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Parma / Alla Bormioli di Fidenza la polizia carica ancora lavoratori e solidali

Continuano da dicembre i blocchi dei lavoratori della logistica licenziati dalla fabbrica del vetro. Ieri in tarda serata, mentre i facchini ai cancelli impedivano l’uscita dei camion, la celere ha alzato i manganelli. Ferito un operaio.

18 Febbraio 2016 - 14:04

(da Infoaut)

Importante giornata di conflitto a Fidenza, in provincia di Parma e all’interno di quell’Emilia-Romagna capofila sin dalle lotte ad Ikea e Granarolo delle mobilitazioni nel mondo del lavoro degli ultimi anni. Una nuova precipitazione si è avuta nella vicenda che oppone la volontà di ristrutturazione delle relazioni industriali affermata dalla ditta Bormioli Rocco alla determinazione degli operai e delle operaie organizzati nel SI Cobas nel resistere all’innovazione padronale.

Blocchi si protraggono a singhiozzo dagli ultimi giorni dello scorso dicembre fino ad oggi, con nel mezzo cariche,fermi, denunce, inseguimenti in tangenziale, manifestazioni dei dipendenti diretti di Bormioli appoggiati da tutte o quasi le forze politiche cittadine, i confederali e il sindaco in testa, ma anche contromanifestazioni come quella lanciata dallo stesso SI Cobas capaci di portare un migliaio di facchini da varie città a Parma in solidarietà ai malgrado loro protagonisti di questa vicenda.

Ma veniamo ad oggi. In programma era presente un nuovo picchetto che ha visto la partecipazione oltre che dei licenziati dalla Bormioli anche di tanti e tante solidali da tutto il Nord Italia; obiettivo del blocco era ancora una volta protestare contro i licenziamenti e le condizioni peggiorative applicate nella fabbrica in seguito all’ingresso del consorzio Cal al posto di quello precedente Lintel. Un picchetto di centinaia di persone si è cosi costituito sin dal primo mattino, bloccando i camion in entrata e in uscita e determinando una nuova situazione di forte perdita per la Bormioli, obbligata a rivolgersi alla forza pubblica per sbloccare la situazione.

La giornata si è però trascinata stancamente senza innalzamento di tensione fino alle 22: una volta arrivati i rinforzi di celere, questa si è schierata per rimuovere con la forza il presidio che ha deciso a quel punto di praticare la resistenza a terra. La determinazione operaia ha fatto sì che le operazioni risultassero difficili, facendo saltare i nervi alle forze dell ordine che hanno cominciato a fare pressione, dapprima con colpi ripetuti di scudo e a seguire con vere e proprie cariche. Il presidio ha resistito fronteggiando senza timore la provocazione poliziesca e ripiegando con ordine.

Non paga, la celere ha però proseguito le cariche per alcune decine di metri, dopodiché ha lanciato svariate decine di lacrimogeni a grappolo per disperdere il blocco stradale che si era formato. Nel frattempo altri facchini riuscivano a bloccare i primi camion in uscita sdraiandosi sotto di questi, e venendo a loro volta attaccati da un ulteriore lancio di lacrimogeni che ha portato al ferimento di uno dei licenziati della Bormioli, costretto a causa di una successiva crisi di asma ad essere portato in ospedale con la celere vergognosamente al seguito dell ambulanza che trasportava il lavoratore.

Quest ultimo è stato poi oggetto di un tentativo poliziesco di arresto in flagranza all’interno dell ospedale respinto dai compagni che lo accompagnavano. Contemporaneamente un altro spezzone di celere ha fermato il pulman dove erano saliti tanti facchini e solidali una volta disciolto il blocco, effettuando perquisizioni allo scopo di intimidire i manifestanti che non sono però ceduti alle provocazioni.

La ditta, va ricordato, è ritenuta una delle fabbriche-simbolo del Made in Italy che esporta in mezzo mondo ma va precisato che questa multinazionale nel 2011 era al 95% di proprietà del Banco Popolare (ereditato poi dalla Popolare di Lodi (remember Fiorani ) che a sua volta vendette l’intera quota ad un fondo di investimento inglese, tale Vision Capital, che ha iniziato la sua opera di ristrutturazione nella riduzione dei “costi fissi”, leggasi iniziando lo smembramento delle diverse divisioni produttive della società ad altre multinazionali svizzere ed austriache nellottica di una buona presentazione in sede di ingresso a Piazza Affari. Quest’italianità declamata della Bormioli, tutta giocata sullabbassamento dei costi e dei diritti dei lavoratori, è dunque piuttosto ipocrita , fittizia e molto precaria.

Non è precaria invece la lotta nel settore della logistica in Emilia-Romagna: una lotta che ha visto un intreccio virtuoso tra operai in lotta, occupanti di case e studenti di scuole e università, attivisti e militanti che ha saputo creare la possibilità di un innalzamento delle possibilità di resistenza e conflitto in grado di ottenere vittorie quanto di sollevare in maniera evidente a livello mediatico e sociale la dura realtà dello sfruttamento nel mondo del lavoro nostrano. Una costruzione di relazione politica tra strutture organizzate politiche e sindacali capace di radicarsi con forza nella composizione sociale, senza venire meno alla pratica del picchetto e del blocco come espressione di conflitto e impossibilità di mediazione rispetto alle esigenze del padronato.