Processo Aldrovandi, si è svolta la ventiduesima udienza

In aula la foto del cuore di Aldro: «Morto per la pressione sul torace»

Ripubblichiamo integralmente dal blog di Patrizia Moretti una memoria accettata agli atti dell'udienza di ieri del Processo Aldrovandi, firmata dal prof. Thiene dell'Università di Padova. Il documento, secondo i legali della famiglia Aldrovandi (parte civile), e la foto ad esso corredata -che non pubblichiamo per non urtare la sensibilità dei lettori- dimostrerebbero in modo inqeuivocabile come a provocare la morte sia stata una pressione toracica che ha provocato un'asfissia e traumatizzato il cuore creando una emorragia alla sua base, escludendo ogni altra ipotesi sul decesso del giovane fermato da una volante di Polizia all'alba del 25 settembre 2005.
25 novembre 2008 - Prof. Gaetano Thiene (Dipartimento di scienze medico-diagnostiche e terapie speciali - Università di Padova)

Sono stato richiesto di esprimere un parere medico-scientifico sulle cause e i meccanismi di morte del giovane Federico Aldrovandi di anni 20, deceduto a seguito di una colluttazione con le Forze di Polizia.
La revisione dei reperti autoptici (esame dei visceri vitali, istologia, esami tossicologici) nonché delle circostanze di morte consente di affermare che il meccanismo di morte sia stato cardiaco di natura aritmica, essendo state escluse cause di morte extracardiache (emorragia cerebrale, embolia polmonare) nonché cardiache meccaniche (rottura di aorta o di cuore).
Vi è però un dato molto evidente, che risulta dalla descrizione autoptica del cuore e dalla documentazione iconografica e che non è stato valorizzato dalle varie perizie.
Alla base del cuore, lungo l’efflusso ventricolare sinistro, in particolare in corrispondenza del setto membranoso situato fra cuspide aortica non coronarica e coronarica destra, si osserva un cospicuo ematoma. Questa è la sede del fascio di His, ovvero del fascicolo che conduce lo stimolo elettrico dagli atri ai ventricoli.
Il coinvolgimento del fascio di His da parte dell’ematoma è vistoso e con grande verosimiglianza è di origina traumatica, da “blunt trauma” (contusione cardiaca da trauma a torace chiuso), oppure ipossico da insufficienza respiratoria prolungata. Con probabilità molto elevata questa complicanza è stata la causa di morte, per blocco atrioventricolare da infiltrazione emorragica del fascio di His, interruzione della conduzione atrioventricolare e asistolia.

Depongono a favore di questa ipotesi (morte improvvisa da blocco atrioventricolare per ematoma del fascio di His):
    1) L’edema polmonare acuto;
    2) L’edema cerebrale per danno ischemico da riduzione della perfusione cerebrale per bradicardia e asistolia terminale;
    3) I danni ischemici terminali del miocardio.

La sequenza degli eventi può essere pertanto così ricostruita:
    1) Il giovane ha subito uno schiacciamento del torace.
    2) Lo schiacciamento ha traumatizzato il cuore e impedito la respirazione con asfissia, creando una emorragia alla sua base, in particolare nella regione del setto membranoso, che ha coinvolto il fascio di His e determinato una interruzione della conduzione atrioventricolare.
    3) Il ritmo cardiaco è diventato idioventricolare, passando da 80-100 a 10-20, non sufficienti per garantire una adeguata perfusione cerebrale con conseguente danno ischemico, edema e perdita di coscienza.
    4) La bassa gittata cardiaca ha creato anche danni ischemici nel miocardio, documentati dalle ondulazioni delle miofibre.
    5) Il giovane è passato dalla perdita di coscienza alla morte, per il persistere della  grave bradicardia fino alla asistolia irreversibile.

Si fa osservare che il reperto patologico di emorragia in corrispondenza della regione del fascio di His è clamoroso e che rappresenta il meccanismo più ragionevole di morte per blocco atrioventricolare. Non si esclude che all’origine dell’ematoma abbia concorso una asfissia per impedita ventilazione durante la colluttazione.
Risulta priva di fondamento un meccanismo di morte, quale quello osservato nei giovani o negli atleti, in quanto il cuore non presentava cardiopatie occulte. Né appare erosimile una morte improvvisa da agitazione psicomotoria, mancando evidenze istologiche nel miocardio di danno da iperincrezione di catecolamine. Un arresto del respiro cerebrale da oppiacei è pure da escludere, viste le circostanze di morte, la dinamica degli eventi e i risultati di laboratorio.


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