Per la vicenda di via Erbosa ieri è arrivata
la sentenza di secondo grado, che ha “parzialmente riformato quella del luglio 2021 diminuendo lievemente le pene alla reclusione” e i risarcimenti economici, riferisce Cambiare Rotta, anticipando che nei prossimi mesi saranno organizzate delle attività di autofinanziamento.
Nella giornata di ieri, “a poche settimane dalla prescrizione, dopo pochi mesi dalla sentenza di primo grado che si era chiusa solo nel luglio 2021, si è avuta la condanna in appello per i fatti del novembre 2014 quando gli antifascisti si opposero all’ennesimo atto di sciacallaggio sugli ultimi da parte di Salvini, Borgonzoni e Lega al campo sinti di via Erbosa”, segnala Cambiare Rotta: la sentenza ha “parzialmente riformato quella del luglio 2021 diminuendo lievemente le pene alla reclusione, comunque titaniche rispetto alle dinamiche della giornata e alle forme della protesta e confermando il diritto di Lega, Matteo Salvini, Alan Fabbri e Lucia Bergonzoni ad avere un risarcimento del danno la cui quantità è stata però diminuita da quasi 50.000 euro (come da sentenza di primo grado) a 20.000 euro. Come dicevamo a luglio 2021, non possiamo non ritenere come la mediatizzazione dell’evento e la rilevanza della parte civile costituita da Lega, Matteo Salvini, Lucia Bergonzoni e Alan Fabbri abbia determinato il particolare accanimento verso gli imputati dimostrato dalla sentenza. Quest’ennesimo episodio di repressione nei confronti degli antifascisti conferma come palese il modello politico autoritario di società in cui i diritti di proprietà e quelli di impresa prevalgono brutalmente sui diritti costituzionali all’abitare, al lavoro, alla salute, alla dignità, colpendo preventivamente e repressivamente chi ritiene che l’ordine di tali priorità vada rovesciato e quindi oppone resistenza”.
Continua il collettivo: “Dopo anni in cui Salvini e i suoi soci hanno provato a cavalcare la rabbia delle vittime della crisi indirizzandola in senso reazionario, oggi si trovano in una situazione di perdita di credibilità, avendo infatti calato la maschera partecipando al governo di Draghi. Si pone quindi per noi l’occasione e la necessità di riaffermare con forza le ragioni che avevamo allora per dare voce alle fasce popolari escluse dal sistema, anche a fronte della gravissima crisi sanitaria e socio-economica innescata dalla pandemia di Covid-19. Contestare il neofascismo, il razzismo e le discriminazioni tutte, è diritto e dovere di ogni libero cittadino e questa condanna non ci farà fare nessun passo indietro. Far fronte a questo risarcimento non sarà facile e diverrà necessaria la solidarietà di tutti per far fronte alle spese che incomberanno sui compagni condannati. Nei prossimi mesi verranno organizzate una serie di attività di finanziamento”.