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Pecos rimane in “Scandella”, la musica “libera” tornerà nella sua casa

I tanti appelli e la mobilitazione via web delle musiciste e dei musicisti bolognesi hanno fermato l’annunciata disdetta. Il Quartiere San Donato – San Vitale confessa l’errore e fa dietro front, anche se la questione non è compiutamente risolta e rimane aperto il tema del bando pubblico.

10 Aprile 2024 - 12:50

 

La “comunicazione standard” del Quartiere

Mentre in città si sta concludendo il ciclo di otto appuntamenti sul “music business”, organizzato da “Bologna Unesco City of Music”, venerdì 5 aprile Gianluca Grazioli, conosciuto da tutti/e come Pecos, riceve una mail dal Quartiere San Donato – San Vitale che lo invita a rimuovere gli strumenti e le attrezzature musicali e riconsegnare le chiavi entro martedì 9 aprile alle 11,30.

Lo spazio che deve essere sgomberato è quello delle sale prove musicali di via Scandellara, dove da quasi quarant’anni anni l’associazione Sub Cave ha gestito uno dei centri musicali più importanti della città. Pecos ha fatto parte del gruppo di giovani, tra musicisti e tecnici (dilettanti e professionisti), che diedero vita al progetto e che, per decenni, hanno messo a disposizione di tanti gruppi e band una sala prove a prezzi popolarissimi e con tutte le strutture necessarie, e uno studio di registrazione, altrettanto economico, dove, nel corso del tempo, hanno inciso moltissimi artisti, producendo dischi e cd per varie etichette discografiche italiane.

Pecos, che è un batterista di talento ed è diventato per passione anche un esperto tecnico musicale, è stata l’anima di “Scandella”: il pilastro che ha retto tutte le attività del centro, nei momenti di “alta” e in quelli di “bassa”. Per via della decisione del Quartiere di ristrutturare i locali, è già da più di un anno senza lavoro. Ora, col provvedimento che gli hanno comunicato in questi giorni, ha rischiato di rimanere anche senza il luogo in cui, dalla metà degli anni Ottanta, ha prestato la sua opera.

Pecos, per il suo impegno e il suo entusiasmo, per il servizio che ha dato a tanti gruppi, è diventato un vero e proprio mito del panorama musicale bolognese. Quello che per molti è una leggenda sta vivendo, però, una situazione disperata: è senza fondi e non avrebbe nessun luogo dove traslocare i tanti strumenti e la miriade di attrezzature che sono custodite in via Scandellara.

A sostegno di Pecos le band che con lui sono cresciute e i tanti artisti che con lui hanno lavorato hanno lanciato una chiamata collettiva. In pochissimo tempo centinaia di persone sul web (e non solo) hanno espresso la loro solidarietà e vicinanza: “Deve essere aiutato e sostenuto”, sono le parole principali di questo appello.

Il centro musicale della Scandellara è attivo dal 1985, quando cominciò a far circolare le prime note il sindaco Matteo Lepore non aveva ancora l’età per iniziare le scuole elementari. Non sappiamo se da ragazzo sia mai andato a sentire un concerto nei 17 anni del festival “Scandellara Rock” dedicato alle tendenze musicali giovanili. Se si fruga nei motori di ricerca qualcosa sul rapporto del primo cittadino con la musica si trova solo un video su YouTube del 16 giugno 2019 (per la sua partecipazione al concerto di testimonianze musicali “Zum zum zum” del Piccolo Coro dell’Antoniano) e un articolo del Resto del Carlino sulla playlist del sindaco, ma per leggere il pezzo occorrerebbe abbonarsi al Quotidiano nazionale e questo è veramente troppo.

La presidente di quartiere Adriana Locascio aveva invece sette anni, ma forse era ancora lontana da Bologna quando dalla “Scandella” uscirono le prime note. E, comunque, ha iniziato a svolgere la sua attività politica solo nel 2014 (come responsabile della comunicazione dell’Unione dei circoli Pd di San Donato), chissà se ha mai avuto il tempo di farci un salto al Sub Cave?

