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Via Zamboni, fermata la cancellazione di un altro murale

E’ quello intitolato ‘Bologna meticcia’ sulle manifestazioni contro Salvini del 2015. Cua: “Ci siamo disposti per evitare che venisse danneggiato, impedendo questo ennesimo sfregio”.

22 Agosto 2018 - 17:14

“Questa mattina, alle 7.30, l’università ha provato a portare avanti l’opera di attacco ed eliminazione dei murales di via Zamboni. Bene abbiamo fatto a non fidarci delle fuorvianti dichiarazioni dell’università che ieri aveva sostenuto di fermarsi all‘eliminazione del murales in onore alla lotta delle donne kurde contro Isis”. Lo scrive il Collettivo Universitario Autonomo in un comunicato.

Prosegue il Cua: “E infatti, questa mattina, quando ci siamo recati sul posto stavano per iniziare i lavori di eliminazione e sfregio del murales ‘Bologna Meticcia’. Altro simbolo importante per la città, lavoro nato in occasione della visita di Salvini a Bologna, quando in migliaia, oltre 5000, abbiamo resistito alle cariche della polizia su ponte Stalingrado e respinto la provocazione Leghista. Un murales ancor più importante in questi giorni in cui si continua a morire nel Mediterraneo. Quando abbiamo visto che l’attacco era ricominciato ci siamo subito disposti per evitare che il murales venisse danneggiato ulteriormente e siamo riusciti a fermare questo ennesimo sfregio alla zona universitaria”.

Si legge poi: “È ormai chiaro l’intento di un attacco complessivo da parte del rettore Ubertini alla zona universitaria, alle sue forme di vita, socialità, arte e cultura in nome di un decoro che è soltanto bruttezza, grigiore e freddezza. Sappiamo che per raggiungere il suo scopo è capace di far entrare all’opera dei lavoratori anche di notte, mentre lui è comodamente seduto sulla sua poltrona a contare i soldi del suo sproporzionato compenso che di certo non si è meritato, vista l’amministrazione disastrosa di questi anni. Sappiamo quindi che questi interventi possono avvenire in qualsiasi ora, di notte come all’alba. Ma la solidarietà di ieri, dall’Italia e non solo, ci invita a non demordere e ci parla della necessità di continuare a fare dei muri della zona universitaria un luogo di racconti delle lotte e della dignità del nostro presente come del passato e del futuro.”

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