Tra i condannati anche Alvise, attivista di Tpo e Làbas: “Nella terribile esemplarità del processo e delle pene, si legge un chiaro tentativo di intimidazione nei confronti di un’intera comunità. Noi non abbiamo paura”.
140 anni non cancellano una vita ribelle
Oggi (ieri, ndr) si conclude il primo grado del processo sui fatti del 27 giugno e del 3 luglio 2011. Un processo lampo: più di 50 imputati, 200 anni di carcere richiesti e una velocità impressionante nel giungere alla sentenza. Sapevamo come sarebbe andata a finire: con poche speranze abbiamo vissuto, in questi mesi, il susseguirsi rapido delle udienze; con un occhio preoccupato abbiamo guardato alla costante criminalizzazione attuata dalla procura di Torino, la stessa che indaga Erri de Luca riportando in auge i reati di opinione, la stessa che dà vita ad un maxi processo in un’aula bunker del carcere piemontese come se gli indagati fossero pericolosi mafiosi e non attivisti e attiviste. Sono anni che ribadiamo la nostra contrarietà alla grande opera che devasta e saccheggia un’intera valle e la sua popolazione. Un’opera ferma da tempo, attorno alla quale si è costruita una difesa ideologica da parte delle istituzioni italiane sorde alle criticità e all’inutilità di quel trasporto.
La nostra precisa scelta di campo ci è costata un compagno gravemente ferito il 3 luglio – senza che sia stato trovato il responsabile fra le forze dell’ordine, la Procura di Torino ha infatti archiviato il caso- e un altro, oggi, condannato alla pesantissima pena di 3 anni e 9 mesi. Alvise è un nostro compagno: il suo impegno arricchisce da diversi anni la nostra collettività, la sua generosità ha reso possibile e sostanzia l’esperienza di Làbas.
La sentenza del tribunale di Torino dimostra, ancora una volta, quanto lo Stato sia celere e meticoloso nel punire chi si batte per tutelare ambiente e autoderminazione degli abitanti di un territorio, contro interessi e profitti di pochi. Nella terribile esemplarità del processo e delle pene, si legge un chiaro tentativo di intimidazione nei confronti di un’intera comunità. Noi non abbiamo paura.
Con Alvise, con Zeno, con tutt@ i condannati e le condannate: per chi ha cuore non esiste condanna!
Cs Tpo
Làbas occupato