"La libertà è la nostra sicurezza"

Respingiamo Maroni: "Ora a noi la parola"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta del centro sociale Tpo e il comunicato di Bartleby in merito alle polemiche sollevate da alcuni sindacati di polizia e dal giornale "Il Resto del Carlino" all'indomani del corteo contro la presenza del Ministro Maroni all'Università.
8 ottobre 2009


Dopo aver assistito sulle pagine del Resto del Carlino al dibattito che ha visto contrapposti il VII Reparto Mobile di Bologna e la Questura. Adesso pensiamo che i protagonisti di quella giornata di lotta debbano prendere parola.
Per quanto ci riguarda un corteo composto da studenti, attivisti e semplici cittadini, che portavano solo dei pericolosissimi canotti e materassini, è stato brutalmente caricato dalle forze dell'ordine.
La carica, teniamo a precisare assolutamente spropositata, è stata effettuata non per scongiurare qualche grave pericolo per la pubblica incolumità, ma solamente per impedire che studenti dell'Università di Bologna e un significativo pezzo di città che ripudia razzismo e xenofobia potesse prendere parola e dimostrare tutto il proprio dissenso verso la presenza in città, e specificatamente in un'aula universitaria, del ministro leghista Roberto Maroni. Lo stesso ministro dei respingimenti e dei migranti lasciati morire in mezzo al mare, del pacchetto sicurezza che istituzionalizza le ronde, esponente di un partito che fa dell'odio per il diverso la propria bandiera.
Come studenti quello che è avvenuto il 28 settembre ci sembra ancora più grave.
L'Alma Mater Studiorum fa salire in cattedra, il tutto con riconoscimento di ben 8 crediti formativi, il ministro Maroni senza la possibilità di contraddittori o repliche di ogni genere e sorta. Addirittura due pericolosi studenti che provano ad entrare nell'aula di Santa Lucia dotati di un semplice cartello vengono bloccati, identificati e allontanati.
L'attuale Amministrazione universitaria ancora una volta blinda le sue aule pur di non far esprimere i propri studenti. Naturalmente notiamo "con piacere" che da parte del rettore Calzolari e di suoi lacchè Monari, Depolo e compagnia cantante, su questo aspetto c'è sempre una certa coerenza. Ricordiamo per esempio, uno fra tanti, la studentessa mandata al pronto soccorso con diversi punti di sutura in testa solo per aver cercato di entrare nel "suo" rettorato poco dopo lo sgombero di Bartleby.
A questo punto ci chiediamo se non avrebbe più senso sostituire la figura del "Prorettore con delega agli studenti" ad un forse più utile "Prorettore al contenimento dei bisogni e dei desideri degli studenti con particolare delega ai rapporti verso la Questura".
Pensiamo che ancora una volta il silenzio assordante dell'Università e dei suoi vertici su quanto avvenuto il 28 settembre in via Santo Stefano sia vergognoso e per questo forse sia necessario un attento dibattito e una lunga analisi.
In merito alla polemica tra Reparto Mobile e Questura diciamo solo che quando è troppo è troppo.
Il 28 settembre un corteo pacifico (si signori pacifico!) e senza alcun strumento atto ad offendere, ma solamente dotato di cartelli, meterassini e canotti è stato brutalmente e unilateralmente caricato e picchiato da diverse Squadre del VII Reparto Mobile. In tutte le foto e in tutti i video presenti anche nei siti internet dei maggiori quotidiani mainstreem di questa città si vede chiaramente come la carica parta a causa di un ormai ben noto soggetto appartenente al suddetto Reparto Mobile che si accanisce contro uno studente munito di un pericolosissimo megafono. Non pago di tutto questo il solito soggetto, a carica già ultimata e in una situazione assolutamente tranquilla, si è nuovamente scagliato contro lo stesso studente cercando di colpirlo al volto con inequivocabile intento punitivo.
Questa è la verità su quella giornata. Il resto sono solo speculazioni fini a se stesse fatte da soggetti in cerca forse di un po' di visibilità. O peggio ancora da chi sa che il 28 settembre il VII Reparto Mobile di Bologna ha in maniera premeditata caricato un corteo pacifico e sta facendo di tutto perchè di questo non si parli.
Ma a noi tutto questo non interessa e soprattutto non ci spaventa, perchè comunque continueremo ad invadere le strade e le piazze di questa città ogni qual volta ce ne sarà bisogno. Con la gioia e la determinazione di sempre.
Ricordandoci e ricordando a tutti che il dissenso e la presa di parola pubblica sono elementi fondamentali di qualsiasi paese che voglia definirsi democratico.
In chiusura un paio di cose.
Alla questura diciamo soltanto che si potrà iniziare a parlare di sicurezza nelle piazze quando soggetti più volte indicati come attori primi di veri e propri attacchi punitivi nei confronti di singoli manifestanti verranno rimossi dal loro incarico.
All'attuale Amministrazione universitaria ci permettiamo il lusso di non dire più niente...speriamo solo che se ne vadano il prima possibile e la smettano di fare danni. Che riposino in pace...amen.

