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Virus, sindacati di base alla Regione: “Garantire reddito a chi non ha ammortizzatori”

Sgb e Usb intervengono dopo un incontro in videoconferenza con la Giunta. Intanto, Fridays for future: “Non ci potrà essere benessere sanitario senza salute ambientale”. Altri 13 persone hanno intanto perso la vita nel bolognese, 146 i contagi in più.

26 Marzo 2020 - 19:11

Tredici nuovi decessi per Coronavirus nel territorio bolognese, dove salgono a 1.253 i casi di positività (+146), di cui 219 nell’imolese. Complessivamente in Emilia Romagna si contano 1077 decessi (+94) e 10.816 contagi (+762), a fronte di 42.395 tamponi refertati (+4350).

Le persone in isolamento a casa sono 4.680 (415), i ricoverati in terapia intensiva 301 (+7), le persone guarite 702 (+71), di cui 124 risultate negative in due tamponi positivi. I posti letto aggiuntivi allestiti sono 4.630 (+307).

I casi nelle altre province: Piacenza 2.213 (+91), Parma 1.611 (+86), Reggio Emilia 1.698 (+112), Modena 1.676 (+143), Ferrara 212 (+8), Ravenna 451 (+64), Forlì-Cesena 513 (+59), Rimini 1.189 (+53).

Intanto, anche Fridays for future interviene a riguardo della ricerca, a cui ha partecipato anche l’Alma Mater, che ipotizza una correlazione tra particolato atmosferico e tasso di diffusione del virus: “La Pianura padana è in codice rosso nello studio: qui si sono osservate le curve di espansione dell’infezione che hanno mostrato accelerazioni anomale, in coincidenza, a distanza di due settimane, con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico. Nei mesi scorsi l’inquinamento a Bologna ha raggiunto livelli impressionanti, e addirittura a febbraio abbiamo toccato il valore di 102 μgr/m3 (più del doppio del valore limite stabilito dall’UE) Se consideriamo il periodo di latenza di 14 giorni del virus, è possibile che l’eccessivo inquinamento atmosferico di febbraio abbia influito sul boom di contagi a cui stiamo assistendo ultimamente. Eppure il comune e la regione si ostinano a non considerare che misure drastiche per diminuire l’inquinamento atmosferico e prevenire in questo modo malattie respiratorie gravi sarebbero state essenziali. Non hanno però agito in tempo quando ce n’era bisogno, né ora hanno compreso che è necessario il completo blocco di ogni tipo di produzione non essenziale, che non include i lavori che riescono a camuffare come tali, come ad esempio quello di chi lavora per l’ormai onnipotente Amazon. Questi lavoratori/lavoratrici, oltre a non essere assolutamente tutelatx da alcun punto di vista, sono l’emblema dell’incapacità della classe dirigente di capire che le vite della gente vengono prima della prosperità economica di un’oligarchia capitalista”.

Proseguono gli studenti: “L’Emilia Romagna e tutta la Pianura Padana vivono da decenni gli effetti di un’aria tra le più irrespirabili d’Europa; anche se si stratta della forma di inquinamento meno percettibile, il particolato atmosferico indebolisce le vie respiratorie, causando patologie che arrivano fino a casi tumorali. In un contesto del genere un virus che attacca le vie aeree come il Covid-19 non può che raggiungere tassi di mortalità alti, molto più che in zone non inquinate, come stiamo osservando in Emilia – Romagna e Lombardia in queste settimane. Se siamo quindi in grado di associare alti livelli di inquinamento alla diffusione del Coronavirus, e il blocco (quasi totale) delle città a un drastico calo delle emissioni atmosferiche, dovremmo anche essere in grado di capire che non ci potrà essere benessere sanitario senza salute ambientale, e che non ci sarà salute ambientale se non interveniamo adesso sui meccanismi di consumo e di profitto che ci governano”.

Inoltre, nella giornata di oggi si è tenuto un confronto, in via telematica, fra alcune organizzazioni sindacali di base e gli assessori regionali al Lavoro e al Welfare. “Reputiamo importante – scrive Sgb in un comunicato – la volontà dimostrata dalla giunta regionale al confronto sui temi di carattere sanitario, economico e sociale che abbiamo sottoposto e ci auguriamo che il confronto prosegua anche nei prossimi giorni. Purtroppo dobbiamo registrare che sul tema dei dispositivi di protezione individuale, così come quello sui tamponi per tutti coloro che gestiscono servizi alla persona a partire dai servizi sanitari, la soluzione è ancora lontana. Per questo ribadiamo con forza la necessità che in questa fase emergenziale sia messo in campo un intervento che stabilisca il diritto del lavoratore, ove non vi siano i dispositivi di sicurezza individuali idonei alle proprie funzioni a non svolgere la prestazione mantenendo la regolare retribuzione. Abbiamo chiesto inoltre che venga attuato uno screening di massa a chi lavora nei servizi sanitari e in quelli alla persona attraverso un tampone, come dichiarato dal presidente Bonaccini ma non ancora realizzato”.

