La direttiva Maroni e l'ordinanza del prefetto Tranfaglia

Anche ricorsi legali contro i divieti a manifestare

Continuano le prese di posizione e le proteste contro i provvedimenti che limitano fortemente cortei, presidi e iniziative politiche di paizza. Dopo le prese di posizione di costituzionalisti e giuristi, la lista "Bologna città libera" propone, nell'ambito delle mobilititazioni, contro i provvedimenti, anche la costituzione di un Comitato di giuristi per avviare anche ricorsi legali.

20 febbraio 2009

Questa mattina Andrea Morrone, docente di diritto costituzionale
all’Università di Bologna, ha espresso forti dubbi di incostituzionalità
sul provvedimento del prefetto di Bologna Tranfaglia che vieta le
manifestazioni politiche nel centro storico il sabato pomeriggio e la
domenica. I dubbi di costituzionalità di un divieto di questo tipo,
secondo il docente universitario, partono da quanto è contenuto nell’art.
17 della Costituzione in cui si dice che per riunioni in luogo pubblico va
dato un preavviso di tre giorni alle autorità di pubblica sicurezza perché
possano valutare se autorizzare l’iniziativa, vietabile “solo per
comprovati motivi legati alla incolumità e sicurezza pubblica”, quindi con
valutazioni “da fare caso per caso”. Invece nell’ordinanza prefettizia,
nella nostra città si fissa uno ’stop’ generalizzato.
Secondo altri giuristi l’ordinanza, così come la direttiva,  non è
applicabile perché è meramente in contrasto con l'articolo 21 della
Costituzione (“tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…”).
“Bologna città libera” che nei giorni scorsi aveva fortemente attaccato il
provvedimento, dichiarando la necessità di costruire un’ampia mobilitazione
contro la direttiva Maroni, oggi propone anche la costituzione di un
comitato di giuristi e studiosi del diritto per contrastare queste misure
liberticide anche dal punto di vista legale.