La battaglia per gli spazi sociali autogestiti a Bologna

Open the space: nell’asilo dell’ex Manifattura si fanno le pulizie

Prosegue l’occupazione dell’immobile di via Stralingrado 86, avvenuta questa mattina. Fuori, a poche decine di metri di distanza dall’entrata dell’ex asilo stazionano i mezzi dell’Arma dei Carabinieri. Si teme che lo sgombero arrivi presto.

26 ottobre 2007 - Roberto Gazzotti

Sono tornate le “tute bianche”, ma non è la riproposizione dell’esperienza dei disobbedienti rivisitata ai giorni nostri, sono soltanto gli “abiti da lavoro” che i ragazzi del Collettivo Open the Space (“non chiamateci più Livello 57 – precisano - quella è un'esperienza conclusa”) hanno indossato per portare avanti una radicale “operazione di pulizia” dell’ex asilo della Manifattura che dieci anni di abbandono hanno trasformato in una vera e propria discarica.
Dietro l’angolo, nel parcheggio della “fabbrica delle sigarette” stazionano i mezzi dei carabinieri, sono gli uomini dell’Arma che dovranno gestire questa partita. E questo fatto, l’assenza totale di agenti di polizia, fa temere che lo sgombero possa essere ravvicinato, per non far partire nessuna trattativa.
Gli occupanti sono preoccupati, ma questo non toglie loro la spinta a continuare la raccolta dei rifiuti e lo stoccaggio dei sacchi dell’immondizia. Il degrado dell'ex asilo è ancora visibile, nonostante le prime operazioni di pulitura messe in atto da Open the Space. All'ingresso della struttura (circa 300 metri quadri in tutto) ci sono alcuni materassi, un frigo, sacchi neri pieni di macerie.
L’ex asilo ha ampi spazi e diverse salette, sistemandolo si presterebbe ai tanti progetti che il Collettivo ha in mente di realizzare.
Alla loro entrata nell'asilo gli occupanti hanno trovato quattro persone che dormivano in mezzo alle macerie. E sui vetri di quella che probabilmente era la sala centrale, i disegni dei bambini che ripercorrono tutto l'anno scolastico: dall'albero con le foglie cadenti di settembre al bagno in mare, simbolo delle vacanze estive.
Fuori, sotto la pioggia, è stato appeso lo striscione della Street
che si burla del Cofferati elettorale: "Da Bologna (viva) a Bologna (morta)".
Rosario Picciolo, portavoce del Collettivo, sorridendo, dichiara: “Ora rivoltiamo lo slogan, Da Bologna (morta) a Bologna (viva)”.
Per l’ex livellino è iniziata la fase due: “con la Street Space Parade del 29 settembre abbiamo liberato le strade e le piazze, adesso è toccato a uno spazio abbandonato. E’ un segno di continuità con la manifestazione di alcune settimane fa. I progetti sulle attività da svolgere,
che verranno discussi per una settimana da un'assemblea pubblica
permanente, non finiranno sul tavolo del Comune, ma su quello del prefetto, Vincenzo Grimaldi. A cui chiediamo di far da tramite, con Palazzo d'Accursio, perché col sindaco Cofferati non si può dialogare”.
La prima idea degli occupanti è fare un doposcuola per bambini: un asilo che ritorna ad essere un asilo.
“Il primo passo verso l'esterno avverrà domenica – dice Rosario - quando andremo a distribuire volantini in arabo e in italiano, negli alloggi dei migranti del Centro di Accoglienza nostro dirimpettaio.
Cercheremo di raccogliere le proposte dei nostri vicini: sappiamo che i due palazzoni di via Stalingrado stanno per essere dismessi dal Comune: il tutto avverrà nei prossimi mesi.
Sulle possibilità della tenuta dell’occupazione, Picciolo è profetico: “Quando occupi devi mettere nel conto anche lo sgombero. Speriamo che ci diano il tempo di far vedere quello che intendiamo portare avanti”.
Nel concludere, Rosario esprime una speranza: “Questa città si sta svegliando forse ci sarà anche una terza occupazione. Non nostra, ma visto l'andazzo...”.

Nel servizio fotografico di Francesco Vincenzi di UFO alcune immagini dell'occupazione
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