Fi e Lega contro l’ipotesi di intitolare un luogo della città al 18enne ucciso a Ferrara durante un ‘controllo’ di polizia: da idea “imbarazzante” a “caso emblematico di giustizia che funziona”.
“Una vittima come tante”. E’ così che a Palazzo D’Accursio si parla di Federico Aldrovandi, il 18enne che nel 2005 a Ferrara venne ucciso durante un ‘controllo’ operato da quattro agenti di Polizia: operazione conclusa, solo per ricordare un paio di elementi, con 54 lesioni sul corpo del ragazzo e due manganelli spezzati. Sono i consiglieri di Fi e Lega nord che si voltano dall’altra parte, cercando di ridurre la tragica vicenda di Federico ad una morte come un’altra, per dire “no” all’ipotesi di intitolare ad Aldro un luogo pubblico di Bologna. Città di cui per altro Patrizia Moretti, la mamma di Federico, da qualche anno è cittadina onoraria. “Non si vede in che modo Aldrovandi rientri nella categoria dei martiri”, dicono i leghisti: “Non è una persona che ha combattuto per un ideale ed è caduta sotto i colpi del nemico”, bensì solo “la vittima di un episodio di cronaca” da cui si è sviluppato un “caso emblematico di giustizia che funziona”. Per la Lega, “se ci mettiamo a dare un’onorificenza ad ogni vittima di reato, non se ne esce più”. Per Fi l’intitolazione sarebbe “imbarazzante”, perchè Aldrovandi è “una vittima al pari di tante altre vittime”, senza che sia necessario “trasformarlo in un eroe”. Si vorrebe “strumentalizzare il nome di Aldrovandi– aggiungono i berlusconiani-come vessillo per dare voce ad un mondo” che vuole dipingere le forze dell’ordine come “brutte e cattive”.
La proposta di intitolare un luogo della città a Federico Aldrovandi è contenuta in un ordine del giorno (proposto dal Pd e sostenuto anche Coalizione civica, gruppo misto e M5s, che intanto con la Lega sta al Governo) in cui, per essere sicuri di non spingersi troppo in là, i dem scrivono che “le azioni illecite di alcuni componenti non possono e non devono mettere in discussione la fiducia nell’operato delle forze dell’ordine”.