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Xm24: “Così il Comune lava i panni sporchi nel sociale”

“Si tenta di nascondere l’ennesima azione autoritaria dietro un ipotetico intervento sociale”, scrive il centro sociale dopo l’accostamento tra la vicenda di via Fioravanti e il progetto Porto15. Che avverte: “Nessuno ci associ alla parola sgombero”.

07 Dicembre 2018 - 19:21

“I panni sporchi si lavano nel sociale!”. L’Xm24 torna a prendere parola sul futuro dei locali di via Fioravanti e scrive: “Mettiamo in ordine le sparate di chi ‘governa’ la città: un ‘progetto segreto’ impossibile da svelare (mattina del 2 febbraio 2017), una ‘caserma’ (pomeriggio del 2 febbraio 2017), una ‘casa delle letteratura’, una ‘casa delle associazioni’, ‘case protette’ e ‘case popolari’, (‘case dello sport’?) e da ultimo, ora, social housing. La tanto invocata necessità di rientrare nella disponibilità degli spazi di via Fioravanti 24 da parte dell’amministrazione assume tratti più fumosi di un diesel euro 0 carburato male. Ma con un filo sottile ad unire tutte le proposte: l‘estenuante bisogno di nascondere l’ennesima azione autoritaria dietro la maschera di un ipotetico intervento sociale. Caserma a parte, Xm24 certamente non ha nulla in contrario ad iniziative che portino spazi abbandonati, pubblici e privati, a rientrare negli usi della collettività e che siano un sincero stimolo per una socialità ed inclusione effettiva. Solo in Bolognina potremmo indicarne decine. Altra cosa è invocare interventi fintamente destinati al sociale per mascherare la guerra al mondo di chi – non vuole e – non fa profitto: questo si chiama SocialWashing! Per una volta non saremo noi a spiegare perchè questa giunta cerca di lavare la propria immagine attraverso quest’operazione, ma lasciamo che a dirlo siano gli e le abitanti di Porto15, esperienza cittadina di cohousing tirata per la giacca in questa brutta storia per farla finita con Xm24″.

Il riferimento è a un comunicato del Comune che cita “l’immobile dell’ex Mercato Ortofrutticolo dove oggi si trova il centro sociale Xm24 e dove si progetta di realizzare un cohousing per giovani coppie sulla scia dell’esperienza positiva di Porto15. Si tratta di tre luoghi particolarmente significativi in cui, con diverse forme, si daranno risposte alla domanda di casa”. Le famiglie di Porto15, protagoniste di un progetto di “abitare collaborativo” all’interno di un palazzo di via del Porto, hanno però preso le distanze da quanto scritto dall’amministrazione con un post su Facebook rilanciato anche sul sito di Xm24: “Porto 15 si dissocia dalle dichiarazioni apparse ieri (una settimana fa, ndr) su iperbole Rete Civica riportate dall’articolo di Bologna Today dove si fa esplicito riferimento all’esperienza del cohousing Porto15 per descrivere i progetti dell’amministrazione relativi all’immobile dell’ex Mercato Ortofrutticolo, oggi sede di Xm24. Tale affermazione non riguarda uno stabile in disuso e associa la progettazione e la replicabilità di un ‘progetto positivo quale l’esempio Porto15’ con uno sgombero. Replicare prendendo posizione dopo essere stati esplicitamente tirati in causa ci sembra doveroso. Non accettiamo di venire messi in concorrenza con spazi sociali che già, come Porto15, contribuiscono a dare concretezza alle sempre più ristrette prospettive di inclusione, di non discriminazione e di mutuo riconoscimento. Crediamo fermamente nell’importanza di proseguire la strada indicata dal nostro progetto, anche a parziale risposta alla richiesta di politiche abitative urbane, ma pensiamo che questo non debba avvenire a discapito delle poche realtà autogestite che fanno bella la nostra città. Giusto adiacente a Porto15 c’è un immobile di proprietà Asp in stato di decadenza e abbandono e a noi piacerebbe molto avere delle giovani coppie come vicini di casa. La nostra esperienza non può essere utilizzata per giustificare manovre politiche e l’idea che Porto15 sia replicato sulle macerie di un posto che ha dato luce alle più belle esperienze di socialità della città ci disgusta. Per rispetto dello spirito di questo progetto crediamo di non dover essere mai associati alla parola sgombero, di Xm come di nessun’altra realtà autogestita, in questa città o altrove. La nostra esperienza non è compatibile con la messa in concorrenza del diritto alla casa con quello alla cultura, né con la distruzione degli spazi sociali realmente inclusivi che esistono a Bologna, anzi ambisce ad essere esempio di welfare trasversale e a potenziare tutto questo assieme”.