La vice sindaca Emily Marion Clancy, invece, nacque sei anni dopo l’apertura delle sale prova. Quando l’associazione di Pecos organizzò la prima edizione di “Scandellara rock” lei aveva iniziato a fare i primi passi. Così, come non le si possono attribuire delle colpe per i carri armati all’università il 13 maggio 1977 (quando il Comune dette il suo assenso al ministro dell’Interno Cossiga per l’arrivo degli M113 dalle parti di piazza Verdi), anche se tutti gli anni l’11 marzo qualcuno glielo ricorda; non la si può nemmeno colpevolizzare per il fatto che, nel 1996, l’amministrazione comunale non mantenne le sue promesse e i giovani musicisti di “Scandella” furono costretti a protestare contro il Comune per l’insostenibile peso finanziario della gestione delle sale prova e contro il quadro normativo statale che strangolava le attività di spettacolo dei gruppi autogestiti (una su tutte la “gabella” della Siae). A Emily Clancy un’energica tiratina d’orecchie comunque gliela si può dare, avendo fatto per anni (prima di buttarsi a tempo pieno in politica) la dj a Radio Città del Capo e avendo pure, diverse volte, messo dischi sui piatti del Covo; perciò se avesse avuto l’attenzione dovuta per la musica di base e per lo spazio più conosciuto dell’undergroud bolognese, non avrebbe proferito una bestemmia. E poi il vice-presidente di quartiere dove ha sede la “Scandella” è del suo raggruppamento politico, un po’ di informazioni poteva passargliele su quello che stava avvenendo… O no?

Detto, tutto questo, al di là dell’età, chi intende occuparsi del governo di una città come Bologna non può permettersi di non sapere cosa abbia rappresentato negli anni il Centro Musicale Scandellara.

Ma tant’è, una ripassatina non guasta: ha offerto un servizio di sale prove per centinaia di gruppi musicali; la sua sala prove è stata una delle pochissime “non private” rimaste in città dopo lo smantellamento dei centri giovanili. Iniziato come semplice servizio, nel corso degli anni, il Centro ha prodotto rassegne musicali con lo scopo di far conoscere i gruppi che svolgevano attività nei suoi spazi. Nello studio di registrazione del Centro sono nate tante autoproduzioni e si è favorito la crescita di molte nuove bands bolognesi. Il Sub Cave è stata una realtà che ha sempre vissuto quotidianamente nel territorio, in una zona di San Vitale dove la mancanza di occasioni e di luoghi di aggregazione per i giovani ne facevano un posto ad alto rischio sociale.

In fin dei conti, quello che Pecos e la sua associazione hanno fornito è stato un vero e proprio servizio di utilità sociale e culturale, uno spazio pubblico offerto a tanti musicisti che altrimenti non avrebbero avuto possibilità di esprimersi nel rigido e limitato circuito commerciale.

Musicisti, gruppi e bands che hanno spesso “ripagato” questo aiuto con una grande disponibilità a partecipare ad eventi di solidarietà e di lotta.

In questo contesto ci piace ricordare che, durante l’edizione del festival “Scandellara Rock” del 1997 fu attivata una collaborazione con il nostro giornale, Zero in condotta. In occasione del concerto di Papa Richy, venne dato il via a un censimento dei gruppi musicali bolognesi. Attraverso la compilazione di una scheda informativa, ogni gruppo interessato aveva l’opportunità di far conoscere la propria formazione , il nome, il genere musicale e il percorso artistico.

L’originale rassegna di musica dal vivo ebbe per diversi anni uno straordinario successo di pubblico. Divenne un appuntamento irrinunciabile per tante ragazze e tanti ragazzi che trascorrevano l’estate in città. L’ingresso era rigorosamente gratuito ed era un’occasione unica per conoscere o rivedere sul palco i migliori gruppi della scena musicale cittadina, da quelli più noti a quelli che ancora non avevano avuto modo di dimostrare ad un pubblico più ampio il loro talento. L’atmosfera del parco di villa Scandellara era, infine, la più adeguata cornice ad un luogo che si dimostrò essere un punto di incontro reale, al di fuori delle più banali logiche di consumo o di spettacolo “usa e getta”.

