L’attore di origine ebraica ha incontrato il movimento studentesco

Moni Ovadia agli studenti: “Grazie, avete risvegliato questo paese” [Audio+Foto]

L’aula A di viale Berti Pichat gremita di studenti, ricercatori e professori per assistere alla “liberazione” di Moni Ovadia, che era stato “sequestrato” pochi giorni prima dagli studenti. L’incontro si apre con l’apparizione dell’attore stretto tra due ragazzi imbavagliati che annunciano: “abbiamo sequestrato Moni Ovadia. Condizione per il riscatto: libertà di opinione”.
14 novembre 2008

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Si è tenuto ieri, all’interno della settimana di mobilitazione di Scienze Politiche, l’incontro pubblico tra Moni Ovadia e gli studenti - ma erano presenti anche ricercatori e professori – in cui l’attore ha espresso tutta la sua solidarietà e il suo sostegno alla lotta che gli studenti stanno portando avanti.

Due sono i punti di forza di questo movimento, dice Moni Ovadia. Innanzitutto la mancanza di un’ideologia, che pone la lotta al riparo da forme di strumentalizzazione. Oggi agli argomenti non viene resa la loro dignità, ma si cerca sempre più di delegittimare l’interlocutore: “hanno cercato di farlo con questo movimento, ma si sono rotti le corna”. La politica, ricorda Ovadia, non si identifica coi partiti nè con una tessera, ma è “l’esercizio di cultura per la polis, per la civitas”. E cita Marx quando diceva “se devo essere sincero non sono marxista”: sempre lottare contro chi cerca di imbalsamare il pensiero libero.

Il secondo punto di forza dell’Onda – e ciò che lo rende un movimento nuovo - è che è una battaglia che si gioca sul futuro del sapere. In una società dove si è imposto il pensiero unico, dove il potere cerca in tutti i modi di inibire le forme di espressione del pensiero critico, la lotta che gli studenti stanno lanciando è per l’attore “qualcosa di fondamentale e di vitale”. Perchè se non siamo in grado di pensare criticamente, non siamo in grado di capire chi siamo. E allora il movimento per mantenere vivo il pensiero critico e la lotta per imporlo su quello tecnico – forma di sapere tipica del potere, che non costruisce vita - per Ovadia “va fatto per tutta la vita, per vivere e per non limitarsi a sopravvivere”. Gli studenti stanno alimentando una forma di sapere che tiene sotto controllo il potere, ed è questa la chiave della libertà.

Il potere infatti, avverte l’attore, non vuole il sapere. La riforma Gelmini vuole rendere gli studenti più ignoranti e, attraverso il sostegno alle scuole private, creare disuguaglianze. La scuola, quella pubblica, ha bisogno di riforme per essere migliorata perchè una forte scuola pubblica è ciò che garantisce un futuro prospero. “Sei un pezzente quando non hai nient’altro che i soldi in tasca”. Applausi.

Moni Ovadia conclude con un invito: “se nelle prossime settimane volete ci possiamo vedere per parlare, anche davanti a un caffè...”. E consiglia: “sforzatevi di tenere duro, la lotta può ricominciare in molti modi”. Ma poi precisa che non bisogna ricorrere mai alla violenza, che rovinerebbe la protesta. E aggiunge: “Non fatevi intimidire, schiena dura e testa alta”.

Moni Ovadia all'Università di Bologna

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