Acabnews Bologna

“Welfare studentesco garantito a tutti”

Nuovo pranzo sociale alla mensa di via Puntoni, l’Assemblea dei bi/sogni raccoglie firme contro caro-libri, caro mensa e per una biblioteca sociale. Lo sgombero di Datastorm? “Una farsa”.

26 Febbraio 2014 - 18:26

Continua la raccolta firme su #Bi/Sogni, #OccupyMensa e #36ers

Oggi mercoledì 26 febbraio abbiamo portato ancora una volta il nostro pranzo sociale ad 1 euro in mensa: riso alla cantonese e peperonata con, ovviamente, alternativa vegetariana.
Insieme al pranzo questa volta c’era anche la raccolta firme sui bisogni degli studenti, partita dalle assemblee al 36, che ha già raggiunto più di 500 adesioni per la biblioteca sociale, una mensa accessibile, libri di testo meno cari e una zona universitaria che si misuri sulle esigenze di studenti e precari.

Quello che la garante degli studenti Dolores Neri vede nelle statistiche – l’impoverimento complessivo e crescente degli studenti – noi lo vediamo nella realtà e nel successo che i percorsi di lotta concreti per una accessibilità garantita a tutt* al welfare studentesco stanno avendo.

Assumiamo anche come dato positivo la disponibilità da parte dell’università, tramite il direttore generale Colpani e il pro-rettore Ferrari, ad aprire un tavolo di confronto rispetto alle problematiche che solleviamo dal basso. Di fronte agli studenti e alle studentesse che rivendicano i propri diritti tra aperture di spazi che sono stati chiusi per i tagli (vedi 36) oppure mense e alloggi accessibili crediamo che la politica delle porte chiuse e dei muri debba finire per cedere il passo al confronto con chi solleva questi problemi e prova ad organizzare forme di risposte che evidentemente dall’alto sono sempre più in difficoltà a dare dopo aver permesso per anni che riforme come la Gelmini e la Berlinguer distruggessero l’università.

Da parte nostra continuiamo a credere che sia quantomeno pittoresco che ad un soppalco (metà del quale in solida muratura e diviso con lo studio di un ignaro docente) sul quale erano collocate due fotocopiatrici, due pesanti armadi di ferro e un tavolo molto grosso con otto sedie non si possano aggiungere tre tavoli di plastica e sette sedie per costruire uno spazio per i gruppi di studio che preparano esami e seguono i corsi, come abbiamo fatto al 36 trovandoci sgomberati per motivi di sicurezza, dopo che, tra l’altro, fotocopiatrici e armadi di ferro sono stati ricollocati in altre zone dalla biblioteca stessa. Ci chiediamo come mai per anni quello spazio è sempre stato aperto senza problemi e proprio quando gli studenti e le studentesse hanno trovato un utilizzo concreto a fronte della mancanza di spazi e strutture adeguate viene chiuso e dichiarato inagibile. Contro questa farsa, dopo due mesi di richieste di dialogo e confronto rimaste inascoltate, abbiamo buttato giù la porta e ci siamo ripresi quello spazio. Chiediamo inoltre che altri spazi del 36 che ad un certo punto della giornata vengono chiusi rimangano invece aperti e fruibili per gli studenti.

Anche la mensa che sappiamo essere la più cara d’Italia rappresenta un problema enorme per chi frequenta l’Unibo e in mancanza di risposte dell’amministrazione Dionigi la nostra lotta continua e anche mercoledì 5 marzo saremo presenti per continuare a costruire il nostro super-menu. Siamo consapevoli infatti – e le 500 firme in continua crescita raccolte in tre giorni ne sono la dimostrazione – che gli studenti viste le condizioni di crisi hanno bisogno di risposte concrete in tempi brevi oppure si negherà di fatto loro la possibilità di frequentare l’università di Bologna.

Vigileremo e saremo sentinelle inoltre del processo che sta portando alla costruzione del polo universitario allo Staveco. Bisognerà puntare su strutture del welfare studentesco per tutt* e non per elite e non ci è piaciuta l’esternazione di Dionigi per cui per finanziare quel progetto sono pronti a svendere alcune strutture dell’università presenti in centro. Crediamo che a Bologna sia necessario tornare a scommettere sulla connessione tra università e città e non, anche in questo caso, erigere muri, divisioni e barriere. Rispetto a questo crediamo che le uniche risposte positive a questa questione siano quelle che mirano a rendere gli studenti protagonisti dei territori che vivono, ad esempio la Zona Universitaria, tramite il tramonto di una concezione mercificatoria dei quartieri che prende in considerazione lo studente solo come consumatore e non come soggetto-agente consapevole.

Assemblea dei Bi/Sogni