Spiega poi il sindacato di base di aver “segnalato il tentativo di diverse aziende, anche pubbliche, di utilizzare la minaccia di procurato allarme o di procedimento disciplinare nei confronti di delegati sindacali e singoli lavoratori che chiedono il rispetto dei sistemi di sicurezza e delle norme di profilassi. Un caso specifico, fra i più vergognosi, riguarda il Direttore di Lepida/Cup 2000 che oltre a non avere messo in sicurezza i propri dipendenti per lungo tempo, ha addirittura sanzionato disciplinarmente un nostro rappresentante. Tutti abbiamo poi rappresentato una condizione economica i cui costi, il padronato cerca drammaticamente di scaricare sulle spalle dei lavoratori. Sono molti infatti in particolare i ‘padroncini’ che non intendono ricorre nemmeno alla cassa in deroga prevista dalle norme regionali alle quali preferiscono il licenziamento tout court. A questo si affianca l’indisponibilità pressoché totale da parte delle grandi e piccola aziende ad anticipare la cassa integrazione e la FIS. Su quest’ultima problematica la Regione ha preannunciato il tentativo di concordare con i vari gruppi bancari la possibilità dei lavoratori di farvi ricorso per vedersi anticipare il dovuto. Abbiamo chiesto inoltre il pagamento al 100% dei servizi in appalto al sistema regionale, a quello sanitario e delle autonomie locali al fine del pagamento della prestazione al lavoratore anche a servizio sospeso, attraverso l’utilizzo dei capitoli di spesa già previsti in bilancio, senza gravare così sulla FIS e sulla cassa integrazione. Fra le richieste anche quella di un reddito per tutte quelle figure precarie e decontrattualizzate per le quali non è previsto nessun ammortizzatore sociale. Per quello che riguarda i lavoratori pubblici abbiamo chiesto la disapplicazione dell’accordo siglato il 18 marzo scorso con le segreterie di cgil,cisl e uil che tende a diminuire il ricorso al lavoro agile e all’utilizzo coatto delle ferie maturate e da maturare. Diversi altri sono stati i temi affrontati, in un incontro che reputiamo interlocutorio, convinti che le modalità di relazione concordate e l’impegno a rispondere ai vari quesiti posti, non siano disattesi”.

Presente all’incontro anche Usb, che ha diffuso invece questo comunicato: “Nell’incontro abbiamo sottolineato le ragioni che ci hanno portato allo sciopero generale ieri dalla chiusura delle attività non essenziali, alla questione del garantire salute e sicurezza ai lavoratori, alla questione del reddito e dell’occupazione. Ci riteniamo non soddisfatti di questo primo incontro interlocutorio e ci siamo presi l’impegno con la Regione, ma soprattutto con le lavoratrici e i lavoratori di continuare la nostra azione di intervento, verifica, denuncia delle situazioni che mettono a rischio la salute di tutta la comunità. Se si vogliono garantire le attività veramente essenziali dobbiamo garantire anche la salute e la sicurezza dei lavoratori in servizio. Dobbiamo garantire salario reddito a chi non ha la possibilità di lavorare. Per questo è centrale la questione delle risorse: è sempre più necessario rompere i vincoli sia rispetto all’Unione Europea sia per lo stesso patto di stabilità interno che riguarda le amministrazioni locali che sono andranno in uno stato di sofferenza a causa delle entrate ridotte e l’aumento delle spese per l’emergenza. Le nostre rivendicazioni riguardalo la chiusura di tutto ciò che non è essenziale e la riduzione delle attività ai minimi per quanto riguarda le aziende che hanno l’autorizzazione a rimanere aperte: questo per esporre il numero minimo dei lavoratori al contagio. Altro punto è la richiesta di estendere i tamponi per tutti gli operatori sanitari e sociosanitari, ospiti delle strutture e utenti: i troppi casi di contagio lo rendono necessario, per garantire i servizi è necessario fornire a tutti gli operatori DPI in regola in quantità e in qualità”.

“Vi è -aggiunge ancora il sindacato – la questione della copertura del reddito per i lavoratori esclusi dagli attuali ammortizzatori sociali, c’è la questione dell’integrazione al 100% per chi accede alla cassa integrazione. Sulla questione dei servizi sociosanitari educativi in appalto negli enti pubblici, la regione ci ha confermato il nostro allarme sulla mancanza di garanzie, come previsto dal Decreto del Governo, per il pagamento da parte degli enti locali degli operatori socioassistenziali su questo non abbiamo avuto e necessarie rassicurazioni. C’è la questione dell’anticipo mensile dei trattamenti dell’Inps: su questo l’assessore al lavoro ha dichiarato di avere attivato una richiesta di intervento a tutti gli istituti bancari della regione per l’anticipo delle somme dovute direttamente ai lavoratori e lavoratrici. Altra questione urgente discussa nell’incontro, la moratoria per sfratti e pagamento degli affitti e mutui per i quali l’emergenza è immediata. In ultimo, non per importanza, abbiamo criticato e richiesto la revoca delle disposizioni riguardo il trasporto pubblico locale che prevedono la riduzione del servizio, provvedimento che causa negli orari di punta un inaccettabile sovraffollamento dei lavoratori e delle lavoratrici in andata e in ritorno dal lavoro”.