I problemi cominciarono ad emergere nel 2015, quando la convenzione con il Sub Cave andò in scadenza. Ma, tra i progetti di riqualificazione ammessi al voto nel bilancio partecipativo degli anni 2019/2020 del Quartiere San Donato – San Vitale, il progetto che ottenne il maggior numero di voti (639) fu “Scandellara rocks- Nuova musica nelle scuderie del parco di villa Scandellara”. Prevedeva “la messa in sicurezza e la ristrutturazione dell’edificio al fine di proseguire e valorizzare l’attività di aggregazione legate alla musica – come, ad esempio, laboratori di composizione e registrazione musicale con la partecipazione delle scuole, di ragazzi disabili e libera utenza – e con l’intento di coinvolgere la cittadinanza”. Gli obiettivi principale del progetto erano quelli di “consolidare e riqualificare uno spazio musicale con forte e storica valenza aggregativa, ubicato in un territorio che richiede un presidio culturale e sociale”.

I lavori di ristrutturazione furono finanziati e cominciarono, si fermò l’attività in attesa della fine dell’intervento, ma poi, in questi giorni, il Quartiere ha mandato (adesso si dice per errore) quella mail in cui si intimava di liberare lo spazio perché potesse essere messo messo a bando. E il percorso partecipato degli anni precedenti? E la ristrutturazione attivata per la finalità del progetto di Pecos? Che senso ha aver ristrutturato uno spazio dove il suo utilizzo era stato indirizzato verso le finalità del progetto vincitore e poi rimetterlo a bando? Nessuno….

Il Quartiere fa retromarcia e ammette l’errore

Anche in questo caso, con proporzioni e forme diverse dall’altra vicenda esplosa nello stesso quartiere (quella delle scuole Besta e del parco Don Bosco), per arrivare al passo indietro dell’amministrazione comunale sono state necessarie proteste, appelli, prese di posizione, chiamate alla lotta. Ormai è chiaro ai più: il Comune riapre le sue porte, solo quando si rende conto di avere “pestato una merda”, ma per capirlo è necessaria la pressione dei cittadini e delle cittadine.

Con le parole “confronto” e “partecipazione” le nostre istituzioni si sciacquano quotidianamente la bocca, in realtà, nei palazzi, ai vari livelli, si sta diffondendo l’idea che la vittoria elettorale legittimi a governare con arroganza, senza mai contemplare passi indietro per accogliere il dissenso e scegliere anche con il contributo di chi ha idee diverse.

Comunque, la mobilitazione delle musiciste e dei musicisti, tanto intensa e con un senso di “collettività” e di “comunità” che solitamente non si vedono in quegli ambiti, ha lasciato tracce che danno il “la” a una nuovo album di storie di vita, di produzioni indipendenti, di musica libera. Nella giornata del 9 aprile il Comune ha ammesso l’errore del Quartiere nella comunicazione del 5 aprile e, attraverso la delegata del sindaco al Bilancio partecipato, ha dichiarato in un comunicato: “Pecos resterà a Scandellara grazie ad un patto di collaborazione. Questa mattina abbiamo incontrato con il Quartiere l’associazione culturale Sub Cave Scandellara, per fare un sopralluogo a seguito degli interventi di rigenerazione realizzati grazie al Bilancio Partecipativo 2020. Riconosciamo il grande valore di questa realtà e di quello che in questi anni ha sempre fatto per portare in questo angolo di città un importante presidio culturale, artistico e sociale attraverso la promozione musicale. Esperienza che vogliamo preservare e che andrà avanti nel suo prezioso lavoro grazie ad un patto di collaborazione, in attesa dell’avviso di progettazione condivisa che, ripartendo dalle proposte della cittadinanza vincitrice del bilancio partecipativo con il progetto Scandellara Rocks, aprirà un percorso di progettazione condivisa per la gestione delle attività in questo spazio prezioso per la comunità locale e cittadina”.

Parole abbastanza in “politichese” che fanno intendere che la questione non è compiutamente risolta, rimane aperto il tema del bando pubblico. Comunque un dato è certo: Pecos, intanto, non dovrà traslocare dagli spazi di via Scandellara.

E’ una vittoria… del buon senso, della mobilitazione, di quel poco di “città viva” che è rimasto… chiamiamola come ci pare, ma chi aveva altre mire adesso se le è dovute rimangiare.

E se poi tutto questo “calore” e “affetto” che è esploso in un sol giorno facesse ripensare all’idea di ridare vita al festival che si teneva da quelle parti… Lasciamo i puntini di sospensione per vedere se qualcuna o qualcuno intende continuare la frase.

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