Su questa vicenda interviene anche il contributo inviato da un lettore alla nostra redazione, che mette in evidenza quanto segue: “Uno dei meriti dell’amministrazione bolognese è senza dubbio quello di aver rilanciato l’antica pratica della mistificazione. Per anni avevamo assistito a giunte di centro-sinistra che facevano cose di destra, usando linguaggi propri della destra. Nell’era in cui imperversava lo sceriffo Cofferati (Cgil- Ds) le parole accompagnavano come tamburi militari la guerra contro gli ultimi. La sinistra securitaria che spianava la strada alle politiche urbane della paura e del controllo, non lesinava stoccate contro i poveri, i diversi e gli anti-sociali. Con i governi Merola, la minestra non è cambiata nella sostanza, solo che hanno cominciato a venderla come lasagne. Nel frattempo in Italia, i linguaggi della ‘sicurezza’ venivano violentemente guadagnati dalla peggiore destra xenofoba che oggi governa il paese: per gli ex-post-comunisti diventava sempre più necessario riciclare il vocabolario. Non avrebbero potuto cambiare politiche, quello sarebbe stato impossibile visto che entrambe le compagini rispondono sostanzialmente agli stessi padroni, ovvero gli interessi del mercato. Dovevano cambiare retorica. Così abbiamo assistito a una costante e sfiancante campagna sull’immaginario che ha legittimato le peggiori azioni autoritarie e violente in nome del ‘bene comune’, del progresso, dell’uguaglianza, degli ultimi etc. Una cloaca vomitevole di menzogne indirizzata a coprire malefatte compiute mentre si sbandierava il vessillo della Bologna multiculturale e accogliente. Sgomberi contro le baracche sul Lungo Reno legittimati dal ‘principio di giustizia sociale’, i Daspo urbani inaugurati in città contro i rom per ‘garantire ai residenti il diritto sacrosanto di rientrare a casa senza dover scavalcare qualcuno’, l’Hotel per studenti ricchi realizzato dopo lo sgombero dell’Ex-Telecom venduto come ‘studentato’, la distruzione dei Prati di Caprara progettata in nome della ‘sostenibilità ambientale urbana’, il People Mover per l’aereoporto come ‘implementazione della rete di mobilità pubblica per il diritto all’accessibilità’, etc etc. In questo sport della sussunzione riveste un ruolo paradigmatico la vicenda di Xm24. Lo stabile di via Fioravanti è al centro della volontà speculativa da almeno cinque anni. Dopo aver tentato un colpo di reni con la scusa della rotonda, risolta con un contro-progetto proposto dagli attivisti, la questione si è riproposta dopo la fine della convenzione che la giunta stessa aveva firmato pochi anni prima. Il confuso tartagliare dei governanti ha reso palese la mancanza di un reale progetto a fronte di una solida volontà di sgombero”.  Così si sono succedute le varie ipotesi man mano sbandierate dal Comune e già riepilogate nel comunicato di Xm24 fino a che, più di recente, “la parabola della retorica sinistra per giustificare la desertificazione delle esperienze antagoniste- si legge nella riflessione inviata a Zic- ha finalmente toccato il suo apice con l’ultima proposta”, cioè quella che tira in mezzo in cohousing.