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Anni fa il pestaggio di un fermato, ora agente è assessore: “Ecco la storia”

Succede a Imola. L’Assemblea degli anarchici: “Solamente la tenacia dei cittadini coinvolti e la mobilitazione messa in atto è riuscita a far emergere quello che veramente era successo”. Il caso, tornato a galla, fa traballare la Giunta pentastellata.

24 Aprile 2019 - 15:30

Da qualche mese Andrea Longhi siede, con le deleghe alla sicurezza, nella Giunta cinquestelle del Comune di Imola, insediatasi dopo la elezioni dello scorso giugno. Poliziotto, molti anni fa finì nei guai per il pestaggio di un ragazzo, fermato fuori dalla discoteca. Ora, da Roma, i vertici dei grillini chiedono la sua testa, mentre la sindaca Sangiorgi lo difende, ma rischia di perdere la maggioranza e quindi il mandato. Il nocciolo del problema, coerentemente con la morale grillina, non sembra essere la violenza dell’atto in sé, ma il fatto che sia stata pronunciata una condanna definitiva in Cassazione.

L’episodio, riassunto in un comunicato inviato a Zeroincondotta dall’Assemblea degli anarchici imolesi, risale al 28 novembre 1994, quando una pattuglia della polizia fermò un ventenne di fronte a una discoteca di Toscanella di Dozza: “Dopo la classica richiesta di documenti ed una breve perquisizione, veniva tirato a forza fuori dalla propria auto, subito ammanettato e malmenato sul posto. Sopraggiunse un’altra volante. Reato che aveva commesso? Nessuno. Successivamente veniva portato in Questura a Imola dove il pestaggio continuava, veniva infine accompagnato dai poliziotti al pronto soccorso e rilasciato con una denuncia per resistenza e porto abusivo di armi: un piccolo coltellino multiuso. I familiari del malcapitato sporsero subito denuncia contro l’accaduto. In seguito, per alcune dichiarazioni rese ai giornali, vennero denunciati dall’intera questura di Imola per diffamazione (57 poliziotti sul totale)”.

Proseguono gli anarchici: “Solamente la determinazione dei familiari e del ragazzo fecero sì che, a distanza di anni la verità venisse a galla a seguito di processi penali durissimi. Questa determinazione ci fa venire in mente altri casi di abusi in divisa e violenza di stato, dove l’omertà e lo spirito di corpo hanno per anni tessuto ‘verità’ altre, assai diverse dai fatti realmente accaduti e dove solamente la tenacia dei cittadini coinvolti e la mobilitazione messa in atto è riuscita a far emergere quello che veramente era successo”.

Si legge infine: “La vicenda imolese si conclude con una sentenza di condanna per i tre poliziotti per lesioni (per il pestaggio), calunnia (aver falsamente denunciato il ragazzo) e falso (aver manomesso i verbali di polizia). Sentenza confermata in appello ed infine in Cassazione. Il ragazzo è stato definitivamente prosciolto da ogni accusa. Questo è in estrema sintesi quanto accadde: ognuno tragga le proprie conclusioni”.