le cui azioni causarono 24 morti e 102 feriti gravi, ed “entità che si legano alla strategia della tensione nel nostro paese. Su questo legame non si è mai indagato. Ci sono delle responsabilità annidate nei Carabinieri, in questa vicenda”, ha spiegato ieri in una conferenza stampa. Diversi gli aspetti su cui si concentra l’esposto: dai depistaggi (58 persone innocenti finite a processo), la violenza spesso senza evidente fine di lucro, la dichiarazione spontanea di Roberto Savi datata 2022 sulla sua partecipazione ad alcuni attentati di estrema destra a Rimini, con piccoli ordigni, agli inizi degli anni ’70. Insomma: la banda, si denuncia nell’esposto, era una “organizzazione con finalità eversive e complici tra pezzi di Arma dei Carabinieri deviati, nell’ambito della strategia della tensione”.

L’iniziativa non ha visto concordi tutte i familiari riuniti dell’associazione. Per alcuni, come è emerso nel corso della conferenza stampa, si è trattato di una forzatura, “noi siamo le vittime, i magistrati sono altri”. Segnalano inoltre di avere avuto accesso ai contenuti solo tardivamente, e in forma di riassunto.