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“Vuoi iscrivere tuo figlio alla scuola statale? Paga”

Caso segnalato dall’Sgb: “Abuso scandaloso”. La stessa sigla interviene anche sui docenti senza contratto dal 30 giugno. L’Usb: “Sul bonus noi ‘meritiamo’ qualcosa di meglio”. Il Coordinamento precari: “Inaccettabile la griglia di valutazione del concorso 2016”.

05 Luglio 2016 - 12:39

Scuola, classe scolastica (foto Rutger2/Wikimedia Commons)“Vuoi iscrivere tuo figlio alla scuola statale a Bologna? Paga 210 euro”. E’ il caso segnalato dall’Sgb, che spiega: “I contributi scolastici sono volontari, eppure in molte scuole come per magia diventano quasi obbligatori! Ancora una volta, nonostante le circolari ministeriali e le tante cause vinte dalle famiglie, ci troviamo di fronte ad una palese violazione del diritto allo studio nella provincia di Bologna! La dirigenza dell’Istituto alberghiero ‘Bartolomeo Scappi’ comunica alle famiglie degli studenti, iscritti alle classi prime, che per ‘perfezionare l’iscrizione’ dei propri figli a scuola dovrà essere prodotta, tra i vari documenti, anche la ricevuta del versamento di 210,00 euro da versare come ‘contributo’ per l’ampliamento dell’offerta formativa. Non si fa alcun riferimento alla non obbligatorietà di tale contributo, come invece impone la normativa. In tal modo, le famiglie non informate sono naturalmente portate a credere che il contributo
sia obbligatorio. E’ scandaloso che si permettano questi abusi e auspichiamo che l’Ufficio scolastico territoriale di Bologna intervenga per mettere la parola fine a situazioni che Sgb denuncia da tempo e che interessano a vario titolo diversi altri istituti della nostra provincia. Va poi considerato che lo Stato ha speso risorse ingenti per le spese legali dovute nelle innumerevoli cause presentate dalle famiglie in tutta Italia e che hanno visto soccombere il Miur proprio per la scarsa chiarezza delle circolari scolastiche nel definire assolutamente volontario il contributo richiesto dalle scuole. In ragione dei principi di obbligatorietà e di gratuità, non è consentito imporre tasse o richiedere contributi obbligatori alle famiglie di qualsiasi genere o natura per l’espletamento delle attività curricolari e di quelle connesse all’assolvimento dell’obbligo scolastico (fotocopie, materiale didattico). Eventuali contributi per l’arricchimento dell’offerta culturale e formativa degli alunni possono quindi essere versati dalle famiglie solo ed esclusivamente su base volontaria. Solo lo Stato ha la facoltà di imporre tasse e contributi, le scuole non risultano titolari di autonomo potere impositivo quindi i presidi non possono obbligare il cittadino a pagare alcun tipo di somma! Le scuole, inoltre, non possono rifiutare una domanda di iscrizione a causa del mancato pagamento o minacciare qualsivoglia ritorsione nei confronti di chi non paga, spesso perché non può! Sgb continuerà a vigilare sulla correttezza degli Istituti e segnalerà agli uffici competenti qualsiasi violazione”.

Sempre l’Sgb, con un altro comunicato, segnala le difficoltà a cui devono far fronte gli insegnanti precari: “L’anno scolastico volge al termine e migliaia di docenti precari, con contratto in scadenza il 30 giugno, dovranno inoltrare all’Inps la domanda di sussidio di disoccupazione (Naspi). Inizia un altro lungo periodo d’attesa per questa categoria dopo il deprecabile ritardo nei pagamenti degli stipendi di inizio anno scolastico. Ricordiamo a tal proposito che un numero consistente di docenti ha ricevuto il primo stipendio solo tra dicembre e gennaio. A questo si aggiunga che le ferie non fruite da anni non vengono più retribuite e che il Tfr viene versato anche dopo 15 mesi dal termine del contratto. In questo contesto, è una prassi ormai, da qualche anno, quella di corrispondere la prima rata del sussidio di disoccupazione in settembre, lasciando i precari sprovvisti di qualunque fonte di sostentamento per ben due mesi (luglio e agosto), salvo imprevisti burocratici che potrebbero prolungare ulteriormente i tempi di attesa. Inutili le richieste di chiarimento che innescano il solito scarica barile tra gli uffici, ormai cronicamente sotto organico. Un’altra ingiustizia che accentua la differenza di trattamento, ormai fin troppo evidente, tra docenti di ruolo e precari. Si investono ingenti risorse per velocizzare i pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese private, ma è verso le fasce più deboli della popolazione che si devono rivolgere le energie pubbliche per far fronte ai bisogni dei lavoratori. Sgb ha scritto alla Direzione provinciale dell’Inps di Bologna, chiedendo il pagamento del sussidio nei tempi dovuti, perché nessun precario debba più elemosinare ciò che gli spetta di diritto!

