Edizioni DeriveApprodi: la rivolta degli studenti e le sue vere ragioni

NoGelmini / Internazionale surfista

La marea sale. L'onda cresce. Imbracciamo le tavole. Siamo l'esercito del surf.
14 novembre 2008

l'esercito del surf

(pp. 73; euro 5)

Siamo quelli che credevate assopiti. Quelli disposti a tutto per un posto nel mondo.

Che credevate timorosi, impauriti, docili a ogni riforma.
Bamboccioni, fuori corso, perditempo, inetti.

E invece eccoci qui, a fare surf nelle piazze, nelle scuole, nelle stazioni, nelle università.
A fare surf sulle riforme, sul ministro, sulla crisi, sui ricatti, sul nostro presente e il vostro futuro.
Facciamo surf sull'anti-politica, perché l'unica politica possibile è il nostro surf.

Facciamo surf sui percorsi formativi, sugli avviamenti professionali, sui muretti delle discipline, sugli steccati delle conoscenze.Sulla miseria di oggi, sulla precarietà di domani.
Abbiamo imbracciato le tavole e abitiamo le pieghe dell'onda.

 

Un assaggio...

Antefatto
Compassione, odio e amore: l'età sociale dell'esercito del surf

Lo studente è oggi in Italia, dopo rom e rumeni, la categoria sociale più generalmente disprezzata. Sia che faccia quello che dovrebbe fare, andare a scuola o all'università, sia che faccia altro, lavorare o andare a divertirsi, la categoria sociale dello studente (meglio conosciuta come «i giovani») è da alcuni semplicemente compatita e dai più apertamente temuta.

Quelli che compatiscono lo studente sono in genere coloro che li frequentano. Che ne hanno una qualche vicinanza o che, per un verso o per l'altro, ci hanno a che fare. Genitori e fratelli, qualche nonno e famigliari in genere. I genitori nutrono per lo studente, sia esso liceale o universitario, una vera e propria compassione, per le più svariate ragioni. Lo compatiscono innanzitutto perché, avendocelo in casa ed essendo spesso frutto del loro sangue, non possono permettersi di odiarlo. Nel tentativo di contenere un sentimento che così tanto contrasta con la naturalità dell'amore genitoriale, gli tocca ripiegare sul compatimento. Del resto solo così si spiega perché non dilaghi un'epidemia di omicidi di figli in età scolare. Allora lo studente, anziché essere odiato dai genitori come una condanna all'ergastolo, viene compatito e biasimato per la condizione che gli tocca di vivere e che di rimando fa vivere a madri e padri. La cosa peggiora con l'avvicinarsi del periodo universitario.
Lo studente viene qui compatito per come si deve districare tra moduli e crediti, tesine lunghe e brevi, stage obbligatori e stage volontari, tra le scelte formative più estreme, gli esami di ammissione più deliranti. In questa fase ognuna delle sue scelte è come una giocata al lotto, può determinare per sempre il suo futuro. Il mancato accesso a una facoltà a numero chiuso trasformerà un potenziale ottimo medico in un pessimo avvocato. Lo stage presso una casa editrice sull'orlo del fallimento lo costringerà a ripensare alle migliaia di ore trascorse sulla storia della letteratura italiana. Un aspirante ricercatore che s'immaginava una carriera brillante inizierà a intravedere la sua condizione di precario sfigato. Un concorso di dottorato gli farà rimpiangere per sempre di aver scelto un esame «perché gli piaceva» e non «perché il prof conta qualcosa». La vita, soprattutto universitaria, dello studente è una strada lastricata di buone intenzioni che conducono allo stesso inferno: il rammarico di aver sbagliato tutto. Ma il senso di colpa può risalire anche fino alla scuola superiore e persino alle medie. In questa fase può accadere che lo studente decida di entrare in analisi. Mano mano che nello studente si fa largo la coscienza dell'inutilità del proprio curriculum formativo - ai fini di avere una vita piena, indipendente e felice -, la compassione di cui è oggetto da parte del contesto famigliare si accresce. Così non è raro vedere dei padri fare appello a ogni rapporto di amicizia nel tentativo di procurargli l'ennesimo stage. O madri dilapidare gli alimenti per pagare master in varie specializzazioni. O nonni rimpiangere il Fascio perché lì era tutto più chiaro. Se, disgraziatamente, la famiglia dello studente eccede la media di prolificazione nazionale, allora lo studente potrebbe trovarsi nella condizione di dover perpetuare il circolo della compassione e doverla applicare al fratello o alla sorella minore. Compassione che in questo caso sarà basata sull'esperienza, avendo lo studente ultimato il suo ciclo di studi che lo ha portato dall'immaginarsi un futuro alla condizione di non averne alcuno. Ovviamente la compassione dello studente per lo studente minore sarà tale solo se quest'ultimo si dimostrerà almeno altrettanto tonto quanto sé medesimo. Si sa che chi riesce a sbancare il lotto è unicamente oggetto di odio e invidia...

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