Rinvio a giudizio per i militari che avrebbero provocato la morte per asfissia del 40enne e per i soccorritori che non avrebbero capito la gravità.
(di Checchino Antonini da PopoffQuotidiano)
«Andiamo a processo, era quello che volevamo. Aspettiamo l’11 giugno. Ma qui non c’è vittoria, abbiamo perso Riccardo. Non sarà mai vittoria». Guido Magherini, padre di Riccardo, esce in lacrime dall’aula del tribunale di Firenze dove è stato appena pronunciato il rinvio a giudizio di quattro carabinieri e di tre soccorritori che saranno processati per omicidio colposo del figlio. Il rinvio a giudizio deciso dal gup del Tribunale di Firenze è stato salutato dai familiari e dagli amici della famiglia Magherini con applausi e grida nel corridoio del Palazzo di giustizia dove hanno atteso la decisione.
Uno dei militari deve rispondere anche di percosse. Il giudice ha quindi accolto le richieste del pm. Fuori dall’aula in tanti: gli amici del Maghero, Acad Firenze e una delegazione della Curva Fiesole.
Magherini morì a 40 anni, nella notte fra il 2 e il 3 marzo dell’anno scorso, mentre veniva arrestato: i carabinieri lo avevano bloccato perché stava dando in escandescenze, in un quartiere centrale di Firenze, Borgo S.Frediano. Secondo la ricostruzione della procura, a uccidere Magherini fu una serie di cause: un’«intossicazione acuta da cocaina», che lo rese preda di una ‘excited delirium syndrome’, e un’asfissia legata anche al modo in cui venne immobilizzato dai carabinieri. Ai tre soccorritori, la procura contesta di non aver compreso la gravità delle condizioni di Magherini, che al loro arrivo era praticamente agonizzante. In questi mesi i familiari del quarantenne hanno parlato anche di «tortura». Il termine è comparso in una lettera aperta che hanno scritto nell’ottobre scorso: «Riccardo è stato preso a calci mentre si trovava steso a terra, già ammanettato in posizione prona, chiedendo disperatamente aiuto. Lo documentano i video, i testimoni, le lesioni. Riccardo è morto umiliato, picchiato e soffocato. È stata una tortura». In alcuni video girati dai passanti le percosse durante l’arresto, il carabiniere che sferra due calci a Magherini alla faccia delle regole d’ingaggio (che Popoff ha documentato) che raccomandano tutt’altro contegno di fronte a una persona in evidente stato di agitazione.
La procura, però, prova a escludere che ci sia stato un pestaggio. «Il rinvio a giudizio cristallizza l’accusa, che ipotizza una responsabilità colposa», ha tenuto a precisare il difensore dei carabinieri, l’avvocato Francesco Maresca. «Il rinvio a giudizio è importante – ha detto l’avvocato della famiglia Magherini, Fabio Anselmo – C’è tanto da fare, non possiamo cullarci sugli allori: sarà un processo molto difficile». Anselmo è legale di parte civile anche nei procedimenti per le morti di Cucchi, Aldrovandi, Budroni, Ferrulli e ha seguito il caso Uva fino al rinvio a giudizio dei poliziotti e carabinieri che lo ebbero in custodia nell’ultima notte della sua vita. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, oggi era in tribunale a Firenze ad attendere la decisione del gup: «Sono emozionata e commossa – ha detto commentando i rinvii a giudizio – come se questa vicenda riguardasse me. Ai Magherini dico di tenere duro. In queste aule sentiranno dire tante cose non vere e ingiuste su Riccardo, ma loro devono andare avanti». In tribunale c’era anche un nutrito gruppo di amici di Magherini. Quando il padre di Riccardo, Guido, è uscito a comunicare l’esito dell’udienza, qualcuno di loro ha gridato: «Ora in galera, via la divisa». Alcuni volontari della Croce rossa, arrivati per esprimere solidarietà ai colleghi, sono invece scoppiati in lacrime. Il processo si aprirà l’11 giugno: «Bisogna fidarsi della giustizia – ha detto la moglie di Magherini, Rosangela Galdino – Il processo è dedicato al nostro bambino, Brando, che ogni giorno chiede del babbo».