Editoriale

Editoriale / Se l’eroina uccide e per Frascaroli i servizi sono “anche troppi”

Esplodono i casi di overdose in città. Repubblica cita Zic per l’allarme che lanciò tre anni fa sulla chiusura del Drop in. L’ineffabile assessore: “Sì, abbiamo abbassato la guardia. Ma servizi ce ne sono anche troppi”.

08 Aprile 2013 - 09:27

Qualche giorno fa l’edizione bolognese di Repubblica ha dedicato un articolo al ritorno dell’eroina “killer” in città: tre decessi nelle ultime due settimane, cinque dall’inizio dell’anno. Parlando di cosa fanno i servizi sociali su questo fronte, nell’articolo si parla di una “ferita ancora” aperta quando si ricorda la chiusura, ormai quasi tre anni fa, del Drop in di via Paolo Fabbri: un luogo di accoglienza a bassa soglia per i tossicodipendenti più marginali, in condizione di grave disagio sociale e con gravi esperienze di fallimenti terapeutici alle spalle. Al Drop in, ad esempio, venivano distribuiti kit alimentari, venivano scambiate siringhe e distribuito materiale sterile di profilassi, gli utenti potevano fare la doccia e beneficiare di qualche attività culturale. Venne chiuso nel periodo di commissariamento del Comune, mentre l’amministrazione era guidata dall’attuale ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri.

Nell’articolo di Repubblica si segnala un pezzo di Zeroincondotta dell’1 ottobre 2010: era stato proprio il nostro giornale a dare notizia della chiusura del servizio e, nell’articolo citato da Repubblica, davamo conto del fatto che le rassicurazioni fornite da Palazzo D’Accursio (“Solo una sospensione”) si erano puntualmente rivelate fasulle. “Qualcuno dovrebbe chiedere scusa”, scrivevamo, perchè “molto presto si vedranno gli effetti” di quell’atto assolutamente irresponsabile.

Il giornalista di Repubblica ha chiesto dunque all’assessore alle Politiche sociali del Comune, Amelia Frascaroli, se quelli “effetti” da noi temuti non siano le morti per overdose di cui oggi tocca tenere il conto. Questa la sua risposta: “Quel posto era sicuramente un punto di riferimento ma anche uno snodo di problematiche. Però attorno a quella chiusura ci fu una mancanza di riflessione sulla riduzione del rischio. Sì, abbiamo abbassato la guardia e non perchè non ci siano servizi, forse ce ne sono anche troppi”.

Abbiamo cercato di dare un senso alle parole dell’ineffabile Frascaroli, davvero. Ci abbiamo provato. Ma niente, nulla da fare. Qualcuno è in grado di aiutarci a capire cosa significa che “abbiamo abbassato la guardia” ma di servizi “ce ne sono anche troppi”? E
quand’è che possono definirsi “troppi” dei servizi che, al netto della retorica a cui Frascaroli ci ha ormai abituato, nel mondo reale servono ad evitare l’uso di siringhe infette o distribuire un succo di frutta a chi non si regge in piedi? Sarà la famosa, anzi famigerata,
“accoglienza disincentivante” di cui questa città sente parlare ormai da troppo tempo? Si fa il paio, del resto, con le recenti affermazioni rilasciate dalla stessa Frascaroli sull’ipotesi di prolungare il piano freddo, viste le tante persone destinate a tornare sulla strada: “Gli
spazi delle strutture che dovranno chiudere, chiuderanno”. A prevalere, nel determinare cotanto rigore, sarà l’anima cattolica o quella vendoliana?

Quello che sappiamo, e le dichiarazioni di Frascaroli sono solo l’ultima conferma, è che tra l’amministrazione burocratica del prefetto Cancellieri e l’attuale Giunta c’è poca differenza. Una condannava i tossicodipendenti a morte, l’altra (forse) si limita a pregare per le loro anime.