Editoriale

Editoriale / I passi indietro di Camusso e Cgil [+vignetta]

Nessuna parola sulla richiesta, sempre più forte e urgente, di uno sciopero generale. Svaniscono perfino le parziali aperture dei mesi precedenti. Il nostro commento ed un “retroscena” sulla segretaria della Cgil…

28 Gennaio 2011 - 16:51

vignetta

E’ il 9 novembre 2010. La Cgil ha da poco chiuso con il congresso. Il primo, nella storia del sindacato, che ha visto due mozioni contrapposte. A Susanna Camusso tocca Bologna per il suo primo intervento ufficiale da nuova segretaria generale. Nella tana del lupo: Bologna è una roccaforte della mozione alternativa a quella dell’ex segretario Epifani, della mozione cioè che ha raccolto e convogliato tutto il malcontento (della Fiom innanzitutto) emerso nei confronti di una gestione troppo concertativa da parte del più grande sindacato italiano. Sotto le Due torri Camusso è invitata per l’assemblea dei delegati bolognesi dell’intera Cgil. La platea, a più riprese, invoca lo sciopero generale. Lo stesso fanno i delegati metalmeccanici che parlano dal palco. La richiesta di proclamare lo sciopero generale, del resto, viene posta da settimane. La grande manifestazione del 16 ottobre l’ha resa forte e pubblica. Camusso, dal palco di Bologna, spiega che ogni decisione in tal senso va rinviata: se ne parlerà dopo la manifestazione che la Cgil ha in programma per il 27 novembre. Se non ci saranno risposte dal Governo, dice, “sarà la cosa più probabile che dovremo fare”.

Passiamo al 27 gennaio 2011, ieri. Mentre Camusso attendeva “risposte” dal Governo, i lavoratori la loro risposta l’hanno data con i NO di Pomigliano e Mirafiori e con lo sciopero dei metalmeccanici. A Bologna ce ne sono almeno 30.000 in piazza. Con loro anche studenti, precari e movimenti. Lo sciopero generale è invocato nei cori degli operai e sugli striscioni di tutti, così come negli interventi dal palco. Lo chiede chiaro e tondo anche il segretario della Fiom, Maurizio Landini, seguito dal boato di piazza Maggiore. Di tutta la piazza. Poi parla Camusso. Dal cuore del Crescentone le sue parole trovano un sottofondo continuo: “Sciopero generale”, ripetono studenti e precari. Tra i metalmeccanici più vicini c’è chi segue l’esempio. Eppure, Sussanna Camusso non nomina mai le due parole che tutte e tutti vorrebbero sentire: sciopero generale. Non dice che bisogna aspettare. Non dice che lo sciopero generale non verrà proclamato. Sussanna Camusso non dice nulla, si rifiuta anche di rispondere ai giornalisti. Ignora. Gira la testa da un’altra parte.

Non è vero che rispetto alla necessità sempre più urgente di uno sciopero generale la Cgil è “ferma”. Di passi continua a farne. All’indietro. Verso destra. Di sicuro, allontanandosi sempre di più da chi ogni giorno paga la crisi con maggiore violenza.