Condannati i nove agenti della celere responsabili dell’aggressione nei confronti un ragazzo di 29 anni vicino all’Olimpico, quattro anni fa. Il comunicato dell’Associazione contro gli abusi in divisa.
Alla fine li hanno condannati. Condannati a quattro anni di reclusione gli agenti del reparto celere della polizia che picchiarono Stefano Gugliotta. I giudici della X sezione penale, presieduta da Vincenzo Terranova, hanno riconosciuto la penale responsabilità dei nove poliziotti che la sera del 5 maggio 2010, in occasione di una finale di Coppa Italia, pestarono Gugliotta dopo che uno di loro lo aveva fermato.
Una sentenza importante sotto molti punti di vista; innanzitutto perchè raramente si sente odore di giustizia nei processi che vedono sul banco degli imputati gli agenti dei reparti celere che anche in questo processo hanno provato in tutti i modi a demolire la verità, prima attaccando la credibilità di Stefano (raccontando di fantomantici precedenti penali) e successivamente a mischiare le carte con la solita scusa che con il casco e il manganello non ci può essere una identificazione certa. Fino all’ultimo giorno si è sentito questo vergognoso ritornello.
Altro elemento fondamentale è il video dell’aggressione senza il quale chissà cosa sarebbe successo, chissà quanto tempo Stefano sarebbe rimasto in carcere e se mai qualche giudice avesse creduto alla sua versione invece che a quella dei nove agenti.
Ma sicuramente l’aspetto più importante, che deve servire da esempio, è stata la capacità di Stefano e della sua famiglia di chiedere subito verità e giustizia senza farsi intimorire e ricostruendo grazie a testimoni coraggiosi la verità su quella sera.
Stefano è stato pestato senza motivo, aggredito in maniera vergognosa. Un abuso e basta, perpretato da uomini i
n divisa.
L’associazione Acad è stata in tribunale anche oggi, come in tutte le udienze, per aspettare la sentenza insieme a Stefano, alla sua famiglia e ai suoi amici. Questa presenza costante riteniamo sia stata fondamentale anche in questa vicenda; perchè la prima cosa che crediamo utile è accendere i riflettori e rompere la solitudine facendo in modo che nessuno si senta solo e indifeso di fronte a questi abusi. Ma anche far vedere ai giudici, ai pubblici ministeri e agli avvocati che c’è un pezzo di società organizzata che osserva, documenta, unisce, denuncia in maniera pubblica tutto quello che accade fuori e dentro le prigioni, fuori e dentro i commisariati, fuori e dentro le aule. Questa è l’ambizione di Acad, crescere sempre di più come strumento collettivo per trovare verità e giustizia lì dove non ce n’è, lì dove non vogliono che ci sia.
Ieri [martedì, NdR] i Pm milanesi hanno chiesto 7 anni di reclusione per gli agenti coinvolti nella morte di Michele Ferrulli e oggi [ieri, NdR] da Roma arriva questa importante sentenza.
Acad – Associazione contro gli abusi in divisa
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