L’Usb, invece, interviene su un altro tema: “Sul bonus noi ‘meritiamo’ qualcosa di meglio”. Ecco quanto sottolinea il sindacato di base: “I criteri di distribuzione del Bonus per la ‘valorizzazione del merito’ che si vanno leggendo nelle tabelle pubblicate dalle scuole di tutta Italia, fanno capire si stanno stilando griglie di valutazione che nemmeno l’ex ministro Brunetta sarebbe riuscito a concepire, tanto alto è il grado di dettaglio di pseudo criteri che vogliono stabilire la qualità dell’insegnamento sulla base del numero di assenze per malattia, dei voti degli allievi, dei risultati nei test Invalsi, dell’apprezzamento dei genitori, della capacità di innovazione, del numero di incarichi extra, della segnalazione dei colleghi e altro. Per fortuna da più parti giungono notizie di rifiuto di questo sistema. Molte hanno trovato forma intorno allo slogan semplice che abbiamo lanciato qualche mese fa: ‘A tutti o non lo voglio!’, che ha avuto il merito di non essere solo opposizione di principio, come le restituzioni alla scuola dei soldi del bonus o altre azioni, permettendo dove ce n’erano le condizioni di rompere davvero l’ideologia della premialità. In alcune scuole della provincia di Torino, di Bologna e di altre località è riuscito quello che tutti credevano irrealizzabile. La presenza di delegati Usb in Rsu o in Comitato di valutazione è riuscita a fare passare il principio semplice che a scuola i risultati sono frutto di un lavoro condiviso, collettivo e cooperativo, e pertanto il processo di miglioramento di ogni istituzione scolastica non possa che essere opera di tutti e, di conseguenza, si è ottenuta la distribuzione del bonus. Usb vuole tornare a parlare delle finalità alte dell’insegnamento, del senso profondo delle discipline, dell’educazione di nuove generazioni destinate alla disoccupazione strutturale e alle quali devono servire prima di tutto strumenti per capire e modificare la realtà in cui vivono. Altro che competenze di cittadinanza europea, altro che alternanza scuola-lavoro. Riaprire un discorso sul senso dell’insegnamento e sul ruolo della scuola, unico modo per scardinare il sistema di valutazione. Si tratta ora di estendere, condividere e fare crescere questo punto di vista”.

Per finire, il Coordinamento precari della scuola (insieme al Coordinamento nazionale Tfa) ha deciso di scrivere una lettera aperta al presidente coordinatore della Commissione valutatrice per l’AD04 dell’Emilia-Romagna sulle griglie di valutazione del concorso 2016, pubblicate sul sito dell’Usr. Un’iniziativa presa “dopo aver letto, con rabbia, sgomento e persino incredulità, la griglia di valutazione”, comincia la lettera: “Da principio è bene ribadire, come già fatto in altre occasioni durante questi mesi, che le griglie di valutazione devono essere fornite ai discenti (in questo caso, ai concorrenti) prima della prova, e non due mesi dopo. Questa non è solo una buona prassi didattica, ma anche e soprattutto un requisito previsto dalla Legge (art. 12 D.P.R. 9 maggio 1994, n. 487), recentemente richiamato da una sentenza del Tar Campania-Napoli (n. 1087 del 27 febbraio 2016). Questa clamorosa omissione si è verificata, come noto, sul piano nazionale e su tutte le classi di concorso, e non è quindi imputabile alla commissione emiliano-romagnola. Tuttavia, la struttura e la specificità della griglia di valutazione in oggetto, un vero unicum a livello nazionale, rende ancora più inconcepibile e ingiusto questo clamoroso ritardo nella comunicazione dei criteri di valutazione. Abbiamo voluto mettere a confronto tale griglia con quelle pubblicate per il medesimo ambito disciplinare dalle commissioni di riferimento in altre regioni, come Lazio, Liguria, Abruzzo, Veneto, Molise, Puglia, Calabria, Lombardia, Piemonte. L’originalità della griglia dell’Emilia Romagna è di immediata evidenza: vi è una profonda disparità tra questa e tutte le altre, una discrepanza che, unita ad alcune pesanti imprecisioni, rischia di svantaggiare gravemente i candidati della nostra regione rispetto ai concorrenti delle altre”. In conclusione, scrivono i precari,”riteniamo che la griglia di valutazione adottata dalla commissione giudicatrice emiliano-romagnola sia inaccettabile. Siamo docenti con caratteristiche diverse ma tutti abilitati, chi con anni di esperienza alle spalle, chi con selezioni durissime per ottenere l’abilitazione. Abbiamo tutti frequentato corsi preparatori all’insegnamento e questo concorso, che ci era stato presentato come un’opportunità, rischia di diventare punitivo oltre misura. Chiediamo quindi a gran voce, per le ragioni sopra elencate, un’immediata revisione delle griglie, che non sono in linea con le indicazioni ministeriali né con quelle adottate in altre regioni, e una riflessione della Commissione intorno alle reali possibilità di risposta dei concorrenti nel poco tempo a loro concesso”.