Da Scienze Politiche una critica dell'indirizzo programmatico avviato nel 1999

Bologna (pro) Cess andata e ritorno

Riportiamo integralmente la riflessione del Collettivo S.P.A. sul processo di Bologna: "I neo-laureati triennali non hanno assolutamente competenze lavorative adeguate, finiscono per fare lavori de-qualificati, de-qualificanti e mal pagati, e l'investimento per poter continuare gli studi fino al secondo gradino della specialistica non è da tutti praticabile, anche a causa dei sempre più frequenti corsi a numero chiuso".
6 maggio 2008

In questi giorni in Spagna studenti di varie Università si stanno mobilitando contro il famoso "processo di Bologna" (ci ricorda qualcosa questo nome?). Questo indirizzo programmatico, a cui fu dato l'avvio nel 1999, sancì la definitiva e irreversibile mercificazione del sapere di tutta Europa, espresse la volontà di appiattire la funzione culturale e formativa dell´istruzione niversitaria a mero strumento di mercato. La "Dichiarazione di Bologna" fu il risultato di questo percorso. 29 Ministeri dell'Istruzione furono d´accordo nel decidere che i laureati diventassero tutti uguali, omologati, la stessa merce dall'Italia alla Lettonia per garantire, apparentemente, le migliori condizioni di "competitività" all´interno del mercato del lavoro internazionale.
E' strano andare in luoghi diversi come la Serbia, o il Portogallo, e vedere studenti che protestano "contro Bologna", eppure questo può dare l'idea della grandezza e della pericolosità di questo progetto di distruzione dell'università.
In realtà tale "ambizioso" progetto ha dimostrato chiaramente di essere fallimentare. I neo-laureati triennali non hanno assolutamente competenze lavorative adeguate, finiscono per fare lavori de-qualificati, de-qualificanti e mal pagati, e l'investimento per poter continuare gli studi fino al secondo gradino della specialistica non è da tutti praticabile, anche a causa dei sempre più frequenti corsi a numero chiuso.

Tornando a Bologna...
Da qui è partito e qui ritorna, dopo aver fatto il giro dell'Europa e oltre... Il nostro Ateneo, e ancor di più la nostra Facoltà di Scienze Politiche, in questi anni hanno fatto di tutto per seguire e spesso stimolare questo fantomatico processo "qualità ed eccellenza". Inoltre in Italia, molto più che in altri paesi, queste riforme, indipendentemente dal colore del governo, sono state attuate a "costo zero", in nome di uno standard di "qualità" (valutata da gruppi di università come l'acquis, o da test di valutazione di conformità agli standard internazionali come la quality assurance) che nella pratica, senza risorse, si rivelava essere sinonimo di "produttività".
Basta riflettere su cosa è successo nell'ultimo periodo a Scienze Politiche per vedere con chiarezza la strabiliante creatività burocratica messa in atto per garantire questa "qualità": chiusura di corsi, accorpamenti e fusioni di corsi diversi, aumento dei crediti per singolo corso e conseguente riduzione dell'offerta didattica, riduzione degli appelli d'esame, fine dell'esposizione della tesi per la maggior parte delle lauree triennali e tanti altri esempi di svalutazione e svilimento dell´istruzione universitaria.
La gestione dell'Università ha perso completamente il buon senso, ormai si segue solamente il principio cardine dei costi-benefici, come in un'azienda. Ad esempio, se non ci sono abbastanza docenti per un corso il buon senso direbbe di assumerne nuovi... E invece il corso viene chiuso o accorpato ad un altro (accorpamenti che avvengono non certo seguendo affinità di area di studio, ma dettati da interessi baronali ed equilibri di potere).
E' palese che dietro la parola "qualità" ci sia una costruzione di significato completamente nuova e inedita, infarcita di retoriche da new economy e di altri luoghi comuni.

Autorganizzazione e Autogestione.
Come molti altri, crediamo che l'unico modo per rispondere a questa situazione sia non credere alle apparenze condite con buoni propositi, ma rispondere con coscienza, riprendendosi direttamente quello che ci viene negato, in primo luogo il sapere. Seminari autogestiti, altre esposizioni di tesi, autoformazione e autoriforma sono le parole d'ordine per lottare contro questo processo di degrado culturale e sociale... Tutto questo non preclude vie di conflitto più dirette come successe due anni fa quando "gli studenti", senza cappello alcuno, bloccando ripetutamente Consigli di Facoltà, riuscirono ad ottenere l'apertura della laurea specialistica in Culture e Diritti Umani (oggi ormai perduta, finita per risparmiare in COSLI).
All'interno degli organi di rappresentanza ormai non c'è spazio per agire in concreto, ad ogni critica o rivendicazione la risposta prestampata, quasi in automatico, è sempre la stessa <> oppure <>: un formidabile scaricabarile per sottrarsi ad ogni forma di responsabilità della situazione. L'unica via rimasta è quella di raccogliere informazioni all'interno degli organi di rappresentanza in modo da poter agire e lottare all'esterno.

Collettivo S.P.A. (Soggettività Precarie Autorganizzate)

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