Acabnews Bologna

La precarietà abitativa come politica sociale

E’ fresca la notizia di un bando per contrastare l’emergenza abitativa. Peccato che si istituzionalizzi la precarietà, usando la casa come un ricatto sociale.

21 Ottobre 2013 - 18:02

“La casa è un diritto, però….”. Sembrerebbe questo l’approccio che ispira le (pochissime) politiche sulla casa del Comune di Bologna. L’annuncio di un nuovo bando per “rimettere in carreggiata” chi si trova in disagio abitativo rischia di istituzionalizzare la precarietà abitativa con una sottospecie di “ricatto sociale”. Nonostante che la casa sia un diritto fondamentale, senza se e senza ma, con questo bando sembrerebbe passare l’idea di fondo che c’è qualcuno che decide chi può avere questo diritto, e chi no.

Una volta alla settimana dall’assistente sociale, pagare un affitto (seppur basso), frequentare corsi di formazione e accettare un lavoro (qualsiasi) quando sara’ offerto. Altrimenti niente casa.

Tornano alla mente le proposte di escludere dalle graduatorie ERP chi in precedenza aveva partecipato a occupazioni abitative. Strumenti e ricatti che escludono infatti chi davanti alla negazione di un diritto non rimane inerme in silenzio, ma mette in pratica soluzioni reali e concrete.

Siamo passati dall’assistenzialismo al ricatto sociale.