L'assemblea dei migranti lancia la mobilitazione per il 5 luglio'08

Non è il momento di avere paura

Dopo l'assemblea del 1 giugno, la posizione del coordinamento migranti verso il 'pacchetto sicurezza'. Parte un percorso di assemblee per una grande manifestazione cittadina da tenersi sabato 5 luglio.

6 giugno 2008 - Coordinamento Migranti Bologna

Coordinamento Migranti Bologna In continuità con un percorso di autorganizzazione che va avanti da anni, dopo il successo della MayDay di Milano decine di migranti si sono ritrovati in una vibrante assemblea il 1 giugno per discutere della situazione che si è aperta con i provvedimenti approvati e discussi dal nuovo governo.
Non è un buon inizio, ma da chi ha costruito la propria fortuna politica sulla pelle dei migranti era difficile aspettarsi altro. Il clima di razzismo che le campagne politiche e mediatiche hanno prodotto preoccupa e ha spinto a parlare anche chi fino ad oggi aveva taciuto, considerando ‘normale’ subire la diffidenza e i maltrattamenti che quotidianamente i migranti vivono in questo paese: è del resto da anni che andiamo denunciando lo strisciante razzismo istituzionale che caratterizza il meccanismo di gestione della legge Bossi-Fini, testimoniato dalle attese infinite per avere documenti che spettano di diritto, la discrezionalità amministrativa, la rapina delle Poste e dei contributi, i maltrattamenti subiti negli Uffici Stranieri di tante questure.
I migranti sanno che quello che oggi occupa le prime pagine dei giornali non è una novità, ma vivono sulla loro pelle il peggioramento di questa situazione e il senso di aperta legittimità che viene attribuito a questi atteggiamenti dalla campagna anti-clandestini e anti-rom. I migranti reclamano rispetto, ma sanno che il senso delle parole come democrazia e razzismo si è perso da tempo, perché se oggi il ministro degli interni Maroni di fatto giustifica gli attacchi incendiari contro i rom, il candidato dell’opposizione aveva aperto da sindaco la caccia ai rom e ai romeni come risposta a fatti di cronaca.
Dopo aver analizzato e discusso il DL e il DDL approvati dal governo, i migranti in assemblea sono arrivati ad alcune considerazioni:
1. Entrambe i provvedimenti costituiscono un peggioramento della situazione, che si colloca però pienamente all’interno dell’impianto della Bossi-Fini;
2. I dispositivi fondamentali della Bossi-Fini non sono modificati da questi provvedimenti;
3. Dato il confine sottilissimo che a causa del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro esiste tra regolarità e irregolarità, questi provvedimenti hanno la funzione ‘politica’ fondamentale di indicare i migranti in genere come potenziali nemici e criminali;
4. Questi provvedimenti hanno lo scopo di minacciare e spingere i migranti nella paura e nel silenzio, a partire dai loro posti di lavoro, e in questo modo di azzerare le domande portate avanti in autonomia in questi anni;
5. Questi provvedimenti chiamano in causa anche tutti i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori italiani, perché è anche a loro che il governo si rivolge indicando i migranti come nemici.
Non crediamo che questi provvedimenti servano ad allontanare dall’Italia i migranti irregolari, sebbene prevedano una stretta nelle espulsioni – comunque di difficile attuazione. I lavoratori migranti, con o senza permesso, costituiscono ormai in diversi settori produttivi percentuali fondamentali di forza lavoro, producono una quota importante del PIL italiano, versano contributi e pagano tasse a livello locale e nazionale, consumano. Questi provvedimenti non servono a mandarci via, servono invece a potenziare un dispositivo di inclusione differenziale, per avere a disposizione lavoratori, regolari e irregolari, costretti al silenzio e costantemente ricattati e ‘a disposizione’ per ogni tipo di lavoro: nei campi, nei cantieri, nei servizi, nelle fabbriche, nelle case.
La contrapposizione tra regolari e irregolari è dunque del tutto falsa, mentre il peggioramento delle condizioni dei lavoratori migranti coinvolgerà anche gli altri lavoratori: anche quelli che oggi si sentono più 'sicuri' grazie a questo clima non riceveranno nessun aiuto per migliorare le loro condizioni da questi provvedimenti. Il problema non è la solidarietà, il problema è che circondati da lavoratori più deboli, scopriranno di essere diventati più deboli anche loro. Di fronte a problemi reali hanno in cambio paura. E intanto l'insicurezza resta: sul posto di lavoro, nella precarietà dilagante, nelle difficoltà economiche.
Consapevoli della loro forza e importanza in questo paese, i migranti riuniti in assemblea hanno dunque discusso la prospettiva di uno sciopero del lavoro migrante, che sappia colpire lì dove si basa il meccanismo della Bossi-Fini, mai messo in discussione anche dalle timide proposte del precedente governo: il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. Sono state molte le testimonianze dirette di lavoro in cooperative, nel lavoro di cura, in industrie metalmeccaniche: tutte hanno affermato che il legame tra permesso e lavoro costringe i migranti - regolari e non - ad accettare ogni condizione, e costituisce un grande potere di ricatto nelle mani dei padroni, siano essi imprenditori o semplici famiglie. Lo testimoniano le centinaia di migliaia di lavoratori 'regolarmente' in nero chiamati clandestini, che lavorano privi della minima sicurezza e di ogni diritto e che mandano avanti una parte consistente dell'economia di questo paese.
In troppi di questi tempi hanno gridato allo scandalo verso questi nuovi provvedimenti, senza vedere che essi confermano e rafforzano il meccanismo precedente. La lotta contro la loro definitiva approvazione e applicazione deve dunque essere in continuità con le lotte che i migranti hanno portato avanti in questi anni. Non vogliamo la permanenza ‘temporanea’ nei CPT anziché i proposti 18 mesi: vogliamo la chiusura di tutti i CPT. Non vogliamo sanatorie selettive per i migranti ‘buoni’: vogliamo la regolarizzazione permanente slegata dal lavoro e dal salario. Non vogliamo che la clandestinità sia reato per chi entra illegalmente in Italia, né aggravante (un limpido esempio di razzismo e doppio diritto): vogliamo la libertà di movimento, il diritto di restare, una legge sul diritto d’asilo, la fine dell’ipocrisia di leggi che producono e minacciano clandestinità per favorire lo sfruttamento.
Le testimonianze di domenica 1 giugno hanno dunque confermato quello che si è visto per le vie di Milano il 1 maggio e che ha aperto la strada per una lotta comune: si può lottare insieme, italiani e migranti, a partire dal protagonismo dei migranti si può reagire e sconfiggere la paura e la solitudine di una condizione migrante, operaia e precaria che è il vero obiettivo di queste leggi. Per questo i migranti hanno deciso di continuare la mobilitazione e iniziare un percorso di assemblee verso una una grande manifestazione cittadina sabato 5 luglio.
Una manifestazione che rompa questo clima di costanti minacce contro tutti i migranti, e che nel contrastare il nuovo clima politico riaffermi con forza quanto i migranti vanno reclamando da anni: rompere il legame tra permesso di soggiorno e lavoro, regolarizzazione subito, chiudere i CPT, no al reato e all’aggravante di immigrazione clandestina.

Su questo facciamo appello a tutte le associazioni, i movimenti, i lavoratori e le lavoratrici che vivono a Bologna.
Non è il momento di avere paura.

COORDINAMENTO MIGRANTI BOLOGNA E PROVINCIA

Per adesioni:
coo.migra@yahoo.it - 327-57-82-056