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Scuola, il referendum “dovrà avere un seguito”

Visto che dal mondo della politica si susseguono dichiarazioni che tendono a “depotenziare e delegittimare” la consultazione, il comitato Articolo 33 assicura: “Non permetteremo che la volontà popolare venga ignorata”.

10 Marzo 2013 - 13:00

Cittadine, cittadini bolognesi,

in questi giorni si sono susseguiti commenti sul referendum consultivo cittadino che si terrà, anche grazie alle vostre numerose firme, il 26 maggio a Bologna. Alcuni politici hanno affermato che l’esito del referendum è scontato ma che poi è tutto da vedere, altri vi dicono che non sanno neppure se andranno a votare. Altri ancora chiedono al sindaco di intervenire, caricando così di sfumature politiche e di parte il suo ruolo, che è invece quello di garante. Insomma dalle stanze dei bottoni arrivano dichiarazioni che intendono depotenziare, delegittimare il momento del voto e il suo esito. Perché anche di fronte a un ampio coinvolgimento popolare, la politica a volte tira il freno: lo abbiamo visto con il referendum sull’acqua, dove l’acqua bene comune ha vinto e la lotta è continuata dopo il voto perché la volontà dei cittadini venisse rispettata dalla politica. Insieme, promotori del referendum, firmatari del referendum, cittadine e cittadini tutti, noi ci impegneremo perché la massima partecipazione possa esprimersi e non permetteremo che l’espressione democratica della nostra volontà popolare venga ignorata. Questo referendum è la riconquista della parola da parte dei cittadini, e appartiene a loro, non riguarda i giochi fra i partiti.

La lotta per la scuola pubblica che in tanti abbiamo intrapreso è anche questo: una battaglia democratica, per riportare i cittadini e la loro voce al centro della politica. Per partecipare alla politica assieme, per cambiare rotta insieme, e perché la nostra indicazione venga fatta valere alla prova dei fatti. Il Comitato promotore garantisce da subito il suo impegno perché la volontà dei cittadini possa esprimersi e possa avere un seguito, e chiede altrettanto impegno a tutti i bolognesi. Se il 26 maggio in tanti voteremo a, cioè se in tanti parteciperemo e sceglieremo di indirizzare alla scuola dell’infanzia comunale e statale quel milione di euro che ogni anno il Comune dà alle scuole d’infanzia paritarie private, allora la priorità che abbiamo indicato dovrà avere un seguito. Non esiste consultazione migliore e più allargata e dunque rappresentativa del referendum.

Caro primo cittadino, questo referendum è una opportunità per la politica, quella vera e sana, per prendere contatto con i cittadini tutti, per verificare e dare seguito alla loro volontà popolare. Questo referendum è una opportunità di democrazia. Dalle istituzioni ci aspettiamo che rispettino in tutto il suo valore l’esercizio democratico: a lei ricordiamo il suo ruolo di garante e pretendiamo la sua terzietà rispetto alla campagna referendaria. Il compito dell’istituzione comunale è senz’altro quello di comunicare che si vota e di garantire le migliori condizioni per la partecipazione al voto a cominciare dal numero e dalla dislocazione dei seggi. Le abbiamo scritto il 28 febbraio proprio per chiederle aggiornamenti su questi aspetti, e ovviamente aspettiamo risposta. Ma certamente quello che non ci aspettiamo, e che non accetteremmo, è che il Comune si faccia solleticare dalle sollecitazioni politiche di parte che invitano ad aggiungere alla regolamentata informazione istituzionale interventi di informazione di parte.

Impegniamoci insieme per andare al voto in tanti e per scegliere la scuola pubblica: i soldi di tutti alla scuola di tutti. Prendiamo parola, facciamoci sentire. Perché tutte le cittadine e i cittadini possano esercitare il loro diritto alla istruzione pubblica, laica e gratuita, votiamo scuola pubblica il 26 maggio. Scegliamo a, perché la scuola pubblica troppo a lungo umiliata torni ad essere una priorità.

Il Nuovo Comitato Articolo 33