E’ successo al Manzoni, riferisce il Cas, che parla di controlli (dopo quello al Laura Bassi) effettuati anche all’Isart e al Sabin: “Stop alla militarizzazione delle scuole”.
Perquisizioni e armi alla cintura nei nostri istituti non saranno mai accettati!
Stamattina all’entrata di scuola gli studenti dell’Isart hanno trovato una brutta sorpresa ad attenderli: un’unità cinofila con i cani. Sono arrivati poco dopo il suono della campanella d’entrata girovagando con aria intimidatoria in cortile, poi sono entrati nell’edificio della sede sempre controllando e cercando -non si capisce cosa – dappertutto. In questa settimana è già la terza scuola in cui la cinofila viene a fare controlli e, dalle voci che girano, non sarà di certo l’ultima. Nei giorni scorsi si sono presentati al liceo Laura Bassi perquisendo un’aula, poi questa mattina al Sabin e al Manzoni, in cui un ragazzo è stato arrestato perché aveva con sé una certa quantità di marijuana. Questo fatto non può stupirci, né farci credere che queste misure siano utili a tutelare gli altri studenti, da loro coetanei che vengono additati come delinquenti senza minimamente tenere in considerazione l’enorme problema sociale che ha portato a queste conseguenze. Se nei quartieri di Bologna l’unico servizio offerto dal Comune sono i presidi fissi di militari, l’esponenziale cementificazione di ogni spazio; se le famiglie o i single in questo lungo periodo di crisi a causa delle varie leggi -come Jobs Act, Piano Casa, nuovo calcolo Isee- varate dal Governo non riescono più a sopravvivere e necessitano di ricorrere a sistemi di micro-criminalità per farlo, come si può poi andare a intervenire solo nella parte finale, più bassa di questa catena di responsabilità? Non è accettabile.
Si preoccupano tanto che noi studenti non facciamo uso di sostanze illegali, però lo sfruttamento che subiamo con l’alternanza scuola-lavoro in aziende o uffici sembra non interessi nessuno. Perché è più grave fumarsi una semplice canna che lavorare gratuitamente per privati che, a sfavore di precari e precarie che hanno tutto il diritto di poter lavorare e essere pagati degnamente, utilizzano questa manodopera eliminando posti di lavoro.
Noi studenti non veniamo più trattati da ragazzi e ragazze che vanno a scuola per formarsi culturalmente, bensì come veri e propri carcerati che devono essere controllati 24h su 24h in ogni luogo si spostino e a cui, molto spesso, viene negata anche la libertà d’espressione con la repressione massiccia messa in atto dai presidi sceriffo per ogni azione che si discosti dall’ordinaria amministrazione. La scuola dovrebbe essere un luogo in cui ogni studente possa sentirsi libero di essere ciò che è e in cui si senta a proprio agio, senza avere il timore di venire controllato in ogni suo movimento.
Siamo totalmente d’accordo con i genitori che si sono lamentati, infatti pensiamo che tutti questi controlli non siano utili a migliorare la condizione di vita degli studenti, oppressi ogni giorno da un modello di scuola verticale e elitaria. I soldi spesi per inviare questi agenti nei nostri istituti, dovrebbero essere investiti invece nel risanare l’edilizia scolastica, non usare il contributo volontario per pagare i docenti ma per proporre realmente corsi e attività gratuite al pomeriggio, fornire alle scuole i tanto materiali che mancano all’oggi, dai laboratori e aule ai servizi igienici funzionanti, banchi, sedie e lavagne.
Le forze dell’ordine se ne stiano fuori dalle scuole, non accetteremo di essere trattati da delinquenti ed essere perquisiti nei luoghi che pretendono di insegnarci condivisione, collaborazione e libertà, d’espressione come di pensiero.
Nelle scuole come in università non saranno accettati questi atteggiamenti repressivi, di ipercontrollo e militarizzazione. Crediamo che questi luoghi debbano vivere delle forme di organizzazione costruite da chi li attraversa ogni giorno, non da corpi estranei che vogliono avere un controllo totale su ciò che per loro è accettabile o no.
Cas