Bartleby_onda anomala bologna

 


 

Lettera aperta alla città di Bologna sul corteo "Respingiamo Maroni"

Apprendiamo, con un certo stupore, che sulle pagine del "Resto del Carlino" si dibatte sulla richiesta di più sicurezza (?) per i reparti di polizia durante le manifestazioni e cortei che si svolgono a Bologna
I sindacati di polizia protestano e chiedono più garanzie e tutele per l' incolumità dei loro "assistiti".
Il questore si affretta a tranquillizzare e rassicurare gli animi.
Per quanto ci riguarda, questo dibattito assume dei tratti paradossali e , allo stesso tempo, ci sembra che i toni ed i modi di questa "protesta" siano molto pericolosi.

Ma veniamo ai fatti:

* Lunedì 28 settembre, muniti di pericolosissimi gommoni e materassini (da mare...), volevamo entrare nell'aula Absidale dell'Università di Bologna per manifestare la nostra rabbia e indignazione contro la presenza del Ministro Maroni, questo personaggio razzista e xenofobo che rivendica politicamente le morti di rifugiati che tentano di attraversare il Mediterraneo per sbarcare in Italia.

Muniti di gommoni, dicevamo, siamo stati caricati dalla polizia in maniera violenta e sproporzionata. Siamo stati manganellati e feriti. Noi!

* Dai numerosi video che documentano i momenti di tensione avvenuti quel giorno in via S. Stefano è chiaro che la carica è stata guidata da un "efficiente" capo-reparto che già abbiamo incontrato nelle Nostre Piazze.

Quest'uomo si era già distinto per la sua "fermezza", il 2 Aprile 2008 durante la "Cacciata di Giuliano Ferrara da Piazza Maggiore" (la rete è piena di video e foto al riguardo!) nel colpire una manifestante ad un occhio (usando il manganello al contrario e colpendola cioè con l'impugnatura rigida!) e nel provocare costantemente i manifestanti a suon di manganello alzato!

A nostro avviso, è preoccupante l'ennesima presenza in piazza di un poliziotto dal manganello facile.
E' grave, inoltre, che la carica sia partita non come reazione alla nostra "pressione", fatta di materassini (da mare..) premuti contro il cordone di polizia , ma per la deliberata e scellerata azione di un singolo componente delle forze dell'ordine che, infuriato ed imbizzarrito, si è scaraventato su un manifestante assolutamente disarmato (a parte un pericolosissimo megafono nella mano che ovviamente era utilizzato per fini comunicativi e fortunatamente è stato ottimo scudo contro il Manganellatore Folle!!!)

* Proprio il concetto di democrazia dovrebbe comprendere l'esercizio del dissenso.
Esercizio che più volte le forze di polizia e gli organi politico-amministrativi di questa città vorrebbero negarci. Come ci hanno negato, con la forza e la violenza che li caratterizza, l'accesso a quell'aula Universitaria.

* Last but not least!!! Tra le righe del Resto del Carlino parafrasiamo così le dichiarazioni dei sindacati di polizia "Lasciateci menare e fare il culo a questi pericolosissimi manifestanti".

Pensiamo che sia molto grave che un corpo di polizia prenda parola per avere libertà di gestione e di violenza nelle piazze di Bologna, che voglia assicurata una "immunità" sulle proprie azioni e reazioni durante le manifestazioni di piazza, che voglia avere le mani libere per agire a suo piacimento.
Le mani libere le hanno già e, a nostro avviso,ne abusano già abbastanza.

E' di questi giorni la deposizione delle motivazioni sulla sentenza "omicidio Aldrovandi", che ha condannato 4 agenti della polizia a 3 anni e 7 mesi. Una sentenza che esplicita chiaramente una cosa: Aldro e' morto, ucciso dagli abusi di potere di 4 poliziotti, morto senza una ragione a meno di 20 anni. Eppure, i giudici pur riconoscendo la difficoltà' incontrata nelle indagini, le reticenze da parte dei "colleghi" e anche le minacce subite dai testimoni non sono andati oltre una condanna di facciata, una condanna che non impedisce ai colpevoli di omicidio di continuare a fare il proprio lavoro e di continuare la loro vita per quelle strade dove Aldro e' morto.
E, allo stesso modo, oggi veniamo a conoscenza della sentenza di primo grado sui fatti della Scuola Diaz, nei giorni della "macelleria messicana" di Genova 2001. Assolti per "non aver commesso il fatto" l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro e l'ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola, accusati di aver indotto alla falsa testimonianza l'ex questore di Genova Francesco Colucci.

Due storie diverse che parlano la stessa lingua: abuso di potere e immunità garantita, violenza immotivata e sotterfugi, minacce e azioni "poco chiare" atte a nascondere la verità e le "malefatte" delle forze dell'ordine.

Noi torneremo ancora e sempre in piazza e per le strade della nostra città a dissentire e protestare, a recuperare e riprodurre le pratiche e le istanze democratiche che dovrebbero appartenere alla nostra società.
Non ci fermeranno i manganelli o più poliziotti, non ci fermeranno i divieti e il vuoto di diritti che invece dovrebbero esserci garantiti.
Ci basta sapere che, tornati, a casa, dopo un'altra giornata di lotta...abbiamo strappato anche oggi un'altra porzione di libertà!!!

La libertà è la nostra sicurezza!

TPO
Via Casarini 17/4

Info: tpo@mail.com

 

 

 

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