Recensioni

Videocracy - Basta apparire

La recensione dell'ultimo film del regista italo-svedese Erik Gandini. Un film che è stato proiettato alla sessantaseiesima mostra del cinema di Venezia, anche se nelle due sezioni autonome e non in quelle ufficiali, e che ha suscitato molte polemiche, poichè giudicato un attacco politico ad una sola persona: Silvio Berlusconi. Per questo motivo il trailer del film non è stato mandato in onda dalla Rai e da Mediaset, che lo ha giudicato, in primo luogo, un attacco alla televisione commerciale e quindi incompatibile con le proprie "esigenze". Il documentario è distribuito da Fandango ed è nelle sale italiane dal 4 settembre.

21 settembre 2009 - Greta Zuccheri


videocracy Regia: Erik Bandini

soggetto: Erik Gandini 
sceneggiatura: Erik Gandini 
musiche: Johan Söderberg, David Österberg 
montaggio: Johan Söderberg

Durata: 85'

Genere: Documentario

Paese: Svezia 
Produzione: Atmo AB, Zentropa Entertainment, SVT; in collaborazione con BBC4 Storyville, Danish Broadcasting Corporation, YLE Coproductions

Distribuzione: Fandango

Nelle sale dal 4 settembre 2009

Relegato alla proiezione in un'unica sala cinematografica in tutta Bologna (Cinema Rialto), censurato il trailer dalla Rai (non dico da Mediaset, perché nessuno aveva pensato nemmeno per un secondo che potesse apparire su quelle reti), il film di Erik Gandini raccoglie comunque spettatori incuriositi dalle riprese di questo italo - svedese, naturalmente, direbbe qualcuno, comunista.

Data la forte quanto assurda polemica che ne ha preceduto l'uscita ci si aspetterebbe probabilmente molto di più da questo documentario, o quantomeno una veemente accusa al premier e ai suoi scandali. Le motivazioni della censura della rai ruotano infatti attorno alla presunta necessità di mantenere la par condicio (nonostante non vi siano elezioni in vista), vedendo quindi il film come un attacco ad una sola parte politica, o per meglio dire ad un solo uomo, Silvio Berlusconi. 

Tuttavia Erik Gandini, nato e cresciuto in Italia, non rivolge affatto le sue attenzioni sull'uomo venuto da Arcore, il vero fulcro della sua critica è il popolo italiano, che ha permesso che un personaggio da fumetto come il Cavaliere potesse diventare Presidente del Consiglio.

Il film parte dalle origini della tv commerciale, da un programma in cui le casalinghe si spogliavano, e prosegue seguendo le vicende di un ragazzo qualunque il cui unico obiettivo è apparire nella scatola magica e per far questo è disposto a tutto, perfino "vendersi il didietro", ma -ci tiene a sottolineare- "solo per una parte da protagonista al cinema"! E' un' emblema particolarmente riuscito di una fetta purtroppo sempre più grossa del popolo italiano a cui Berlusconi è riuscito a vendere il grande sogno della celebrità televisiva, nonché, soprattutto, del denaro facile, come sottolinea lo stesso ragazzo quando afferma "Non voglio mica fare l'operaio tutta la vita". Gandini va così al cuore di una società che ha smesso di credere nel lavoro, quella stessa società il cui primo articolo della Costituzione afferma che "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Tuttavia per il popolo della televisione ciò che conta davvero è, appunto, apparire. Così proseguendo la galleria di icone di questi non valori, appaiono sullo schermo Lele Mora e Fabrizio Corona (dall'agghiacciante nudo integrale), che ad ogni loro passo sono accolti da schiere di fan in ammirazione.

Videocracy insomma, non mostra nulla che non sia già noto, non ci sono verità nascoste da svelare, ripropone solamente ciò che purtroppo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Il documentario di Gandini è infatti pensato più per la proiezione all'estero, dove possa veramente suscitare scalpore. Ma, appunto, ciò che esce duramente attaccato dal film è un popolo senza cultura e senza ideali, che si è plasmato secondo la volontà del Cavaliere divenendo una massa di consumisti, attratto dal sogno dorato della tv commerciale.

Chi dunque ha già la triste consapevolezza di questa realtà non scopre nulla di nuovo, ma esce comunque dalla sala con l'amaro in bocca perché gli aspetti peggiori della società italiana sono qui mostrati tutti insieme e senza sconti.