Recensione del film d'esordio di Susanna Nicchiarelli

Cinema / «Cosmonauta»

Opera vincitrice del premio Controcampo italiano alla mostra del cinema di Venezia, storia di un'adolescenza vissuta negli anni della guerra fredda, quando le conquiste spaziali erano pedine fondamentali nell'affermazione della potenza sovietica.
6 ottobre 2009 - GZ

Regia: Susanna Nicchiarelli

Sceneggiatura: Susanna Nicchiarelli, Teresa Ciabatti

Attori: Claudia Pandolfi, Sergio Rubini, Mariana Raschillà, Pietro Del Giudice, Susanna Nicchiarelli, Angelo Orlando

Durata: 85 min.

Fotografia: Gherardo Gossi

Montaggio: Stefano Cravero

Produzione: Fandango, Rai Cinema

Distribuzione: Fandango

Paese: Italia 2009

Nelle sale dall' 11 settembre 2009

 

Fulminante inizio del film con Luciana, bambina di nove anni rimasta orfana del padre, che fugge dalla prima comunione strappandosi il vestito bianco e in risposta alle perplessità della madre grida: "Io là non ci torno perché sono comunista!". In sottofondo una versione reinterpretata di una delle canzoni simbolo degli anni sessanta, "Nessuno mi può giudicare" di Caterina Caselli, miglior modo di esprimere la personalità di Luciana, già da bambina emblematico ritratto della ricerca di libertà che connotava quell'epoca. La colonna sonora, piena di canzoni rifatte dello stesso periodo (tra cui spicca "Cuore Matto" eseguita dai Sikitikis) che ritmano e danno espressività alle scene, è infatti uno dei punti di forza di questo film, per la cui supervisione la regista si è affidata a Max Casacci dei Subsonica.

La storia procede mostrando la protagonista ormai adolescente che milita nel PCI e vive i suoi primi amori, ma dopo la brillante scena d'apertura, Cosmonauta mostra alti e bassi, non riuscendo a mantenere lo stesso ritmo incalzante, in un'alternanza tra schietta originalità e momenti in cui si fa più evidente lo stile ancora un po' acerbo. Interessante è l'inserimento nel montaggio di immagini d'epoca, dal lancio in orbita della cagnetta Laika nel 1957 alla missione spaziale di Gagarin nel 1960 per concludere con i passi sulla Luna di Neil Armstrong nel 1968, che raccontano così senza parlare, lo scorrere del tempo e alludono alla vittoria americana nello scacchiere delle grandi potenze mondiali.

Ciò che esce in modo prorompente dall'opera prima di Susanna Nicchiarelli è infatti il nostalgico ritratto di un'epoca densa di ideologie e di lotta politica, in cui vi era il coinvolgimento entusiasta delle grandi masse. Vedere nel film giovani che ogni pomeriggio si ritrovano nella sede locale del PCI  e discutono sulle sorti del mondo intero, ha, se confrontato alla realtà odierna, un effetto potentissimo. Viene da chiedersi cosa ne penserebbe Luciana se sentisse i molti adolescenti di oggi che sono felici di non avere ancora 18 anni perché "non saprebbero cosa votare", e quando si trovano a poterlo fare dichiarano che i politici sono tutti uguali ed è meglio essere egoisti e scegliere chi ti riempie di più le tasche. Il confronto tra il mondo dei grandi ideali degli anni sessanta, che guardavano al futuro e a una dimensione globale, e il mondo attuale dell'io, del presente e dell'interesse limitato al proprio orticello, esce impietoso dal film, che, senza mai dichiararlo apertamente, ci lascia questa riflessione da portare con noi fuori dalla sala.