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Sgombero Vivaia Tfq, attiviste prima sul tetto e poi la decisione in assemblea: corteo subito!

Intanto il comitato di residenti Viva la Vivaia chiede “trasparenza sull’operazione di perequazione edilizia stipulata con la società Edilbo e la concessione di un nuovo spazio” pubblico in quartiere al collettivo transfemminista, reclamando inoltre la tutela degli spazi verdi, anche alla luce della recente alluvione che ha colpito la regione.

30 Maggio 2023 - 18:02

Iniziato lo sgombero, questa mattina alcune attiviste della VivaiaTfq sono prima salite sul tetto dell’edificio, per poi scendere nel primo pomeriggio e dare vita insieme a chi si trovava all’esterno a un pranzo sociale e a una assemblea pubblica nel parco Bulgarelli, nei pressi dell’ex-vivaio. L’assemblea ha deciso di partire in corteo alle 19 da via della Certosa. Intanto, contro lo sgombero il comitato di quartiere Viva la Vivaia, “formatosi dentro lo stesso spazio per sostenere l’occupazione e fare luce sulla destinazione futura dell’area, chiede all’Amministrazione comunale di Bologna chiarezza e trasparenza sull’operazione di perequazione edilizia stipulata con la società Edilbo e chiede la concessione alla VivaiaTfq di un nuovo spazio tra quelli pubblici nella disponibilità del quartiere alle condizioni proposte dall’assemblea”. Le/gli abitanti del quartiere spiegano infatti in un comunicato come abbiano “grazie all’occupazione dell’ex vivaio Gabrielli avuto l’opportunità di scoprire una radicale modifica del territorio in cui vivono. L’occupazione ci ha aperto gli occhi e continuiamo a volerli tenere aperti, perché siamo residenti e proprio per questo portatori di interesse. L’ex vivaio è un luogo a noi noto perché panorama familiare; un paesaggio al quale siamo legate perché zona verde dei nostri percorsi quotidiani. È chiaro che ogni zona verde rappresenta un sollievo non solo per ragioni ecologiche, ma anche esistenziali, perché genera ossigeno e serenità. Il progetto edilizio che insiste su questa area mette a rischio tutto questo”.

“Continuiamo – prosegue il comunicato dei residenti – a sostenere e difendere le ragioni dell’occupazione di VivaiaTfq come spazio fuori dalle logiche di mercato e sosteniamo la progettualità condivisa e la modalità decisionale orizzontale dell’assemblea. Aderiamo, quindi, alla richiesta delle occupanti per un luogo di socializzazione autogestito, perché lo riteniamo innanzitutto un diritto, diritto che esuli dalle regole imposte dal Comune, che prevedono la possibilità di riunirsi per ragioni civiche o ricreative, solo attraverso bandi riservati ad associazioni registrate. La cittadinanza si esercita nel quotidiano e deve essere garantita in spazi liberi da compromessi condizionanti. Tutto questo perché abbiamo verificato di persona come l’occupazione abbia garantito, oltre a una riflessione che altrimenti non avremmo potuto maturare attraverso i muti canali istituzionali, la possibilità di partecipare ad attività e pratiche basate sull’apprendimento e la consapevolezza rivolte a tutte le età, gratuitamente, con un coinvolgimento spontaneo e libertario. Queste attività hanno un forte impatto principalmente sui giovani, su quella fascia sfruttata di studenti fuori sede, proveniente spesso dalla provincia italiana, che in questa città trovano sempre meno l’accoglienza dovuta a chi rappresenta il nostro futuro. Le condizioni abitative proibitive sono note a tutte e tutti, e a queste va aggiunta la commercializzazione della cultura e dello svago, in una città dove ormai tutto ha un costo assai salato. Date queste premesse noi abitanti del quartiere ci siamo interrogati su quanto della progettazione urbanistica della città passi sopra la nostra testa, di come i canali di informazione istituzionali siano inefficaci. Impegnandoci con l’attitudine civica che ogni istituzione dovrebbe auspicare da parte dei propri cittadini, abbiamo fatto qualche ricerca scoprendo l’esistenza nei documenti amministrativi di una ‘Situazione Saffi’, che, se dal punto di vista descrittivo ha confermato ciò di cui siamo a conoscenza, vivendola sulla nostra pelle (carenza di verde urbano, alta densità abitativa, popolazione anziana e giovanissima che, aggiungiamo, non ha spazi aggregativi autonomi per maturare riflessioni politiche, civiche e culturali), non offre soluzioni e, peggio ancora, non rivela quali pianificazioni siano in procinto di essere attuate. Vogliamo sapere tutto, nel pieno dei nostri diritti. La recente alluvione ha colpito le coscienze di tutte e tutti noi, preoccupandoci non poco, allarmandoci per il nostro futuro e quello delle generazioni più giovani; l’amministrazione come intende consegnarci il quartiere alla luce dell’aumento delle superfici cementificate in zone dalle evidenti criticità idro-geologiche? Siamo un quartiere percorso da numerosi canali, un quartiere che tocca la collina e digrada a valle con una pendenza che dilava tutto ciò che incontra”.

Per queste ragioni, conclude il comitato, “vogliamo la garanzia a questo punto non solo di una vita migliore, ma di una salute garantita e di una vera sicurezza, quella di non vedere attorno a noi allagamenti e distruzione. Vogliamo che l’area dell’ex Vivaio mantenga la propria vegetazione, non vogliamo sia sostituita da cemento e giardinetti senza vita. Vogliamo un luogo che abbia un impatto educativo e di cura condivisa. Per questo motivo ci muoveremo per richiedere tutte le informazioni necessarie per avere contezza di quanto il Comune di Bologna prevede per il nostro futuro: documenti, atti, pianificazioni e analisi tecniche post-alluvione. Ci muoveremo per essere coinvolti nella progettazione urbanistica. Perché l’esercizio della cittadinanza non si esaurisce con la delega del voto ma si esercita ogni giorno attraverso la cura della comunità e dei nostri beni”.